Aston Villa 1981-82, due tecnici per una Coppa dei Campioni

Aston Villa 1981-82, due tecnici per una Coppa dei Campioni

Riviviamo l'impresa dei Claret & Blue nella più importante manifestazione continentale attraverso l'approfondimento dell'Ing. Gianfilippo Riontino, che ci ha aperto il suo archivio

Gianfilippo Riontino/Edipress

26.05.2022 00:34

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Tra le tante singolarità della storia della Coppa dei Campioni/Champions League una delle più rilevanti è la circostanza nella quale una formazione si aggiudica il trofeo, cambiando in corso d’opera la guida tecnica della squadra. Al recente caso del Chelsea verificatosi nella stagione 2011-12, allorché a metà del mese di marzo Villas Boas fu esonerato per fare posto a Roberto di Matteo, vecchia bandiera del club, che riuscirà a portare i blues alla conquista finale del trofeo, si contrappone un precedente caso più eclatante sia nei termini che per i significati sportivi e umani dell’avvicendamento.

(Ron Saunders, allenatore dell'Aston Villa dal 1974 al febbraio del 1982 - GettyImages)

Quando nel mese di settembre del 1981 l’Aston Villa si presenta ai nastri di partenza della 27° Edizione della Coppa dei Campioni in qualità di esordiente nella manifestazione, non poca curiosità è riservata dal mondo del calcio a questa formazione dal nome singolare e dai pochi trascorsi fuori dai propri confini. I “Claret & Bue”, così denominati per via dei loro colori sociali, risultano essere tra i club fondatori della lega inglese, concepita e creata negli anni attorno al 1880-85 e onorano questo ruolo venendo selezionati come uno dei dodici partecipanti che nel 1888-89 danno vita alla prima edizione della First Division. La storia del club vede un periodo di importante luminosità nei primi 25 anni di attività, prestigio che porta alla conquista di 6 titoli nazionali e 6 FA Cup. A partire dagli anni ‘20 il club inizierà ad attraversare un periodo di lungo anonimato, che lo traghetterà a salire e scendere di categoria più volte, con poche soddisfazioni a contorno tra cui la conquista di un’altra FA Cup nel 1956/57 e di una League Cup nella stagione 1960/61. Quando nel luglio del 1974 le strade del club di Birmingham e del tecnico Ron Saunders si incontrano, un forte desiderio di rivincita anima fortemente entrambe le parti. Il club di Birmingham infatti sta faticosamente uscendo dai 5 anni più complessi della sua storia, anni che lo hanno visto scivolare addirittura in Third Division nella stagione 1969/70, salvo poi riuscire a riemergere solamente due stagioni dopo. Saunders, in seguito alle buone cose fatte alla guida dei canarini del Norwich, trascorre un periodo da traghettatore nel Manchester City, che conduce dal novembre del 1973 fino all’aprile del 1974, salvo poi essere esonerato per mancanza di risultati. La stagione 1974/75, stagione del centenario per i Villans, premia subito il lavoro di Saunders, tecnico deciso e risoluto, che traghetta la squadra nuovamente in First Division, grazie al secondo posto ottenuto dietro al Manchester United, e porta nelle bacheche del club la League Cup (giocata contro il Norwich City suo ex club in una finale tra squadre di seconda divisione, in una edizione con addirittura nessun club di First Division presente fin dalle semifinali). Tale vittoria consentiva all’epoca l’accesso alla Coppa Uefa, prima partecipazione europea del club. Tale partecipazione avrà breve durata (eliminazione al primo turno da parte dell’Anversa) e avrà un modesto seguito nella stagione 1977/78, con il Villa eliminato nei quarti di finale dal Barcellona del tramontante Cruijff.

(I tifosi Claret & Blue si congratulano con la squadra vincitrice dell'FA Cup 1957 - GettyImages)

Negli anni successivi il tecnico, con sapienza e pazienza costruisce pezzo per pezzo una formazione completa in tutti i reparti, valorizzando il giovane Dennis Mortimer, che sarà il Capitano degli anni d’oro e innestando nel corso degli anni gente esperta come Rimmer o White, ripescato dal Newcastle dopo gli anni di gloria nel Forest, efficace come Bremner e Cowans o talentuoso come Shaw e Morley. Il grande lavoro di Saunders, oltre che sotto il profilo tecnico, consiste anche nel proteggere la squadra da pressioni esterne, circostanza questa che permette ai suoi talenti di ben amalgamarsi a tal punto da arrivare a competere per le posizioni di rilievo in First Division. La stagione 1980/81 rappresenta il capolavoro di Saunders, che guida un indomito Villa fino alla vittoria finale del campionato battagliando contro un brillante Ipswich Town guidato dal santone Bobby Robson, che di suo si consolerà vincendo la Coppa Uefa contro gli olandesi dell’AZ.

