Lazio-Milan, intervista a Stroppa: dal vivaio rossonero alla Capitale

Lazio-Milan, intervista a Stroppa: dal vivaio rossonero alla Capitale

Parla l'ex centrocampista e doppio ex dell'incontro, che oggi compie 55 anni: "Ho fatto la trafila con Maldini. Con Sacchi e con Zoff giocavamo un calcio moderno"

Jacopo Pascone/Edipress

24.01.2023 ( Aggiornata il 24.01.2023 16:26 )

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Era la sera del 23 agosto 1991 quando lo Stadio Olimpico si popolava di 30mila spettatori per assistere all’ultima amichevole di prestigio prima dell’inizio del campionato. Giovanni Stroppa aveva debuttato con la Lazio davanti ai suoi nuovi tifosi quattro giorni prima – proprio contro il Milan – quando i biancocelesti avevano perso 2-0, sempre all’Olimpico. Arrivato in quell’estate per 2,8 miliardi di lire, Giovannino si rese subito protagonista in un prestigioso – anche se amichevole – contesto. La sera del 23 agosto, infatti, la Lazio ospitò il Real Madrid: un’amichevole di lusso per presentare Gascoigne, atterrato a Fiumicino il giorno prima e presente sulle tribune dell’Olimpico (in fase riabilitativa dopo il grave infortunio al ginocchio). Stroppa – entrato al 55’ – pareggiò in pieno recupero il vantaggio firmato da Hierro con la specialità della casa. Come si fa a dimenticare un gol su punizione al Real Madrid, segnato in uno stadio pieno praticamente da debuttante?: "Ah, è vero (ride, ndi). Adesso ricordo! Una punizione a due da dentro l’area, con la barriera messa male".

È iniziata così la chiacchierata con Giovanni Stroppa, che oltre ad essere un doppio ex della sfida, compie oggi 55 anni. Con quel gol entrò subito nel cuore dei tifosi. A Roma è rimasto per due stagioni, ma ancora oggi la Capitale fa parte della sua vita: "Sono sposato con una romana, che ho conosciuto nel tempo, dopo aver giocato alla Lazio. Ogni volta che torno a Roma provo sempre grandi emozioni. Da calciatore arrivai giovanissimo, era la prima volta che mi allontanavo realmente da casa. Avevo giocato a Monza, ma facevo avanti e indietro, quindi tutto sommato fin lì ero stato abbastanza comodo. Roma ha rappresentato per me un cambiamento radicale ed è stata un’esperienza bellissima. Era spettacolare anche solo poter passeggiare. Abitavamo tutti vicino al campo di allenamento di Tor di Quinto - io a Cortina d’Ampezzo -, una zona centrale: ogni giorno nelle vicinanze c’era qualcosa da guardare. Sembrava che facessi il turista. A Roma sono sempre stato bene, avevo tante frequentazioni anche fuori dallo spogliatoio. Carlone, che nell’ambiente Lazio lo conoscevano un po’ tutti, è diventato uno dei migliori amici. Purtroppo se ne è andato un paio d’anni fa". Di gol ne ha segnati tanti, anche decisamente più importanti di quello al Real. Uno su tutti, con la maglia del Milan, nella finale di Coppa Intercontinentale 1990: "L’importanza di quel gol me lo ricordano tutti ancora a distanza di tanti anni. Ma diciamo che per noi faceva parte del quotidiano. Senza false modestie, quel genere di partite al Milan le giocavamo spesso: aver segnato chiaramente è stato importante, ma quella situazione è stata 'abbastanza normale'. In quegli anni lì giocammo finali di Intercontinentali, di Coppa dei Campioni/Champions League, di Supercoppe italiane ed europee. Si giocava per il massimo e le partite importanti erano all’ordine del giorno".

