Coppa Uefa: le storie e le immagini inedite della prima edizione (1971-72)

Coppa Uefa: le storie e le immagini inedite della prima edizione (1971-72)

Dalla creazione della competizione alla vittoria del Tottenham in finale col Wolverhampton, attraverso documenti forniti dall'Ing. Gianfilippo Riontino, che ci ha aperto le porte del suo archivio di sport, uno dei più grandi al mondo

Gianfilippo Riontino/Edipress

18.05.2022 13:18

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La partita che si gioca tra Barcellona e Leeds United il 22 settembre 1971 al Nou Camp, rappresenta qualcosa di più che una finale “simbolica”, giocata per assegnare in via definitiva un trofeo (la Coppa delle Città di Fiera, come da denominazione originale). Rappresenta la fine di un certo tipo di calcio caratterizzato da un’organizzazione talvolta semplicistica ed amatoriale per entrare in un era totalmente nuova. Nella stagione 1970-71 infatti la Uefa decide di aumentare in termini di organicità il proprio controllo sulle competizioni tra club di diverse nazioni, ideando una nuova competizione, il cui format ricalchi in parte quello raggiunto dalla Coppa delle Città di Fiera. Le motivazioni che portano il massimo organismo calcistico europeo a prendere una tale posizione sono molteplici. In primis il grande successo ottenuto dalla Coppa dei Campioni e dalla sua sorella minore, la Coppa delle Coppe. Dopo un inizio non proprio agevole, le due competizioni sono entrate nell’immaginario collettivo di ogni club del continente, circostanza questa che ha garantito una presenza costante di pressoché tutte le nazioni appartenenti alla confederazione europea. La particolare conformazione geografica del continente europeo in quegli anni tra l’altro prevedeva 32 nazioni affiliate alla Uefa, numero particolarmente fortunato per quanto concerne le competizioni ad eliminazione diretta, organizzabili senza la necessità di turni preliminari (per “eliminare” eventuali squadre in esubero) od effettuare ripescaggi, (per arrivare ad un corretto numero di partecipanti). L’accresciuta credibilità di queste due competizioni, unita ad un successo economico non prevedibile, se non nelle migliori aspettative, ha portato la Uefa di fatto a tentare di sviluppare nuove strade per permettere alle squadre europee di competere tra di loro. Siamo ancora lontani da una visione globale del calcio in termini di diritti televisivi, ma per la prima volta la partecipazione alle coppe europee diventa per i club una voce economica non irrilevante da ascrivere ai bilanci fiscali di fine stagione. Il format della Coppa delle Città di Fiera fu il punto di partenza per la creazione di una nuova competizione che permettesse a squadre non vincitrici di trofei nella loro nazione, ma comunque particolarmente meritevoli per prestazioni e blasone, di competere per la conquista di un titolo ufficiale. Tale competizione prevedeva un numero di partecipanti pari a 64, circostanza questa che portava alla disputa di un turno in più rispetto alle due competizioni maggiori, turno che si decise di allocare temporalmente nel periodo intercorrente tra la terza settimana di novembre e le prime due di dicembre. Altresì la finale della competizione si decise dovesse essere giocata su due partite di andata e ritorno da disputarsi ciascuna in casa di una delle due finaliste. La partecipazione al trofeo, sarebbe passata attraverso una classifica di merito delle nazioni appartenenti alla Federazione, classifica determinata da un parametro la cui composizione numerica era data dalla combinazione di un coefficiente di difficoltà del campionato nazionale della nazione in esame, unito a un coefficiente indicante i risultati ottenuti nelle manifestazioni Uefa della stessa nazione. Nacque così il cosiddetto ranking Uefa. L’apparente semplicistico criterio di partecipazione fu materia non propriamente digeribile da tutte le federazioni. Se da un lato veniva meno il semplicistico criterio a inviti della precedente Coppa delle Città di Fiera, formula che tra l’altro penalizzava le realtà cittadine più piccole e spesso non permetteva una formula equilibrata dei turni di qualificazione, con spareggi e ripescaggi ove necessari (con turni giocati addirittura il 1° gennaio), dall’altro risultava ostico nella sua accettazione, soprattutto dai club britannici, la cui concezione di calcio non prevedeva l’esistenza di un trofeo a eliminazione diretta tra club di nazioni differenti, la cui partecipazione non fosse subordinata alla vittoria in una qualche competizione precedente (il campionato nazionale per quanto concerne la Coppa dei Campioni e la Coppa Nazionale per quanto concerne la Coppa delle Coppe). Nacque così la prima competizione europea non meritocratica, per la cui partecipazione non era prevista alcuna conquista precedente se non un buon piazzamento nel proprio campionato di appartenenza. La nascita di tale trofeo, pose di fatto la parola fine alla Coppa delle Città di Fiera. Altresì la Uefa allargò una regola già esistente che impediva di fatto ad un club di partecipare contemporaneamente a più di una manifestazione indetta dalla stessa Uefa. Dalla stagione 1971 – 72 e fino alla stagione 1990 – 91 nasce così il trittico delle coppe europee esclusivamente ad eliminazione diretta, che ancora oggi, probabilmente rappresenta, al di la dei facili entusiasmi economici, la massima espressione calcistica in termini di competitività tra club europei.

