        Il 20 aprile 1994, allo stadio de la Mosson di Montpellier &egrave; in programma la sfida dell&rsquo;Europeo Under 21 tra l&rsquo;Italia di Cesare Maldini, campione in carica, ed il favorito Portogallo, la nazione che a livello europeo ha fatto i progressi pi&ugrave; significativi nei primi Anni Novanta e che adesso in terra transalpina ha l&rsquo;opportunit&agrave; di coronare il grandissimo lavoro fatto nei settori giovanili dal movimento calcistico lusitano. In realt&agrave; la kermesse era stata organizzata dalla Francia appositamente come sorta di prova generale per i mondiali che avrebbe ospitato nel 1998 e per dare una vittoria alla generazione d&rsquo;oro dei Zidane, dei Mak&eacute;l&eacute;l&eacute; e dei Thuram. Invece in semifinale, la fortissima selezione d&rsquo;oltralpe, allenata da un gi&agrave; antipaticissimo Raymond Domenech (un personaggio che ancora oggi si sogna l&rsquo;Italia nei suoi peggiori incubi), va a sbattere sul muro difensivo eretto dalla Nazionale di Maldini che, contro ogni pronostico della vigilia, si gioca la sua seconda finale in due anni. Non &egrave; una grandissima Italia quella accozzata da Cesarone: che dispone di tanti onesti mestieranti che militano in Serie B e qualche campioncino di Serie A destinato a fare grande carriera (Toldo, Cannavaro, Panucci, Inzaghi, Vieri). In finale per&ograve; Bobone, giocatore imprescindibile negli schemi di Maldini, manca per squalifica ed il C.T. azzurro &egrave; costretto a far giocare Inzaghi che &egrave; quasi all&rsquo;esordio in Under 21, un giocatore che allora nessuno pronosticava come futuro Super Pippo e rapinatore dell&rsquo;area di rigore. Al contrario il Portogallo si presenta con la sua schiera di giocatori che sono gi&agrave; una colonna della nazionale maggiore (Jorge Costa, Figo, Rui Costa, Jo&atilde;o Pinto) e addirittura con il C.T. della nazionale maggiore, Nelo Vingada. Insomma, sulla carta non c&rsquo;&egrave; quasi nessuna chance per gli azzurrini e lo stesso Maldini &egrave; consapevole di ci&ograve;, le sue dichiarazioni sono quelle di un tecnico che ha alla vigilia dello scontro ha gi&agrave; quasi alzato bandiera bianca: &ldquo;Questa finale &egrave; pi&ugrave; difficile di quella con la Svezia di due anni fa. &Egrave; gi&agrave; molto essere qui, il motore della squadra &egrave; quello che &egrave;. Ma niente alibi: quando si arriva tra le prime quattro, anzi oltre, vuol dire che si &egrave; stati protagonisti ed &egrave; giusto provarci fino in fondo&rdquo;. Anche Christian Panucci, il leader della difesa che da pochi giorni si &egrave; laureato matematicamente campione d&rsquo;Italia con il Milan di Fabio Capello non sembra crederci molto: &ldquo;Siamo abituati ai miracoli e Maldini va solo ringraziato per averci portato fino a qui&rdquo;.  &nbsp;   Contro le stelle Figo e Rui Costa &nbsp; Sono le 17.55 di mercoled&igrave; 20 aprile 1994, e gli spalti del de la Mosson di Montpellier mostra molte chiazze di grigio, segno che il pubblico francese &egrave; ancora scottato dalla delusione patita in semifinale contro gli azzurrini. Cesarone Maldini schiera per la finalissima i seguenti giocatori: tra i pali c&rsquo;&egrave; Francesco Toldo, 22 anni gi&agrave; titolare indiscusso della Fiorentina. La difesa viene guidata da Christian Panucci, ventunenne che Fabio Capello sta lanciando con sempre pi&ugrave; continuit&agrave; nel Milan. I due classici marcatori sono invece Fabio Cannavaro, vent&rsquo;anni colonna del Napoli e Francesco &ldquo;Ciccio&rdquo; Colonnese, 22 anni stopperone della Cremonese di Gigi Simoni, una delle rivelazioni del campionato. A centrocampo, sulla fascia destra come difensore aggiunto, Maldini piazza Gianluca Cherubini, ventenne che alla Reggiana non ha trovato molto spazio. In mezzo al campo invece sul centrodestra staziona Daniele Berretta, ventiduenne riserva della Roma coadiuvato dall&rsquo;altro romano e coetaneo Alessio Scarchilli, anche lui poco impiegato in giallorosso da Carlo Mazzone. Sulla fascia sinistra invece Maldini &egrave; costretto a rinunciare al terzino Delli Carri, sostituito da un centrocampista di piede sinistro, il ventiduenne Dario Marcolin, anche lui riserva di una squadra della massima serie (il Cagliari). Infine l&rsquo;attacco conta ben tre giocatori: sulla fascia destra agisce l&rsquo;adattato Roberto Muzzi, 22 anni, appena reduce da un&rsquo;anonima stagione al Pisa in Serie B, al centro dell&rsquo;attacco c&rsquo;&egrave; Filippo &ldquo;Pippo&rdquo; Inzaghi, reduce da un ottimo campionato nell&rsquo;Hellas Verona in cadetteria, infine sulla fascia sinistra c&rsquo;&egrave; Benito &ldquo;Benny&rdquo; Carbone, fantasista di 22 anni in forza al Torino di Emiliano Mondonico. Quello di Maldini sulla carta &egrave; un 3-4-3 molto offensivo anche se, nei fatti, si trasforma subito in un 5-4-1 o in un 5-3-1-1 perch&eacute; Muzzi come terzo di centrocampo mentre Carbone agisce come &ldquo;pendolo&rdquo; alle spalle dell&rsquo;unica punta Inzaghi. Il Portogallo risponde con una formazione dai nomi importanti. In porta Vingada schiera Fernando Brassard, 22 anni, guardiano del Vit&oacute;ria de Guimar&atilde;es. La retroguardia conta su quattro giocatori di 22 anni: il terzino destro dello Sporting Lisbona Fernando N&eacute;lson, il centrale di destra Rui Bento del Boavista (nel giro della Nazionale maggiore), il centrale di sinistra Jorge Costa del Porto che invece nella Nazionale A &egrave; gi&agrave; titolarissimo ed infine il terzino sinistro Paulo Torres, anche lui ha gi&agrave; esordito con la nazionale &ldquo;grande&rdquo;. Il centrocampo prevede quattro elementi: sulla fascia destra gioca Lu&iacute;s Figo, 21 anni dello Sporting Lisbona, &egrave; considerato nientepopodimeno che l&rsquo;erede del grande Eusebio. In mezzo, come volante difensivo troviamo invece Abel Xavier, 21 anni del Benfica, che nella sua squadra di club gioca al centro della difesa. Al suo fianco c&rsquo;&egrave; l&rsquo;altra stella della selezione Under 21 lusitana, ovvero Rui Manuel C&eacute;sar Costa detto pi&ugrave; semplicemente Rui Costa, centrocampista classe 1972 dai piedi fatati e dalla visione di gioco sopraffina che in estate verr&agrave; acquistato dalla Fiorentina. Chiude il settore di centrocampo l&rsquo;esterno sinistro Capucho, 22 anni dello Sporting Lisbona, &egrave; l&rsquo;unico centrocampista schierato da Vingada a non essere titolare nella Nazionale maggiore. L&rsquo;attacco conta sulle classiche due punte: il centravanti &egrave; Toni, ventunenne originario della Guinea Bissau in forza al Braga, &egrave; una sorta di Serginho lusitano, ovvero pi&ugrave; una boa offensiva che uno sfondareti. Al suo fianco giostra il ventiduenne del Benfica Jo&atilde;o Pinto, una classica seconda punta brevilinea (170 centimetri) abilissima nello stretto grazie alla sua tecnica sopraffina. Quello del Portogallo &egrave; quindi un 4-4-2 a zona integrale anche se non &egrave; perfettamente simmetrico: in difesa infatti Rui Bento gioca spesso alle spalle di Jorge Costa in seconda battuta, a centrocampo Abel Xavier staziona pi&ugrave; spesso davanti ai due difensori centrali che al fianco di Rui Costa che, di fatto, svaria a tuttocampo. Sulla destra invece Figo abbandona spesso la propria fascia di competenza per convergere al centro o spostarsi addirittura sulla fascia opposta dove Capucho funge da puro equilibratore tattico. Se i portoghesi sono schierati con la zona integrale, pur con uno schieramento di gioco asimmetrico, l&rsquo;Italia risponde con una tattica a zona mista con marcature a uomo in difesa e a zona a centrocampo. Nella retroguardia a tre di Cesarone infatti il 2 (Cannavaro) marca l&rsquo;8 (Jo&atilde;o Pinto) ed il 3 (Colonnese) gioca sul 9 (Toni) con Panucci che chiude la difesa da libero staccato. Tutte e due le nazionali, quindi, sono schierate con due schieramenti tattici che a met&agrave; degli Anni Novanta, dove dominavano gli undici scaglionati in modo simmetrico, appariva ormai superati. &nbsp;   Ecco Italia-Portogallo &nbsp; Al fischio dell&rsquo;arbitro svizzero Muhmenthaler, il Portogallo costruisce subito un&rsquo;occasione invitante approfittando di una retroguardia azzurra che non ha sistemato bene ancora le marcature: Rui Costa di tacco serve Jo&atilde;o Pinto che calcia a botta sicura in porta, Toldo con un guizzo felino blocca la sfera. L&rsquo;Italia reagisce un minuto dopo con un tiraccio alto di Carbone. Il Portogallo intanto prende le redini della gara in mano ma per aspettare la prima occasione bisogna attendere il 12&rsquo; quando, dopo un&rsquo;azione di palleggio prolungato, Abel Xavier calcia alto. La partita si svolge prevalentemente a centrocampo dove l&rsquo;Italia riesce a schermare bene il maggiore tasso tecnico dei lusitani, al 25&rsquo; si fa vedere Figo con un cross per la testa di Capucho che per&ograve; non inquadra la porta (la palla per&ograve; &egrave; stata deviata da Cherubini). Al 32&rsquo;, sugli sviluppi di una punizione da sinistra, in area italiana si assiste ad un doppio colpo di testa che per&ograve; termina tra le mani sicure di Toldo. Al 34&rsquo; un tiraccio dalla lunga distanza di Torres termina quasi sulla bandierina del calcio d&rsquo;angolo. Cinque minuti pi&ugrave; tardi si va viva l&rsquo;Italia