Borislav Mihajlov, il portiere bulgaro più forte di sempre

Borislav Mihajlov, il portiere bulgaro più forte di sempre

Prodotto del vivaio del Levski Sofia, l’estremo difensore è stato uno degli artefici del quarto posto ai Mondiale di USA ‘94, miglior risultato all-time della sua nazionale

Massimiliano Lucchetti/Edipress

12.02.2023 ( Aggiornata il 12.02.2023 10:07 )

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Borislav nasce a Sofia, capitale bulgara, il 12 febbraio 1963. Il ragazzino iniziò ad appassionarsi al ruolo di numero uno, guardando le gesta del padre Biser, portiere che trascorse tutta la carriera nelle fila del Levski Sofia e giocò cinque volte per la nazionale; con un esempio del genere il futuro era già tracciato.  Bobby - così era soprannominato il nostro – iniziò la sua carriera di calciatore nel Levski, come era logico che fosse vista la militanza del padre. Nel 1981 debuttò in prima squadra, dimostrando sin da subito le sue incredibili capacità, dando immediatamente il proprio contributo alla vittoria anche nei campionati successivi; nel 1985 però avvenne uno di quegli episodi spartiacque che capitano – nel bene o nel male - durante le carriere degli atleti e che possono condizionarne lo sviluppo.

La storia di Mihajlov con il Levski Sofia

Prima di raccontare questo episodio dobbiamo però ricostruire brevemente il contesto calcistico bulgaro dell’epoca. Cska e Levski Spartak di Sofia stavano al calcio bulgaro dell'era comunista come Real e Barça a quello spagnolo di sempre. Come avveniva nello sport oltre la Cortina di Ferro, le squadre avevano ascendenze politiche e militari, con protettori neanche tanto oscuri tra la nomenklatura. Il Cska, creato artificialmente dal regime nel 1948, fondendo realtà preesistenti, era la squadra del ministero della Difesa, quindi dell'Esercito. Il Levski Spartak, nato nel 1914 per iniziativa di un gruppo di studenti e intitolato a Vasil Levski, eroe nazionale della liberazione dal giogo ottomano, aveva conservato una certa autonomia dalle autorità ma faceva pur sempre riferimento al ministero dell'Interno, quindi formalmente era la squadra della polizia (e della polizia politica); per un breve periodo, negli anni '50, il Levski aveva utilizzato il nome di “Dinamo”, come tutte le altre società delle Polizie nei paesi del Patto di Varsavia.

Il Cska, dalle maglie rosse, come da manuale di retorica patriottica, agli occhi della gente rappresentava il potere, quindi non era granché amato; al contrario del Levski Spartak, maglie blu, era considerato vicino al popolo e assai seguito dai ceti medio-bassi. Nelle 43 stagioni dell'era comunista (1946-1989) i due prestigiosi club di Sofia conquistarono ben 39 scudetti (25 il Cska, 14 il Levski) e 29 coppe di Bulgaria (15 il Levski, 14 il Cska): un dominio pressoché assoluto, una diarchia inscalfibile.

Dopo questa breve contestualizzazione veniamo al momento cruciale evocato prima. Mercoledì 19 giugno andò in scena l’ennesima finale di Coppa nazionale tra Cska e  Levski. In quel 1985 le due squadre si diedero battaglia anche in campionato dove la spuntò il Levski. La finale di Coppa iniziò molto bene per il Cska che passò in vantaggio con un gol contestato dagli avversari. Mihajlov, già simbolo e capitano del suo team, era fuori di sé. La situazione degenerò quando il Cska siglò il raddoppio sugli sviluppi di una punizione nata dall’ennesimo fallo contestato; non era però finita qui: il direttore di gara, Asparuh Yasenov, concesse infatti anche un calcio di rigore alla compagine “rossa”. A quel punto lo stadio divenne una bolgia. Mihajlov riuscì però a parare quel rigore ma dopo la prodezza aggredì l’arbitro, non verbalmente bensì con una testata! Incredibilmente fu solo ammonito.

Il Levski tornò in partita con un gol di Sirakov, ma non riuscì ad impattare il risultato. La gara terminò 2-1 per il Cska in mezzo ai tumulti dello Stadio di Sofia. Al triplice fischio Mihajlov rincorse l’arbitro e lo aggredì nuovamente. Si scatenò una rissa impressionante, sedata solo dopo la bellezza di 10 minuti grazie all’intervento armato della polizia.

