Juve-Lazio, Ravanelli: "È stato più facile vincere a Roma che a Torino"

Juve-Lazio, Ravanelli: "È stato più facile vincere a Roma che a Torino"

"Quella di Cragnotti era una squadra costruita per dominare in Italia e in Europa. Quando arrivai in bianconero, lo scudetto mancava da 9 anni e ci confrontammo con il Milan di Berlusconi, una delle migliori formazioni del continente"

Paolo Colantoni/Edipress

13.11.2022 13:57

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Una Coppa Uefa, una Champions, uno scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana con la maglia della Juventus; gli ultimi tre sono gli stessi titoli conquistati nella Capitale con la Lazio. Fabrizio Ravanelli ha scritto pagine indelebili nella storia dei due club. Ha guidato l’attacco della Juventus di Lippi, capace di riportare lo scudetto a Torino dopo nove stagioni di astinenza e ha vinto una Champions League, segnando nella finale contro l’Ajax. A Roma si è ritagliato uno spazio importante nella stagione 1999-2000, anno in cui la Lazio ha trionfato in Italia: proprio a spese della Juventus, dopo un finale di stagione elettrizzante. “Juve e Lazio rappresentano le squadre che mi hanno dato più emozioni, oltre ad essere quelle che mi hanno permesso di vincere di più. Due esperienze bellissime, che porto nel cuore. È chiaro che l’esperienza alla Juve è stata fantastica: da tifoso bianconero riuscire a vincere con quella maglia è stata un’emozione unica. Un sogno che si avvera. Ma nel mio cuore c’è una grande parte biancoceleste. Ho un grande sen so di riconoscenza verso questa società, che mi ha riportato in Italia e mi ha dato tanto. E soprattutto mi è stata vicina nei momenti in cui stavo vivendo una situazione personale molto difficile”.

Il gol segnato al Bologna nel giorno del centenario del club biancoceleste, fu dedicato a suo padre?

“Sarò sempre grato ai colori biancocelesti. Quel giorno è stato memorabile per me e per la Lazio. Un’emozione grandissima: dedicai a mio padre quel gol, che ci permise di chiudere la partita e iniziare a festeggiare”.

Storicamente si dice che vincere uno scudetto alla Juventus è quasi normale, farlo alla Lazio rappresenta un’impresa.

“Ho sentito questa frase tante volte, ma ti posso dire che io non la condivido. Per me è stato esattamente il contrario”.

Più complicato vincere un titolo con la maglia bianconera??

“Quando abbiamo vinto lo scudetto a Torino, la Juve veniva da un’astinenza che durava nove anni e ce la siamo giocata con il Milan che era unanimemente considerato come il club più forte a livello europeo, nel bel mezzo dell’epopea Berlusconi. In quella stagione se non erro giocò e perse la finale di Champions League con l’Ajax. Noi iniziammo a fari spenti: nonostante il DNA e il blasone, non partimmo con i favori del pronostico. Ce l’abbiamo fatta. Con la Lazio fu completamente diverso”.

La squadra biancoceleste era più forte della sua Juve?

“Sicuramente era stata costruita da Cragnotti per vincere in Italia e in Europa. Era una squadra formidabile, con un tecnico come Eriksson che era bravissimo. Sono stati due scudetti indimenticabili per me, ma rispetto a quello che si possa pensare, quello alla Lazio era più nei pronostici: lo scudetto alla Juventus arrivò quasi a sorpresa. Vincere a Roma con quella squadra, anche se lo abbiamo fatto solo all’ultima giornata e dopo una lunga rincorsa, era quasi più scontato”.

Battendo la Juve in volata.

“Quella Lazio era nettamente superiore a quella Juventus. Ripeto, sono state due stagioni esaltanti: la mia Juve non partì tra le favorite, ma poi fu capace di fare un percorso straordinario che l’ha portata a trionfare anche in Champions League. La mia Lazio era invece costruita per vincere fin da subito. Anzi, se posso trovare un difetto, credo che abbia vinto meno di quello che poteva. Già nella stagione precedente al mio arrivo a Roma, meritava di più”.

Lippi ed Eriksson, che differenze ci sono tra questi due tecnici??

“Due allenatori vincenti. Diversi tra di loro, ma con una leadership e uno stile che li accomuna. Alla Juve Lippi ha avuto a che fare con giocatori pronti a tutto pur di vincere. Che avevano voglia e fame. Venivamo da un cambiamento di metodologie di lavoro e ci impegnammo tutti tantissimo. Erano gli anni in cui la Juve passò dalla gestione Boniperti a quella di Moggi, Bettega e Giraudo e tutti davamo qualcosa in più. Alla Lazio Eriksson fece un lavoro completamente diverso. È stato bravissimo ad occuparsi della gestione di tutti i campioni. E ce n’erano tantissimi”.

In Italia ha vinto gli stessi trofei con le maglie di Juve e Lazio. L’unica differenza sono i successi europei con i bianconeri.

“A Torino ho vinto una Coppa Uefa e una Champions League. A Roma è mancata la vittoria europea. Non so dirti bene il perché. Come ti dicevo, la squadra era stata costruita per vincere ed era fortissima. L’anno prima del mio arrivo portò a casa la Coppa delle Coppe, ma in Champions non siamo riusciti a ripeterci. Ancora oggi mi capita di pensarci e di chiedermi come sia possibile”.

Con la Juve fu diverso

“Indimenticabile. Vincere la Champions League è il sogno di ogni ragazzo che inizia a fare questo sport. Farlo con la Juve, in Italia e allo stadio Olimpico è stato meraviglioso. Ci siamo tolti una grande soddisfazione. Di quella notte ho ricordi indelebili: il mio gol, da posizione quasi impossibile e il momento in cui Jugovic ha segnato l’ultimo e decisivo calcio di rigore. La Champions è il massimo per ogni calciatore e per ogni società”.

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