In quella squadra fenomenale Stroppa era riuscito ad emergere giovanissimo, dopo aver compiuto tutta la trafila: "Da bambino provai sia con l’Inter che col Milan. I rossoneri mi presero subito, mentre i nerazzurri tentennarono. Andai al Milan anche per una questione di vicinanza. Sarei già dovuto approdare in rossonero l’anno prima, ma i miei genitori non volevano. Anche se abitavamo a Paullo – a 20 km da Linate, dove si trovava il campo di allenamento – non volevano che facessi avanti e indietro e quindi dovetti attendere. La situazione si sbloccò l’anno seguente, ma solo perché il Milan accettò di prendermi e riportarmi a casa ogni giorno. In rossonero ho fatto tutta la trafila con Paolo Maldini, dai 9 anni e mezzo fino ad arrivare in prima squadra. Ho trovato uno spogliatoio impressionante per professionalità, mentalità e qualità negli allenamenti. Ripeto: impressionante". Anche lo spogliatoio vissuto in biancoceleste non è stato poi così male, né sotto l’aspetto tecnico né per quanto riguarda la personalità del gruppo: "Ovviamente Gascoigne, ma anche Ruben Sosa non era da meno. Avevamo un grandissimo rapporto. Gascoigne andava sempre fuori dall’ordinario. Ogni giorno c’era qualcosa di sorprendente. Ti aspettavi qualcosa e lui ne faceva di ogni, in maniera diversa e magari più sorprendente. Si potrebbe scrivere tranquillamente un libro. Ero molto legato anche a Maurizio Neri. Quella Lazio giocava con due marcatori e il libero, poi c’erano gli esterni che coprivano la fascia a tutto campo. Una cosa molto attuale, direi. Spesso giocavo esterno a destra, oppure in uno dei ruoli di centrocampo. Per quanto riguarda l’impronta tattica, sia al Milan che alla Lazio le cose già all’epoca erano moderne".

Un trequartista che è riuscito ad adattarsi al meglio in un calcio in cui non era facile collocare i numeri 10 puri. In quegli anni il 4-4-2 andava per la maggiore, in tanti hanno dovuto reinventarsi. Come, ad esempio, Donadoni, che proprio Giovanni si ritrovava spesso a sostituire sulla corsia destra rossonera: "Nonostante molti mi considerassero un trequartista per via delle mie doti tecniche, ho lavorato da esterno sia al Milan che alla Lazio e ho giocato tanto da mezzala a tutto campo. Quindi oltre alle doti tecniche possedevo anche delle qualità aerobiche. Sia con Sacchi che con Zoff ho giocato tanto da esterno". Il biennio passato con Zoff alla Lazio precede la sua definitiva esplosione, avvenuta con Zeman a Foggia: "Ho conquistato la Nazionale: segnai 8 gol e colpii una decina di pali. Ma come ho giocato a livello qualitativo a Piacenza non ho giocato da nessuna parte. Poi a Udine ho avuto sfortuna: nel primo anno ebbi un incidente stradale; durante il secondo mi ruppi tibia e perone. Un vero peccato". Il doppio ex della sfida di oggi – senza il nostro aiuto – ricorda invece i Lazio-Milan vissuti da protagonista, uno per parte: "Giocavo con la Lazio, all’Olimpico perdevamo 2-0 e riuscimmo a pareggiare 2-2 (fu l’ultimo risultato utile consecutivo della striscia record del Milan degli Invincibili, ndi). Feci l’assist per il pareggio a Bergodi. Poi ricordo un Milan-Lazio in cui regalai l’assist vincente a Gullit per il 2-1 finale all’ultimo minuto". Nel giorno del suo 55° compleanno, gli chiediamo infine del sogno nel cassetto: "Ci sono degli obiettivi più che dei sogni. Guardandomi indietro sono molto soddisfatto per quello che ho fatto. Chiaramente in questo momento sto aspettando, ma l’attesa fa parte del mestiere di allenatore. Non vedo l’ora di rimettermi in gioco, anche se non dipende da noi, ma da chi ti sceglie".

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