 

(Gary Shaw e Peter Withe nel 1981 - GettyImages)

La Coppa dei Campioni 1981-82

Quando la ventisettesima edizione della Coppa dei Campioni prende il via pochi accreditano la squadra di Saunders per la vittoria finale. Si arriva da ben 5 anni di dominio inglese: il Liverpool di Paisley prima e il Forest di Clough dopo hanno imperversato su tutti i campi d’Europa. L’edizione precedente aveva visto nuovamente i Reds di Liverpool imporsi vincendo una finale complessa contro gli spagnoli del Real Madrid al Parco dei Principi di Parigi, Reds che partono con i favori del pronostico. Le uniche credenziali di cui gode in qualche modo il Villa risiedono nel fatto che si tratti di un club inglese, quindi sempre in grado di creare fastidi a chiunque. La Coppa dei Campioni sta per entrare in una nuova fase. E’ giunta a conclusione la decade dei ‘70, anni in cui era praticamente impensabile per un club “normale” vincere il trofeo, vista la impressionante sequenza di grandi squadre, difficilmente battibili, alternatisi sul trono d’Europa (Ajax, Bayern, Liverpool e Nottingham Forest). L’edizione 1981-82 vede ai nastri di partenza diverse squadre molto ben attrezzate per la vittoria finale (Bayern Monaco, Anderlecht, Juventus, Benfica, Real Sociedad oltre alle già citate inglesi), ma nessun “gigante” paragonabile ai colossi vincenti degli anni precedenti. Lo stesso Liverpool pur fortissimo non appare più invulnerabile, sia per l’appagamento fisiologico di alcuni membri chiave, sia per la “stanchezza” mentale del suo leggendario tecnico che di lì a due anni lascerà la panchina.

L’Aston Villa inizia la sua corsa in sordina eliminando gli islandesi del Valur con un complessivo 7-0. Nel secondo turno i Claret & Blue vengono sorteggiati con la Dinamo Berlino. Esattamente come i loro connazionali del Forest due anni prima, il Villa vince in trasferta (2-1) e perde in casa (1-0) eliminando comunque gli spigolosi tedeschi dell’est. La Dinamo Berlino nel corso degli anni diventerà un vero e proprio portafortuna in Coppa dei Campioni nel dato che, dopo Forest e Villa, anche la stagione successiva gli anseatici dell’Amburgo nel loro cammino vincente elimineranno i cugini dell’est. 

Aston Villa da Saunders a Burton: due tecnici per una Coppa

In primavera qualcosa però si rompe dentro Saunders. I non soddisfacenti risultati in campionato, le precoci eliminazioni nelle coppe nazionali e una certa difficoltà della squadra nel seguire il suo timoniere lo portano a rassegnare le dimissioni il 10 febbraio del 1982, dopo un match con l’Arsenal. E’ un duro colpo sia per il club che per giocatori e i tifosi, ma rappresenta anche una svolta. Alla guida del club viene chiamato Tony Burton, uomo equilibrato e mite, che invece di rivoluzionare l’operato del suo predecessore, lo valorizza, motivando nuovamente la squadra e trasformandola da decadente detentore del titolo nazionale ad un manipolo di uomini ancora forti ed in grado in mezzo ad altri “forti” di essere abbastanza “bravi” da poter provare a vincere il massimo trofeo europeo.