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Bulgaro accusò le due squadre di aver violato i principi morali del socialismo e andò giù con mano pesante: furono cinque i giocatori radiati a vita (tra questi, il futuro pallone d’oro Hristo Stoichkov), quattro quelli squalificati per oltre un anno, oltre che dirigenti e allenatori esonerati. Al Levski venne addirittura ritirato lo scudetto appena vinto: entrambe le squadre vennero radiate e ammesse al campionato successivo solo dopo aver cambiato nome. Le conseguenze di questo pugno di ferro però, dopo alcuni mesi, divennero difficili anche per il regime comunista bulgaro. I Mondiali in Messico erano dietro l’angolo e la nazionale bulgara era riuscita a qualificarsi dopo 12 anni. Fu così che solo dieci mesi dopo le pesanti sanzioni, venne concessa la più grande amnistia nella storia dello sport bulgaro. Borislav Mihajlov riuscì così ad essere regolarmente in campo il 31 maggio 1986, quando la Bulgaria strappò un pareggio alla Nazionale di Bearzot, campione in carica. Buona parte del merito fu proprio del Nostro che nel corso della partita riuscì ad opporsi ai numerosi attacchi azzurri.

USA ’94, la leggendaria impresa della Bulgaria di Mihajlov e Stoichkov

Prima di affrontare il glorioso capitolo relativo alla Coppa del Mondo 1994, bisogna raccontare il modo in cui la Bulgaria arrivò a qualificarsi per quella competizione. Il 17 novembre del 1993 “I Leoni” erano di scena a Parigi contro la Francia, a cui bastava un pareggio per qualificarsi. La gara non fu bella: i transalpini passarono con un gol di Cantona, ma “i bianchi” pareggiarono subito con Kostadinov; il match rimase a lungo bloccato sul risultato di parità; al tramonto della partita David Ginola - idolo del pubblico parigino – era in possesso della palla sulla linea di fondo; invece di “congelare” il gioco – come era lecito aspettarsi – crossò in mezzo all’area. Da lì si sviluppò un fulmineo contropiede bulgaro che portò al secondo gol di Kostadinov, cosa che costò la clamorosa eliminazione dei galletti francesi. Il fatto curioso è che senza l’aiuto del nostro protagonista, il cannoniere bulgaro non avrebbe potuto essere di quella partita; infatti fu proprio Mihajlov, che militava al tempo tra le file del Mulhouse, ad  aiutare Kostadinov ad attraversare avventurosamente il confine tra Germania e Francia.

I Mondiali americani iniziarono con 3 schiaffi presi dalla Nigeria; tuttavia la squadra non subì più di tanto questa débâcle riuscendo a qualificarsi agli ottavi di finale, grazie ai gol di Stoichkov e alle parate di quel folle di Mihajlov. Nei quarti di finale la compagine bulgara era attesa dai campioni del mondo della Germania. La stampa tedesca prese sottogamba i carpatici, guidati da quel portiere, retrocesso nella seconda divisione francese con il Mulhouse, e con un ciuffo inusuale in mezzo ad una testa calva, frutto di un trapianto di capelli riuscito non proprio alla perfezione. L’estremo, invece, fu determinante nel rovesciare i pronostici. Con le sue parate difese il 2-1 in una partita tiratissima, eliminando i tedeschi. Per la Bulgaria fu semifinale, miglior risultato fino ad oggi nella sua storia. Il 13 luglio 1994 in uno Giants Stadium di New York bollente erano stimati 38 gradi centigradi; tuttavia, non fu tanto il caldo a far perdere la partita alla nazionale dell’Est, quanto il divin codino che con una doppietta mise fine ai sogni di gloria bulgari. La “finalina” per il terzo posto, fu appannaggio della Svezia, ma per i bulgari quello fu, come detto, il miglior risultato di sempre nel Campionato del Mondo. I Leoni dei Carpazi tornarono in patria da eroi: i due uomini più celebrati furono Mihajlov e Stoichkov, premiato a fine anno con il Pallone d’Oro da France Football.

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