Aldo Maldera, la “stella della Stella” del Milan

Aldo Maldera, la “stella della Stella” del Milan

Dieci anni fa moriva prematuramente il terzino che vinse lo scudetto sia con i rossoneri che con la Roma. A milano nell'anno del tricolore segnò ben 9 gol, tutti decisivi

Alessandro Ruta/Edipress

01.08.2022 ( Aggiornata il 01.08.2022 10:35 )

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Il Milan della Stella per certi aspetti ricorda quello che quest'anno ha vinto lo scudetto numero 19: a parte un Gianni Rivera all'ultimo ballo prima del ritiro, non è che la rosa allenata da Nils Liedholm fosse così piena di fenomeni. Un gruppo unito e compatto, con tanti protagonisti diversi a prendersi il proscenio, giornata dopo giornata: un po' Bigon, un po' Chiodi, un po' Capello, un po' Albertosi, un po' De Vecchi (la doppietta nel derby), i primissimi vagiti da professionista di Franco Baresi. Forse l'uomo-copertina di quella squadra, però, era il terzino sinistro, ruolo che oggi va tanto di moda ma che all'epoca era uno dei tanti. Importante, sì, ma non decisivo. Eppure il terzino sinistro del Milan della Stella, così come di tanti Milan prima e dopo quella indimenticabile stagione, era un milanese doc, che con 9 gol, addirittura, trascinò i suoi alla conquista dello scudetto. Si chiamava Aldo Maldera, Maldera III nella dicitura delle figurine.

Efficace

In una Serie A dove si segnava molto meno di adesso e dove le difese la facevano da padrona, sfiorare la doppia cifra era difficile per chiunque. Figurarsi, quindi, per un terzino sinistro. La constatazione viene da sé, quindi: Aldo Maldera quell'anno fu clamorosamente decisivo. Un quinto delle reti totali in campionato dei rossoneri portarono la firma di colui che all'inizio della sua carriera a Gianni Rivera dava del lei. E l'altro, il mito, a rispondergli: "Senti, io sono Gianni. Puoi fare uno sforzo, puoi darmi del tu, siamo colleghi. O no? Tu dove giochi?". E Maldera col groppo in gola. Del resto quella maglia, la 10, l'aveva già indossata, a 18 anni, proprio al posto di Rivera squalificato. Rocco l'aveva buttato nella mischia a Mantova: "La conosci?", gli chiede. E Aldo, tutto rosso: "Beh..." Allora il "Paròn", in triestino "Ciò, varda 'sto numero, xe bon, el porta ben". Nell'anno della Stella, Maldera è tornato ad avere il 3, ma avrà un rendimento da 10, come voto in pagella, e da 10 come numero di maglia: da fantasista, insomma. Nove gol, quasi doppia cifra, per l'epoca un record. Milanese e milanista, Maldera III, coi fratelli che già avevano timbrato come professionisti, su tutti Gino, Maldera I, per cinque stagioni in rossonero: inesauribile corsa sulla fascia, tanto da meritarsi il soprannome di "Cavallo", già nella Serie A precedente aveva totalizzato 8 gol, quindi non è che venisse proprio dal nulla. Infatti era anche nel giro della Nazionale, prima che arrivasse Cabrini a sorpassarlo nelle gerarchie di Bearzot.

Derby

Come si misura un gol decisivo? Tendenzialmente quando cambia il risultato, nel senso del segno in schedina. Ecco, Maldera in quel campionato vinto dal Milan segnò tutte reti decisive, perché tutte cambiarono il risultato della partita. Ad iniziare dal primo, alla seconda giornata, quando contro la sua futura squadra, con cui vincerà un altro scudetto, e cioè la Roma, aprì le marcature dopo un quarto d'ora. Una classica azione alla Maldera, inserimento profondo su cross dalla destra, il portiere Conti che esce a vuoto e il numero 3 in allungo, a spingere la palla oltre la linea. Tempismo e precisione, insomma: un sunto della sua carriera, su e giù sulla fascia come se niente fosse.

E così fino alla fine, con una statistica quantomai curiosa: su nove gol, infatti, ben sette arrivarono in trasferta. Un'arma micidiale, insomma, nelle partite lontano da San Siro. Ma quello era il Milan di Liedholm, che non a caso quando andrà ad allenare la Roma vorrà tra i primi acquisti proprio Aldo, che diventerà il terzino sinistro titolare dello scudetto del 1983. Due sole reti a San Siro, quindi. Poche? Anche qua va pesato il tutto. Una di queste, infatti, Maldera la segnò nel derby, che si concluse 1-0 grazie proprio al suo sigillo. Una partita tesa, brutta e mediocre tecnicamente, con sei ammoniti e Altobelli espulso al 40' per una reazione ad un fallo di Collovati. Vinse il Milan, quindi, grazie a un colpo di testa di Maldera e per sei anni rimarrà l'ultimo successo rossonero in un derby, fino a un'altra zuccata memorabile, quella di Hateley nel 1984. Cross di De Vecchi, torre di Chiodi e frustata vincente di Maldera, che senza Altobelli poteva pensare più ad attaccare che a difendere. È il primo derby con di fronte i due fratelli Baresi, ma passa alla storia per quello del gol di Aldo. Una botta di energia mica da ridere per un Milan che lì per lì insegue il sorprendente Perugia di Castagner, che effettivamente chiuderà la stagione imbattuto, seppur secondo in classifica. Per la cronaca l'altro gol di Maldera in casa in quel campionato fu contro la Lazio, per sbloccare la situazione di una partita che finì 2-0. Così, quindi, sarebbe arrivata la Stella, tanto agognata dai tifosi rossoneri compreso Aldo, vecchio cuore “Casciavit”, cresciuto nel vivaio milanista, originario di una famiglia arrivata dal Sud con la classica valigia di cartone, in cerca di lavoro e di fortuna. Uno di cui ci si poteva sempre fidare in campo, perché disposto a dare tutto, anche con eccellenti risultati.

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