con un tiraccio strozzato di Muzzi che termina debole tra le braccia di Brassard. Sessanta secondi dopo, al 40&rsquo;, la selezione di Vingada colleziona l&rsquo;occasione pi&ugrave; grossa della prima frazione: Figo da destra manda un pallone teso in area e Cannavaro, nel tentativo di anticipo su Joao Pinto manda il pallone a sbattere sul palo della porta di Toldo. Al 44&rsquo; l&rsquo;Italia colleziona una buona occasione in ripartenza, Carbone serve Muzzi che viene per&ograve; anticipato dai difensori portoghesi. Sul punteggio di 0-0 si chiude cos&igrave; un primo tempo abbastanza noiosetto che per&ograve; ha mostrato lampi di gioco interessanti. Nella ripresa inizia meglio la nazionale di Maldini, al 52&rsquo; su un corner di Carbone Scarchilli colpisce bene la palla di testa ma Brassard con una grande parata gli nega la gioia del gol e, sulla ribattuta del portiere portoghese, Cherubini calcia fuori. Un minuto pi&ugrave; tardi il Portogallo reagisce con una punizione tesa dalla sinistra di Torres che viene bloccata in tuffo di Toldo. Passano i minuti ed il Portogallo cresce: al 65&rsquo; su un cross di Torres, Toni con un colpo di testa manda la palla alta sopra la traversa. Al 69&rsquo;, su corner dalla sinistra, si accende una mischia nell&rsquo;area di rigore italiana con il pallone che si impenna e sorvola la traversa. C&rsquo;&egrave; solo la nazionale portoghese in campo con gli Azzurrini che iniziano un pochino a catenacciare, al 71&rsquo; il Portogallo costruisce l&rsquo;occasione pi&ugrave; clamorosa di tutta la partita: su un cross di Rui Costa dalla destra, Toni da due metri colpisce la traversa, la palla sbatte poi su Toldo e, con una carambola che sfugge a tutte le leggi della fisica, finisce incredibilmente fuori. Al 72&rsquo; una gran botta di Rui Costa su punizione finisce fuori di poco alla destra di Toldo. Si chiude qui il mini assedio del Portogallo che ritorna a farsi vivo appena dopo dieci minuti su un calcio di punizione di Paulo Torres finito alto. All&rsquo;85&rsquo; esce Inzaghi ed entra Orlandini, sar&agrave; la mossa decisiva di Maldini. Al minuto ottantasette un tiro di Sa Pinto, che ha sostituto Toni nel Portogallo, viene deviato in corner, &egrave; l&rsquo;ultima occasione dei tempi regolamentari che terminano a reti bianche. &nbsp; Si va ai supplementari &nbsp; Passano pochi secondi dall&rsquo;inizio dei tempi supplementari e si capisce che gli Azzurrini hanno pi&ugrave; birra in corpo dei portoghesi che hanno pagato il grande sforzo offensivo prodotto a met&agrave; della ripresa. Su un affondo sulla destra il neoentrato Orlandini fa le prove generali del gol, il tiro dell&rsquo;atalantino per&ograve; finisce a fil di palo. Al 5&rsquo; l&rsquo;Italia costruisce la sua seconda occasione dell&rsquo;extra-time ma Carbone non riesce a controllare il pallone in area. Due minuti pi&ugrave; tardi si fa vedere il Portogallo con una punizione debole di Figo che termina centrale tra le braccia di Toldo. Passano sessanta secondi e Orlandini scappa sulla destra, rientra sul mancino e manda un tiro a parabola che termina la sua corsa alle spalle di Brassard. Poi l&rsquo;arbitro svizzero Muhmenthaler emette i tre fischi consecutivi che sanciscono la fine della partita, in quanto quello del giocatore dell&rsquo;Atalanta &egrave; stato il secondo golden goal della storia del calcio in una competizione F.I.F.A. (il primo si era verificato in Barbados-Grenada tre mesi prima). Grazie alla Sudden Death, mutuata dagli sport di squadra nordamericani, l&rsquo;Italia Under 21 ribalta ogni pronostico della vigilia e si laurea campione d&rsquo;Europa nella categoria Under 21 per la seconda edizione consecutiva. Nel dopopartita il pi&ugrave; felice di tutti &egrave; il presidente federale Antonio Matarrese che ricopre di lodi Maldini: &ldquo;Non me ne rendo ancora conto, sono ancora tutti piccoli grandi eroi. Maldini non si tocca, &egrave; un uomo testardo&rdquo;. Cesarone dal canto suo risponde cos&igrave; ai complimenti di Matarrese: &ldquo;Con me Matarrese si sta abituando ai successi, questa squadra ha meritato il titolo&rdquo;. Pi&ugrave; freddo invece il commento del CT della nazionale maggiore Arrigo Sacchi, presente sulle tribune dello stadio de la Mosson: &ldquo;Non mi sono emozionato ma sono contento per Maldini. Un buon viatico per i mondiali? Non c&rsquo;entra nulla!&rdquo;. Il gioco mostrato dagli Azzurrini di Maldini sar&agrave; stato pure arcaico e poco spettacolare ma ancora una volta il calcio italiano ha saputo fare propria una virt&ugrave; tipica degli italiani ovvero l&rsquo;arte del sapersi arrangiare. &nbsp; &nbsp;       

