Sinner come Panatta e Pietrangeli: benvenuto nell’Olimpo del tennis azzurro

Sinner come Panatta e Pietrangeli: benvenuto nell’Olimpo del tennis azzurro

Il trionfo all’Australian Open certifica ufficialmente l’ingresso dell’altoatesino tra i migliori italiani di sempre: era una vittoria che attendevamo da 48 anni

Tommaso Mangiapane/Edipress

28.01.2024 13:34

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In principio era Nicola Pietrangeli, poi venne il tempo di Adriano Panatta. Ora il verbo ha un solo nome: Jannik Sinner. Non si tratta di una blasfema reinterpretazione della Bibbia, è piuttosto il racconto delle gesta delle tre divinità che compongono l’Olimpo del tennis azzurro. Sinner ha coronato le sue due settimane strabilianti all’Australian Open conquistando, al primo tentativo, quel trofeo Slam che ha regalato all’Italia del tennis una gioia incontenibile attesa nel singolare maschile per 48 anni. Il 1976 rimarrà probabilmente nella storia dello sport azzurro come l’anno più trionfale di sempre. L’”Adrianno” come è stato ribattezzato, in onore di Adriano Panatta che di quella stagione in cui raggiunse il numero 4 della classifica Atp fu assoluto protagonista: Internazionali di Roma, Coppa Davis e Roland Garros in un colpo solo. Estasi tricolore sui rettangoli rossi in giro per il mondo.

 

Panatta re di Parigi… con più di un brivido

 

13 giugno 1976, una data indimenticabile. L’Italia torna sul tetto del mondo in un torneo del Grande Slam grazie a Panatta. Dal 1960, anno del successo bis di Nicola Pietrangeli sempre al Roland Garros, nessun tennista azzurro aveva raggiunto lo stesso risultato. Nell’era Open, iniziata nel 1969, nessun altro era riuscito a ripetere l’impresa. Prima di oggi, ovviamente. L’ultimo ostacolo di fronte al romano, che in quell’edizione del torneo francese si presentava come ottava testa di serie, era rappresentato dallo numero sette del tabellone Harold Solomon. Poco prima l’idolo di casa aveva alzato il trofeo degli Internazionali d’Italia, dovendo affrontare l’esordio a Parigi solo due giorni dopo la finale del Foro Italico contro Guillermo Vilas. Il primo turno sulla terra francese lo mise di fronte a Pavel Hutka, un atipico e scomodo cecoslovacco che serviva con una mano, giocava il diritto con l’altra ed eseguiva il rovescio con due. Panatta fu costretto ad annullare un match point in favore di Hutka con una memorabile “veronica” seguita da una volée in tuffo a rete. Poi, superati in successione Jun Kuki, Jiri Hrebec e Zeljko Franulovic, l’azzurro si trovò di fronte nei quarti il numero uno del mondo e campione in carica del torneo Bjorn Borg, che dopo 18 vittorie consecutive uscì sconfitto da un match del Roland Garros per la seconda e ultima volta in carriera.

 

Panatta e la finale contro “il piccolino” Solomon

 

La vittoria in quattro set contro il “padrone di casa” svedese spalancò le porte a Panatta, che conquistò la finale sbarazzandosi anche di Eddie Dibbs. Il secondo avversario consecutivo statunitense lo separava dal primo titolo Major per l’Italia nell’era Open. Contro Solomon si prospettava dunque una rivincita a distanza ravvicinata dai quarti di finale giocati a Roma, in cui il tennista a stelle e strisce aveva abbandonato il campo con la racchetta sotto braccio in segno di protesta per un lob di Panatta valutato buono, che a suo giudizio era però terminato fuori. Due settimane dopo si ritrovarono di fronte e, come racconterà lui stesso più tardi, nello spogliatoio l’italiano si ritrovò poco prima dell’incontro accanto al suo avversario. "Mi sono avvicinato a Solomon, che era davanti allo specchio ed era davvero piccolino (1,68 m) – furono le sue parole -. Lì gli ho proprio detto: ‘Ma dai su… guardati bene! Come puoi pensare di riuscire a battermi oggi?’ Beh, ok, non sono stato troppo… gentile ma è andata proprio così, è una storia vera". Come promesso: Panatta si impose 6-1 6-4 4-6 7-6(3) diventando il secondo italiano di sempre, dopo Pietrangeli nel 1960, a completare la doppietta Roma-Parigi. Il capitano non giocatore della Coppa Davis, vinta proprio in quel magico 1976 anche da Panatta in campo, era riuscito a trionfare per ben due volte in un torneo del Grande Slam in un’epoca cronologicamente non così lontana dai giorni nostri ma tennisticamente appartenente quasi ad un’altra era geologica. Oggi Sinner è riuscito a tagliare lo stesso traguardo, scalando l’ultimo gradino che lo porta a sedersi ufficialmente accanto a Panatta e Pietrangeli sulla vetta dell’Olimpo. Dopo quasi 50 anni di attesa le due divinità del tennis italiano non sono più sole.

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