Emiliano Mondonico, l’eroe semplice di un calcio che non c’è più

Emiliano Mondonico, l’eroe semplice di un calcio che non c’è più

Cresciuto nella Cremonese, è ricordato principalmente per le vittorie sulle panchine di Toro e Atalanta

Alessio Abbruzzese/Edipress

09.03.2022 ( Aggiornata il 09.03.2022 11:04 )

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In un mondo, quello del calcio, fatto di celebrità (o presunte tali), di personaggi sopra le righe, spesso divisivi e arroganti, Emiliano Mondonico ha rappresentato una rarissima eccezione. Amato e stimato da colleghi e avversari, il suo è stato un lungo viaggio nella storia del calcio italiano. Una storia semplice la sua, la storia di un uomo autentico e verace, qualità umane che ha proiettato prima nel suo modo di giocare al calcio e poi in quello di allenare. Una storia cominciata il 9 marzo del lontano 1947.

Da Cremona a Cremona passando per Torino e Bergamo

Il “Mondo”, come verrà soprannominato per il corso di un’intera carriera, comincia a dare calci al pallone in oratorio, come la maggior parte dei suoi coetanei. Lui cresce sulle rive dell’Adda, dove la famiglia gestisce una trattoria, e ben presto viene notato dagli osservatori della Cremonese, con cui gioca per due stagioni tra Serie D e Serie C. Attaccante rapido e con un ottimo senso del gol, Mondonico passa al Torino, in Serie A, ma non trova molto spazio. Passa prima al Monza e poi all’Atalanta, prima di tornare a casa, nella Cremonese, nel 1972. Qui passa 7 stagioni tra Serie B e Serie C, durante le quali diventa il più grande marcatore della storia del club con 88 reti all’attivo.

I successi in panchina e quella finale ad Amsterdam

Appesi gli scarpini al chiodo “Mondo” si trasferisce in panchina, e lo fa proprio con la Cremonese, con cui ottiene una storica promozione nella massima serie nella stagione 1983/84. Dopo una parentesi al Como, dove si piazza al nono posto in Serie A, arriva la chiamata dell’Atalanta, una delle piazze a cui è rimasto più legato. Mondonico prende i nerazzurri in B, ottiene subito la promozione e si rende protagonista di un entusiasmante cammino in Coppa delle Coppe. Purtroppo cederà in semifinale ai belgi del Mechelen, che vinceranno poi la competizione. Il suo ottimo lavoro gli vale l’ingaggio del Torino, sulla cui panchina si siede nel 1990 e dove probabilmente otterrà i più grandi successi della sua carriera. Nella prima stagione porta i granata neopromossi al quinto posto e in quella successiva addirittura al terzo. Nel frattempo si rende ancora protagonista di una marcia europea superlativa: in Coppa Uefa supera il Real Madrid in semifinale, guadagnandosi il doppio confronto in finale contro l’Ajax. I due scontri finiscono entrambi in pareggio, premiando gli olandesi per la regola del gol in trasferta. Celebre il ritorno di Amsterdam, dove Mondonico si rende protagonista di una veemente protesta nei confronti del direttore di gara, agitando in aria una sedia. Quest’immagine iconica rimarrà per sempre nella mente dei tifosi granata. Sulla panchina del Toro alzerà comunque due trofei: la Coppa Mitropa nel 1991 e la Coppa Italia nel 1993, che è ancora oggi l’ultimo trofeo della squadra torinese. Durante la seconda metà degli anni ’90 si divide tra Torino e Atalanta, ottenendo la promozione in A su tutte e due le panchine prima di iniziare a girare per l’Italia. Il 29 marzo del 2018 se ne va, sconfitto da un nemico troppo forte contro cui combatteva dal 2011, lasciando tutto il calcio nostrano in lutto, orfano di un uomo buono, semplice e generoso.

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