<p>Storia di come Orlandini ci regal&ograve; il secondo titolo europeo consecutivo con una rete entrata nella storia del calcio</p>

Il golden gol e l’Under 21 di Maldini del 1994

L&rsquo;Europeo Under 21 dell&rsquo;Italia di Di Biagio &egrave; finito gi&agrave; nel girone, complici un po&rsquo; di sfortuna contro la Polonia e il biscotto Francia-Romania, ed &egrave; inutile negare la delusione anche se ormai stiamo parlando del passato. Anche per quanto riguarda Di Biagio, la cui storia azzurra si conclude qui. Pi&ugrave; interessante &egrave; il discorso sul livello del calcio italiano, giudicato sempre in base all&rsquo;ultimo risultato: un anno e mezzo fa, nel dopo-Ventura, sembravamo morti e senza nemmeno un giocatore da tornei aziendali, poi &egrave; sembrato che stessimo vivendo un nuovo Rinascimento, con Mancini e Di Biagio a pescare fra centinaia di fuoriclasse del valore di 50 milioni l&#39;uno&hellip; Ma al di l&agrave; del risultato, quale era il livello della nostra Under 21?  Per effettuare confronti con il passato non &egrave; necessario andare alla preistoria, visto che il primo Europeo Under 21 &egrave; stato assegnato nel 1978 e che il suo antenato, quello Under 23, era comunque partito all&rsquo;inizio degli anni Settanta. Nel ciclo 1976-1978, sotto la gestione di Azeglio Vicini, gli elementi dell&rsquo;Under che poi avrebbero avuto una grande carriera erano Giovanni Galli, Cabrini, Collovati, Beppe Baresi, Manfredonia, Di Bartolomei, Bagni, Giordano e Paolo Rossi. Quello squadrone fu eliminato nei quarti dall&rsquo;Inghilterra. Stesso risultato, fermati dall&rsquo;Unione Sovietica, per gli azzurri del ciclo successivo: Franco Baresi, Tacconi, Tassotti, Ancelotti&hellip;. Ancora quarti di finale nel 1982, per la squadra di Bergomi, Nela, Battistini, Galderisi, Massaro, Mauro e Virdis. Passo in avanti nel biennio successivo grazie anche a Ferri, Righetti, Evani, Vialli e Roberto Mancini. Nel 1986 il decennio di Vicini si chiuse con la finale persa contro la Spagna: era la nazionale di alcuni dei cicli precedenti, com Vialli e Mancini, ma anche di Donadoni, Giannini, De Napoli, Borgonovo, che aveva in rosa i giovanissimi Berti e Maldini, oltre che Zenga e Matteoli fuoriquota. Probabilmente l&rsquo;Under 21 pi&ugrave; forte di sempre, anche delle cinque (tre con Cesare Maldini, una con Tardelli e una con Gentile) che poi l&rsquo;Europeo l&rsquo;avrebbero vinto.  Ricordiamo i giocatori migliori del 1988 (Costacurta, oltre a chi c&rsquo;era dal biennio precedente), del 1990 (Peruzzi, Di Canio, Lentini, Casiraghi), del 1992 (Albertini, Dino Baggio), del 1994 (Toldo, Cannavaro, Negro, Panucci, Pippo Inzaghi) e del 1996 (Buffon, Nesta, Tommasi, Delvecchio, Totti), quest&rsquo;ultima vincitrice del terzo titolo consecutivo con Maldini c.t. e senz&rsquo;altro paragonabile come livello medio a quella del 1986. Dopo un ciclo disastroso, sotto la gestione Giampaglia, si ripert&igrave; con Tardelli e un altro trionfo, nel 2000: era l&rsquo;Under 21 di Pirlo, Gattuso, Perrotta e Abbiati. Nel 2002, con Gentile in panchina, da segnalare solo Iaquinta, e nel 2004, ultimo titolo vinto, Amelia, Barzagli, Zaccardo, De Rossi e Gilardino. Da quella data in poi i migliori risultati sono stati le semifinali del 2009 (Sirigu, Ranocchia, Criscito, Marchisio, Giovinco, Candreva, Balotelli,&nbsp;nella squadra guidata da Casiraghi) e di due anni fa, con Di Biagio c.t.: Donnarumma, Rugani, Lorenzo Pellegrini, Bernardeschi, Chiesa. Insomma, l&rsquo;unico grande talento italiano degli ultimi 40 anni a non essere passato dall&rsquo;Under 21 si chiama Roberto Baggio. Anche Cassano, che pure la disprezzava, qualcosa ha fatto&hellip;  E quindi? Con tutto il rispetto per Barella e Zaniolo, e con l&rsquo;avvertenza che tutti andranno giudicati fra qualche anno, non sembra con il senno di oggi che la rosa disposizione di Di Biagio fosse fra le migliori della nostra storia, pur essendo il suo livello medio molto buono. Certo non come quello di Vialli, Donadoni e Mancini, o di Totti, Buffon e Nesta, ricordando la considerazione di cui godevano anche da ventenni. Probabilmente questa Italia ha goduto anche di un clima mediatico favorevole ai giovani italiani, come reazione ai fallimenti della nazionale maggiore.&nbsp; 

<p>Passata la delusione per l&#39;Europeo di casa, &egrave; il momento di analizzare il valore della rosa di Di Biagio in relazione a quelle del passato...&nbsp;</p> 