Nei quarti di finale gli inglesi eliminano i temibili russi della Dinamo Kiev, altra circostanza che li accomunerà (nel medesimo turno) ai loro successori dell’Amburgo. In questo turno viene anche rispettata la tradizione del Cska Sofia come “Giants Killer” in Coppa Campioni. I bulgari, dopo aver chiuso nel novembre del 1973 il ciclo dell’Ajax e nell’ottobre del 1980 il ciclo del Nottigham Forest, di fatto chiudono la parte “nobile” della storia europea di Paisley eliminando i detentori del trofeo. Le semifinali vedono gli inglesi affrontare i temibilissimi belgi dell’Anderlecht. I biancomalva sono nell’apice tecnico della loro storia e dispongono di una formazione temibilissima che di fatto ha già eliminato (non senza una buona dose di fortuna) la Juventus di Trapattoni. Altresì si tratta di una formazione politicamente piuttosto influente in Europa, circostanza questa che rende il giocare al Park Astrid sempre complicato. Mentre dall’altra parte del tabellone il Bayern Monaco polverizza i bulgari con un complessivo 7-4, le due partite che vedono il Villa protagonista si rivelano delle vere e proprie guerre. Nella gara d’andata giocata al leggendario Villa Park (primo stadio assieme a Goodison Park in cui verranno giocate partite di campionato in tre secoli differenti) viene risolta da un colpo da maestro di Tony Morley a metà del primo tempo. Il ritorno, giocato su un campo pesante, in un clima di totale ostilità che porterà anche a scontri tra i tifosi delle due squadre (e ad una partita da giocare a porte chiuse nell’edizione successiva per i Villans) si chiuderà con uno 0-0, che di fatto porta il club di Birmingham all’atto conclusivo previsto il 26 maggio allo Stadio De Kuip di Rotterdam. I belgi avranno modo di dimostrare il loro valore l’anno successivo quando si aggiudicheranno la coppa Uefa, che contenderanno al Tottenham anche nella finale della stagione 1983-84, perdendola.

Coppa dei Campioni 1981-82, la finale: Aston Villa-Bayern Monaco

Il Bayern Monaco, ultimo ostacolo verso la corsa al titolo, è una squadra forte, ma non una grande squadra come quella degli anni 70. Ciò nonostante i bavaresi partono con il favore del pronostico e fin dai primi minuti del match, giocati in uno stadio con qualche vuoto (tradizione abbastanza consolidata a Rotterdam, che in occasione della finale di Coppa Coppe del 1974 tra Mangdeburgo e Milan presentava sugli spalti addirittura meno di 10mila spettatori), danno l’idea di poter presto sopraffare gli avversari. Tanto più quando dopo pochi minuti il portiere titolare inglese Jimmy Rimmer lascia spazio a Nigel Spink per infortunio, consolidando una sua sfortunata tradizione che non gli permetterà di essere protagonista nelle finali di Coppa dei Campioni, tradizione inaugurata nel 1968 quando Matt Busby allenatore del Manchester United, gli preferì per il match conclusivo a  Wembley contro il Benfica il più accreditato Alex Stepney. Il resto è storia nota. Spink gioca la partita della vita. Il Bayern attacca a testa bassa ma viene sorpreso a metà della ripresa da una combinazione Morley-Shaw che mette White solo davanti a Muller, battuto da un colpo che carambola nel senso letterale del termine in porta.

(Il tabellino della sfida offerto da Soccerdata.com)

Il Bayern schiuma rabbia e nonostante provi ad impattare la partita mosso più dall’orgoglio che dalla lucidità, perde la sua prima finale europea. Quando Tony Burton, ricevuto il trofeo da parte di Artemio Franchi, si incammina verso il centrocampo tenendo con una mano un manico della Coppa, l’immagine è quella di un uomo soddisfatto che ha fatto il suo dovere, ma dietro le cui spalle si staglia l’ombra del vero artefice delle fortune di quella squadra, ovvero quel Ron Saunders, che per orgoglio, consapevolezza o per troppo amore ha preferito farsi da parte nella speranza che la sua dipartita potesse in qualche modo risollevare le sorti di una stagione (la più importante) che si avviava a diventare veramente difficile.

Un gesto, le dimissioni di Saunders, portate per il bene supremo della squadra, che di fatto lo ha reso per sempre immortale nel cuore dei tifosi dell’Aston Villa al di là della vittoria in First Division.

(Un ritaglio del "match program" dell'Aston Villa e la prima pagina di "Match" - dall'archivio dell'Ing. Gianfilippo Riontino)

*Fonti utilizzate per la stesura dell'approfondimento dall'archivio dell'Ing. Gianfilippo Riontino: match program dell'Aston Villa; Kicker; Match e Soccerdata. Le immagini usate per la copertina (un ritaglio del match program dell'Aston Villa e la prima pagina di Kicker) provengono dall'archivio dell'Ing. Gianfilippo Riontino.

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