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Italia avanti senza cantera e multietnicità

Redazione

15.10.2014 ( Aggiornata il 15.10.2014 10:28 )

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Si può dire, da italiani, che l'Under 21 di Gigi Di Biagio gioca male, non da ieri, e che la Slovacchia nello spareggio è stata derubata? Speriamo di sì, anche se una ipotetica qualificazione per i Giochi di Rio deve ancora passare per l'Europeo propriamente detto, il prossimo giugno in Repubblica Ceca (8 squadre per 4 posti in Brasile). Inutile fare del moviolismo sull'arbitraggio dello scozzese McLean, fra espulsioni assurde e una gestione ributtante della partita di Reggio Emilia nobilitata dal 'Premio Rocchi' in occasione del rigore prima assegnato e poi negato per il fallo di Bianchetti su Schranz: speriamo solo che Platini sottolinei il suo nome, perché tutti possono sbagliare ma chi non ha personalità non ce l'avrà mai. Più interessante capire il reale livello del calcio giovanile italiano, senza copiare dagli articoli degli anni scorsi. Già, perché intere foreste sono state disboscate per onorare la cantera, le squadre B, il centro federale di Clairefontaine, la multietnicità, il multiculturalismo, eccetera, salvo poi scoprire che Spagna, Francia, Belgio e Svizzera (queste ultime due nemmeno nelle top 16) sono già fuori dai giochi. Magari sull'Equipe staranno scrivendo elogi al modello Abete-Tavecchio, tutto può essere... In concreto, la maggior parte del talento italiano giovane è concentrata in attacco: Bernardeschi, Belotti e Berardi sarebbero già convocabili da Conte e lo stesso c.t. infatti li tiene in considerazione. Negli altri ruoli solo Rugani, ieri incerto ma di solito a un livello molto alto, potrebbe fare un salto nell'immediato pensando agli Europei veri. E fra chi sarà protagonista nel prossimo ciclo un campione sicuro è Romagnoli, quindi anche il 'non nascono più grandi difensori' è fuori luogo. Tutti gli altri avranno bisogno di qualche anno in più di maturazione, sperando ovviamente che non marciscano: gente da medio-bassa serie A, al momento e forse anche dopo. E quindi? Il livello tecnico dei calciatori italiani è sempre (senza andare alla preistoria, nel 2013 con Mangia si conquistò l'argento dietro alla Spagna) buono, anche in prospettiva, anche se dirigenti e allenatori non possono dirlo visto che l'autodenigrazione serve per mascherare i loro fallimenti. Twitter @StefanoOlivari [poll id="65"]

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