Il valore dell&#39;Italia Under 21

Peccato, perch&eacute; era una delle migliori generazioni capitate negli ultimi anni. Fuori dalle prime quattro d'Europa e di conseguenza dalle Olimpiadi di Rio. L'Italia Under 21 paga le scelte discutibili di Gigi Di Biagio a inizio torneo, che nel match contro la Svezia si permette il lusso di lasciare in panchina gente come Romagnoli o Cataldi. Vediamo nel dettaglio cosa faranno, dove giocheranno i 23 che hanno preso parte all'Europeo&nbsp;che si &egrave; svolto in Repubblica Ceca.  1) Bardi: portiere titolare degli azzurrini, trasferitosi dall'Inter all'Espanyol in prestito con diritto di riscatto.  2) Sabelli: terzino destro schierato sul lato opposto dal ct durante l'esordio con scarsi risultati. Uno dei migliori difensori dell'ultima stagione in B, sar&agrave; ancora a Bari.  3) Biraghi: tornato alla base - l'Inter - dopo il prestito annuale al Chievo, &egrave; sotto gli occhi di Empoli e Carpi.  4) Crisetig: colpo importante da parte del Bologna perch&eacute; il classe '93 ha dimostrato di saper stare nei campetti di Serie A. Arriva dall'Inter in prestito biennale con obbligo di riscatto.  5) Rugani: stiamo parlando probabilmente del maggiore talento di questa squadra. Lo scorso anno, a Empoli, ha giocato tutte le partite di campionato, senza ricevere neanche un cartellino. Ora inizia l'avventura alla Juve.  6) Romagnoli: uno degli uomini copertina del calciomercato italiano 2015/2016. Al Milan dopo una lunga trattativa con la Roma, maglia numero 13 come il suo idolo, Alessandro Nesta.  7) Viviani: il regista sembrava vicinissimo al Palermo di Zamparini, poi ha scelto il Verona. Giocher&agrave; con Toni e Pazzini.  8) Sturaro: nefasto il suo Europeo, date le tre giornate di squalifica per il fallo di reazione contro la Svezia. Se alla Juve non arriva il centrocampista, l'ex Genoa si giocher&agrave; il posto da titolare "sfruttando" l'assenza di Khedira.  9) Belotti: quasi fatta per il passaggio dal Palermo al Torino. Per il 'Gallo' potrebbe essere l'anno della svolta, a suon di gol.  10) Berardi: ancora un anno a Sassuolo prima del grande salto. Se c'&egrave; una cosa da perfezionare &egrave; il lato comportamentale, per il resto ci siamo.  11) Bernardeschi: tormentato da un infortunio nell'ultima stagione, &egrave; pronto a riprendersi la Fiorentina. Con una nuova maglia, la numero 10.  12) Barba: riscattato interamente dall'Empoli, il difensore dovrebbe quest'anno giocare con molta pi&ugrave; continuit&agrave;.  13) Bianchetti: &egrave; stato il capitano dell'Under 21, non il difensore pi&ugrave; forte. Torna in Serie A con la maglia del Verona, insieme al collega Viviani.  14) Sportiello: una delle sorprese pi&ugrave; piacevoli del nostro campionato ed &egrave; curioso notare come il portiere dell'Atalanta non abbia neanche timbrato una presenza con gli azzurrini.  15) Benassi: vanta gi&agrave; sterminati minuti continentali, avendo giocato l'Europa League con il Torino. Ventura crede in lui e ne ha riscattato interamente il cartellino dall'Inter.  16) Baselli: anche lui un nuovo allievo del tecnico granata, ma non ha ancora dimostrato tutto il proprio valore. Sar&agrave; l'anno buono?  17) Izzo: continua a essere un giocatore del Genoa, ma occhio alla Fiorentina. Il calciomercato chiude tra un paio di settimane.  18) Battocchio: l'italo-argentino ha deciso di proseguire la sua carriera nella seconda divisione francese, firmando per il Brest, citt&agrave; natale del 'Pipita' Higuain. Perch&eacute; &egrave; nato in Francia? Perch&eacute; il padre, il 'Pipa', nel 1987 era un difensore del club transalpino.  19) Trotta: salvo clamorosi colpi di scena, l'Avellino lo avr&agrave; ancora per un altro anno. In Campania era arrivato a gennaio, dopo svariati anni passati in Inghilterra.  20) Leali: di propriet&agrave; Juve, in prestito al neopromosso Frosinone dopo l'anno a&nbsp;Cesena.  21) Cataldi: salito in cattedra nella seconda parte di stagione (l'esordio &egrave; avvenuto a gennaio contro il Napoli), il 21enne &egrave; ormai diventato parte importante nelle gerarchie di Pioli e della Lazio.  22) Zappacosta: il migliore dell'infelice spedizione azzurra in Repubblica Ceca. Giocher&agrave; per il Torino e ci far&agrave; divertire. Gi&agrave; pronto per l'Italia dei grandi.  23) Verdi: il Milan, dopo averlo parcheggiato a Empoli per due anni, lo ha mandato in prestito in Spagna, ai baschi dell'Eibar. Durante l'ultima di Liga s'erano regalati un altro italiano, Federico&nbsp;Piovaccari.  @damorirne

