Josef Masopust, il campione cecoslovacco Pallone d’Oro nel 1962

Josef Masopust, il campione cecoslovacco Pallone d’Oro nel 1962

Centrocampista dal grande estro, è stato il primo calciatore al di là della cortina di ferro a ricevere il prestigioso premio assegnato da France Football

Alessio Abbruzzese/Edipress

29.12.2022 ( Aggiornata il 29.12.2022 16:42 )

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Quella di Josef Masopust è una storia che inizia da lontano, precisamente da Most, piccolo borgo medievale del nord dell’allora Cecoslovacchia, ma che è inevitabilmente destinata a raggiungere le vette più alte del calcio di quegli anni. Josef è un ragazzo robusto, ma non particolarmente alto, e in un calcio duro ma già abbastanza evoluto come quello degli anni ’50, si mette presto in mostra: centrocampista dotato di un grande dribbling e di un fiuto del gol più che discreto, ben presto inizia a giocare a calcio con costanza, anche se nella Cecoslovacchia di quel tempo non si può certo parlare di professionismo.

Il secondo posto al Mondiale cileno

La vetta vera e propria Masopust la sfiora solamente, arrivando ad un passo dalla vittoria del più grande trofeo del mondo. 17 giugno 1962. Siamo all’Estadio Nacional de Chile di Santiago, dove si disputa la partita delle partite, il match che ogni bambino che calcia un pallone sogna di giocare: la finale della Coppa del Mondo. Da una parte ci sono gli imbattibili campioni in carica brasiliani, orfani di Pelè, infortunatosi durante il torneo, ma trascinati da giocatori come Garrincha, Djalma Santos, Didi e Amarildo, solo per citarne alcuni. Dall’altra l’operaia Cecoslovacchia, arrivata in Sudamerica dalla parte Est della Cortina di ferro. Una squadra di ottimi gregari, tra cui spiccava una mezzala fuori dal comune per intelligenza negli inserimenti e nell’ultimo passaggio: parliamo proprio di Josef Masopust. Al 15’ succede l’inaspettato, Pospichal controlla la sfera al limite dell’area avversaria, serve con un tocco in profondità l’ottimo inserimento del ragazzo di Most che si avventa sul pallone e con la punta anticipa Gilmar in uscita. Il mondo, il tempo e gli dei del calcio si fermano per un momento ai piedi di Masopust: la Cecoslovacchia è in vantaggio nella finale della Coppa del Mondo. Sembrerebbe una di quelle storie che il calcio ci ha regalato a iosa, e invece no. Dopo appena due minuti Amarildo pareggia, nella ripresa i brasiliani raddoppiano con Zito e dilagano con Vavà. Golia ha sconfitto Davide. Dati i valori in campo, miracoli esclusi, non sarebbe potuta andare diversamente.

Sul tetto d’Europa

Poco dopo, superata l’amarezza iniziale, Josef torna a casa, a Praga, dove milita da una vita tra le fila del Dukla. È una gelida mattina di dicembre nella capitale cecoslovacca, quando a casa Masopust arriva un’interurbana inaspettata: all’altro capo dell’apparecchio c’è un delegato di France Football. Avverte Josef che il premio di miglior calciatore europeo spetta proprio a lui, le fatiche del Mondiale cileno sono finalmente ripagate. La notizia lo lascia di stucco, Masopust non è un campione da prima pagina o un goleador come Di Stefano o Sivori, fuoriclasse dei grandi campionati d’occidente. Dalla parte Est della Cortina nemmeno si è formalmente professionisti e, ovviamente, di andare a giocare all’estero non se ne parla proprio. Il Pallone d’Oro a Masopust rappresenta un motivo di svolta nella storia del premio di France Football, viene infatti assegnato per la prima volta ad un centrocampista “box to box” e non ad un finalizzatore puro. Nel 1966-67, poi, Masopust, con il suo Dukla Praga arriva in semifinale di Coppa Campioni, capitolando contro il Celtic Glasgow che vincerà poi la competizione. Ma lui è già nella leggenda.

 

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