Italia Under 21, ecco dove giocheranno i 23 azzurrini

Mercoled&igrave; 12 agosto, partir&agrave; il nuovo ciclo dell&rsquo;Under 21 azzurra con un&rsquo;amichevole in Ungheria. Gigi Di Biagio, rimasto in sella dopo un&rsquo;Europeo poco brillante e concluso con l&rsquo;eliminazione ai gironi, ha inaugurato il nuovo biennio con questi convocati, dove ben diciassette sono debuttanti.  Portieri: Cragno (Cagliari), Provedel (Modena), Scuffet (Como); Difensori: Barreca (Cagliari), Calabresi (Livorno), Conti (Atalanta), Fontanesi (Sassuolo), Murru (Cagliari), Romagnoli (Roma), Somma (Brescia), Venuti (Brescia), Vicari (Novara); Centrocampisti: Benassi (Torino), Fazzi (Fiorentina), Gagliardini (Vicenza), Grassi (Atalanta), Mandragora (Pescara), Verre (Pescara); Attaccanti: Aramu (Livorno), Bernardeschi (Fiorentina), Boateng (Bari), Cerri (Cagliari), Garritano (Cesena), Parigini (Perugia), Rosseti (Cesena), Verde (Frosinone).  Cosa emerge, scorrendo questa lista? Che in Serie A ci giocano pochi giocatori, molti dei quali riserve o in attesa di debuttare: Fontanesi del Sassuolo, Conti e Grassi dell'Atalanta, Benassi&nbsp; del Torino, Bernardeschi e Fazzi della Fiorentina, Verde del Frosinone. Di questi, solo Fontanesi, Verde, Benassi e Bernardeschi hanno gi&agrave; debuttato nella massima serie. Altri ci hannomesso piede, ma passeranno tra i cadetti la stagione che sta per iniziare (&egrave; il caso del portiere Scuffet, ma anche di Verre, entrambi di propriet&agrave; dell&rsquo;Udinese). Fatta la panoramica sui convocati, va detto che all&rsquo;appello mancano diversi big, come Alessio Romagnoli (inizialmente chiamato ma poi rispedito a casa per permettergli le visite mediche con il Milan), Daniele Rugani (forse far&agrave; ormai parte della nazionale maggiore, ma &egrave; comunque utilizzabile in questo ciclo), Domenico Berardi e Danilo Cataldi. E se vogliamo, anche Bonazzoli, che di anni ne ha diciotto, ma che nell&rsquo;Under 21 pu&ograve; starci tranquillamente (e probabilmente vi entrer&agrave; gi&agrave; da prima della conclusione di questo ciclo). Insomma, il cartello dei &ldquo;lavori in corso&rdquo; &egrave; ben visibile, con il solo Benassi ad aver toccato la doppia cifra delle presenze. La speranza &egrave; che l&rsquo;amichevole contro i magiari dia subito indicazioni positive sui nuovi volti, perch&eacute; il 9 settembre si giocher&agrave; per i tre punti, con le qualificazioni ai prossimi Europei che prenderanno il via, con la sfida a Reggio Emilia contro la Slovenia.  Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Under 21, parte il nuovo ciclo di  Di Biagio

Fabrizio Bertuzzi analizza, ruolo per ruolo, la forte formazione Scandinava.    Europeo Under 21 che va in scena a Praga: dopo un periodo di pausa, durante la quale i vivai europei non hanno espresso giocani di spessore, nell'ultimo periodo giovani molti giovani prospetti si stanno affacciando sulla scena europea.  Altissimo il livello della selezione Italiana, seguita, tra le altre, dalla Svezia, che trova nel proprio girone e formata da giocatori non ancora affermati o conosciuti, ma molto talentuosi.  In particolar modo &egrave; da segnalare la coppia di difensori formata Filip Helander, classe 1993, alto 1 metro e 92, centrale molto elegante del Malmoe e dal difensore mancino del Besiktas Alexander Milosevic.  Oltre a loro due, da tenere sotto la lente: Joseph Baffo, accostato per caratteristiche a Mapou Yanga-Mbiwa della Roma, Emil Henry Kristoffer Krafth classe 1994, difensore dell'Helsingborg, molto bravo in fase propositiva, mentre sulla fascia sinistra si segnala Ludwig Augustinsson, anche lui del 1994.  Densissimo il centrocampo svedese, con Oscar Hiljemark come punta di diamante e Simon Gustafson destinato a un top club Europeo.  Si assoluto valore il repart di attacco, con John Guidetti, cavallo di ritorno dal Manchester City e un lungo infortunio alle spalle. Sam Larsson dal valore di 6 milioni di Euro e Branimir Hrgota seconda punta di grandissima qualit&agrave;.

Europei Under 21 - i talenti della Svezia

Comincia in Repubblica Ceca l'Europeo Under 21 ed i temi sono pi&ugrave; scontati di quelli dati all'esame di maturit&agrave;: sostituite la Resistenza con il livello dei nostri azzurri che non &egrave; pi&ugrave; quello di una volta e i pericoli della tecnologia con gli stranieri che tolgono spazio ai giovani, lo schema &egrave; sempre quello. Se a questo poi si aggiungono i balbettamenti della Nazionale vera di Conte, allora ecco che scatta il disfattismo cosmico.&nbsp;Bisogna per&ograve; dire che se non abbiamo mai visto giocare il 99% dei calciatori trattati dai nostri grandi club (poi bisogna fingere e lo faremo, come tutti gli altri, copincollando qua e l&agrave;), non si pu&ograve; dire altrettanto dei convocati di Di Biagio che sono quasi tutti titolari nelle loro squadre di A o B e le cui caratteristiche tecniche sono note all'appassionato medio.  In serie A il discorso vale per i ragazzi-copertina come Berardi e Rugani, ma anche per Zappacosta, Belotti, Romagnoli, Baselli,&nbsp;Crisetig, Benassi, Izzo e Verdi. In porta vale per Leali e Sportiello, anche se il titolare di Di Biagio &egrave; Bardi. Nel massimo campionato italiano hanno avuto meno spazio, per vari motivi, Sturaro (ma in questa Juventus trovare spazio era difficilissimo, lui l'ha comunque trovato anche in Champions), Bernardeschi (per il grave infortunio, se no Montella l'avrebbe utilizzato sempre), Cataldi, Biraghi Barba e Bardi. In B sono stati protagonisti stra-veri Viviani, Sabelli e Battocchio, ma hanno comunque avuto una loro dimensione anche Bianchetti e Trotta. Nessun festival degli sconosciuti, quindi, nessuna scommessa su panchinari fissi o gente con un passato soltanto giovanile.  Non stiamo dicendo che la squadra possa gi&agrave; considerarsi qualificata per i Giochi di Rio (passano in quattro su otto, potrebbe andare bene anche il quinto posto se l'Inghilterra arriver&agrave; alle semifinali visto il solito discorso Gran Bretagna), ma che i suoi giocatori hanno gi&agrave; nei rispettivi club responsabilit&agrave; importanti, come non sempre &egrave; avvenuto nella nostra storia. Insomma, il disfattismo &egrave; utile a tanti (soprattutto per spiegare preventivamente i fallimenti) ma in questo caso non &egrave; giusticato: mancano il Roberto Baggio (che peraltro con l'Under 21 ebbe una carriera modesta), il Pirlo o il Maldini giovane, ma il livello medio &egrave; davvero molto buono. Va anche poi detto che avrebbero avuto l'et&agrave; per partecipare a questo europeo anche De Sciglio, Verratti ed El Shaarawy... Senza contare che i mitizzati vivai di Francia e Spagna seguono questo Europeo da casa e quelli di moda come Belgio e Svizzera nemmeno hanno qualificato la loro Under per i playoff. Conclusione? Il calcio italiano &egrave; gestito da cani (senza offesa per i cani), ad ogni livello, ma la base &egrave; cos&igrave; ampia e la cultura tecnica cos&igrave; consolidata e diffusa sul territorio che qualcuno di buono viene fuori sempre. Almeno fino al 2015 &egrave; accaduto questo.  Twitter @StefanoOlivari

Under 21, l'Italia ha anche un futuro

Si pu&ograve; dire, da italiani, che l'Under 21 di Gigi Di Biagio gioca male, non da ieri, e che la Slovacchia nello spareggio &egrave; stata derubata? Speriamo di s&igrave;, anche se una ipotetica qualificazione per i Giochi di Rio deve ancora passare per l'Europeo propriamente detto, il prossimo giugno in Repubblica Ceca (8 squadre per 4 posti in Brasile). Inutile fare del moviolismo sull'arbitraggio dello scozzese McLean, fra espulsioni assurde e una gestione ributtante della partita di Reggio Emilia nobilitata dal 'Premio Rocchi' in occasione del rigore prima assegnato e poi negato per il fallo di Bianchetti su Schranz: speriamo solo che Platini sottolinei il suo nome, perch&eacute; tutti possono sbagliare ma chi non ha personalit&agrave; non ce l'avr&agrave; mai. Pi&ugrave; interessante capire il reale livello del calcio giovanile italiano, senza copiare dagli articoli degli anni scorsi. Gi&agrave;, perch&eacute; intere foreste sono state disboscate per onorare la cantera, le squadre B, il centro federale di Clairefontaine, la multietnicit&agrave;, il multiculturalismo, eccetera, salvo poi scoprire che Spagna, Francia, Belgio e Svizzera (queste ultime due nemmeno nelle top 16) sono gi&agrave; fuori dai giochi. Magari sull'Equipe staranno scrivendo elogi al modello Abete-Tavecchio, tutto pu&ograve; essere... In concreto, la maggior parte del talento italiano giovane &egrave; concentrata in attacco: Bernardeschi, Belotti e Berardi sarebbero gi&agrave; convocabili da Conte e lo stesso c.t. infatti li tiene in considerazione. Negli altri ruoli solo Rugani, ieri incerto ma di solito a un livello molto alto, potrebbe fare un salto nell'immediato pensando agli Europei veri. E fra chi sar&agrave; protagonista nel prossimo ciclo un campione sicuro &egrave; Romagnoli, quindi anche il 'non nascono pi&ugrave; grandi difensori' &egrave; fuori luogo. Tutti gli altri avranno bisogno di qualche anno in pi&ugrave; di maturazione, sperando ovviamente che non marciscano: gente da medio-bassa serie A, al momento e forse anche dopo. E quindi? Il livello tecnico dei calciatori italiani &egrave; sempre (senza andare alla preistoria, nel 2013 con Mangia si conquist&ograve; l'argento dietro alla Spagna) buono, anche in prospettiva, anche se dirigenti e allenatori non possono dirlo visto che l'autodenigrazione serve per mascherare i loro fallimenti.  Twitter @StefanoOlivari  [poll id="65"] 

Italia avanti senza cantera e multietnicit&agrave;

Adesso tutti a dire che Di Biagio magari non sar&agrave; all'altezza. Che l'emozione del debutto gli ha annebbiato le idee (in effetti, certe scelte sono apparse quantomeno incaute). O che, in un Paese dove una scappaioia la si trova sempre (ad esempio, per non pagare le tasse), qualche ragazzino un po' indisciplinato (leggi Berardi) lo si poteva convocare lo stesso, anzich&eacute; lasciarlo a casa in punizione. Giratela come volete. La verit&agrave;, per&ograve;, l'abbiamo davanti agli occhi. Ed &egrave; venuta a galla da tempo. Il Belgio, un buon Belgio fra l'altro, l'ha solo resa pi&ugrave; evidente. Ci siamo forse dimenticati come, appena sei mesi fa, l'Anderlecht aveva strapazzato il Milan nella finale della Viareggio Cup? Ah, gi&agrave;. In mezzo siamo diventati vicecampioni d'Europa Under 21 e Under 17. Ovvero, passato prossimo (Under 21) e futuro (Under 17).  E il presente? Buio assoluto. Non potrebbe essere altrimenti, a fronte di una Serie A sempre pi&ugrave; straniera: nella prima giornata di campionato il 56,11 per cento dei giocatori utilizzati veniva dall'estero. Risale addirittura al 30 marzo 2008 l'ultima partita di A (Empoli-Sampdoria) con 22 italiani in campo titolari (fonte La Stampa). Rose raddoppiate grazie (????) agli improvvidi scafisti del pallone che ogni estate riversano negli stadi italiani presunti talenti in cerca di gloria. Sta per uscire il nostro Calcio Italia: sfogliatelo, leggetelo e alla terza tabella la lingua vi si sar&agrave; attorcigliata e un nauseabondo senso di smarrimento vi salir&agrave; dallo stomaco. Nomi e cognomi impronunciabili, provenienze esotiche, curriculum insignificanti. Ergo, dove speriamo di andare?  Dove speriamo di andare con questi quattro ragazzi di buona volont&agrave; che a Rieti si sono persi davanti a una sfida sproporzionata al loro (misero) valore e alla loro (ridotta) esperienza? Dove speriamo di andare quando un Walem qualunque ti butta dentro l'immarcabile Ferreira-Carrasco, che Ranieri sta valorizzando nel Monaco, e tu gli rispondi gettando nella mischia gente come Di Lorenzo e Liviero, classe 1993, appena sbarcati in B dopo un onesto (nulla pi&ugrave;) campionato di Prima Divisione (Di Lorenzo al Cuneo e Liviero al Perugia)? E ringraziare che i nostri ragazzi, bene o male, trovano modo di giocare in terza serie (sulla cui qualit&agrave; tecnica, per&ograve;, la Lega di Firenze farebbe bene a farsi un esame di coscienza). E che qualcuno, come l'interessante Battocchio (scuola Udinese), prende la valigia e va a farsi le ossa oltr'Alpe.  Ma lei, caro Tommasi, &egrave; sempre convinto della bont&agrave; di scioperare contro l'unica categoria dove i (giovani) giocatori italiani hanno un minimo di spazio, seppur a fronte di (discutibili) imposizioni regolamentari? Niente da dire, come Associazione Calciatori, davanti all'incolore prestazione dell'Under? Come non sorridere, poi, di fronte alla grande idea (per fortuna abortita) di riservare il campionato Primavera alle sole societ&agrave; di Serie A. Caspita, non devono averci dormito sopra per qualche notte, fra via Allegri e via Rosellini. &Egrave; cos&igrave; che risolviamo i problemi del nostro calcio? E il famoso lavoro di scouting del Club Italia? Il coordinatore Arrigo Sacchi, con buone ragioni, punta il dito contro i club: vorremmo per&ograve; capire se per caso non ci sia qualcosa da rivedere anche nell'attivit&agrave; dell'entourage azzurro.  Cos&igrave; &egrave;, se vi pare. Ma a noi, comuni appassionati, pare proprio che non vada. Forse (e dico forse) a Cipro ci prenderemo un brodino ristoratore. Per&ograve; fra un mese, in Belgio, la strada torner&agrave; a salire. In ballo non c'&egrave; solo la qualificazione alla fase finale europea del 2015, ma addirittura quella alle Olimpiadi 2016 in Brasile. Pretendere che si lavori al meglio, &egrave; il minimo.  Gianluca Grassi 

Under 21, ko annunciato

Il grande Europeo degli azzurri Under 21 di Devis Mangia &egrave; terminato con una finale mal giocata, che per&ograve; sarebbe potuta girare su pochi episodi: se dopo il pareggio di Immobile a Florenzi fosse riuscito il non impossibile goal del vantaggio, saremmo qui a scrivere l'ennesimo articolo sulla vittoria del carattere e del calcio all'italiana (a proposito: ma coordinatore tecnico delle nazionali giovanili &egrave; il vero Arrigo Sacchi o un omonimo?). Invece hanno vinto i pi&ugrave; forti e i pi&ugrave; maturi, con una differenza netta soprattutto nella qualit&agrave; dei difensori (migliore in campo l'atteso Montoya) e nel possesso palla. Va anche detto che questa storia degli italiani che hanno meno esperienza dei coetanei stranieri &egrave; un evergreen, che ha radici non solo calcistiche e che nella storia dell'Under 21 non ha trovato riscontri solo nel biennio 1984-86: era l'ultima storica Under di Azeglio Vicini, quella di Vialli-Mancini-De Napoli-Gianni-Ferri-Zenga (fuoriquota insieme a Matteoli), che comunque non vinse visto che si arrese ai calci di rigori con la solita Spagna, nell'occasione allenata da Luisito Suarez. Cosa vogliamo dire? Che le vittorie giovanili contano pochissimo, anche a livello di Under 21, ma che comunque l'Italia questo torneo lo ha vinto cinque volte ed &egrave; andata vicina a vincerlo (non ci riusc&igrave; con la squadra di Maldini e Baggio...) tante altre. La qualit&agrave; media dei convocati da Mangia (come Prandelli ottimo pr di se stesso, almeno in questo senso le nazionali hanno uno schema unico) era buona e non &egrave; che in Israele siano stati mandati dilettanti allenati da un santone. Insomma, l'autoflagellazione mentre si adora il 'modello tedesco' o qualsiasi altro modello in un dato momento vincente, lasciamola ad altre nazioni. Sono trent'anni che l'Italia fa bene sia come nazionale magguiore che come Under 21, con poche eccezioni, gli unici che si sorprendono di queste 'imprese' siamo sempre noi.

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