(Tre pagine fotografiche dei "match program" del Tottenham distribuiti a White Hart Lane, primo, secondo, terzo e quarto turno degli Spurs - materiale gentilmente concesso da Gianfilippo Riontino, che ci ha aperto il suo archivio)

La prima edizione della Coppa Uefa e le prime vittime illustri

Il 14 settembre del 1971 prende forma la prima edizione della Coppa Uefa, il cui iniziale criterio di partecipazione prevedeva quanto segue: quattro posti per le quattro federazioni maggiori (Inghilterra, Italia, Spagna e Germania). Tre posti per le cinque federazioni di media tradizione (Portogallo, Francia, Belgio, Scozia e Jugoslavia). Due posti per le successive dieci federazioni in termini di ranking. Un posto solamente per tredici federazioni minori.

(A sx un ritaglio del "match program" del Wolverhampton con uno scatto della gara giocata contro la Juve; a dx i tifosi bianconeri al Molineux - dall'archivio di Gianfilippo Riontino)

Vedono la loro presenza ai nastri di partenza (per la prima volta rispetto alla Coppa delle Città di Fiera) club appartenenti alle federazioni di Cipro e Albania, mentre la prima compagine sovietica ebbe modo di partecipare solo attraverso l’abolizione del posto riservato ai detentori del trofeo (circostanza differente da quanto invece previsto dalle due competizioni maggiori che permettevano alla squadra vincitrice di difendere il proprio trofeo).  Fin dal sorteggio del primo turno si capisce che la Uefa, dando una forma organica e riconosciuta alla acerba e poco rappresentativa competizione delle “Fiere”, ha fatto centro. Il livello mediamente uniforme delle compagini delle fasce inferiori, permette a ciascun club di poter coltivare un proprio personale sogno di gloria, fosse anche il solo avanzare più possibile nei vari turni della competizione, sia per poter “visitare” gli stadi dei club più prestigiosi che per incrementare gli introiti. Nasce tra i tifosi di tutta Europa la consuetudine di aspettare con curiosità con quale esotico avversario verrà abbinato il proprio club di appartenenza, circostanza questa che porterà gli stessi appassionati a vere e proprie ricerche accurate per sapere tutto del proprio avversario di turno e porterà anche ad una evoluzione della carta stampata che (Guerin Sportivo in primis) inizierà a capire l’importanza di approfondire la conoscenza di altre realtà calcistiche iniziando a pubblicare sempre più di sovente articoli e servizi su realtà pallonare differenti.

(Copertina e ritaglio interno del match program dell'Aberdeen, distribuito in prossimità della sfida contro la Juventus - dall'archivio di Gianfilippo Riontino)

Ai nastri di partenza della nuova competizione si presentano ben cinque squadre che si sono fregiate / si fregeranno del titolo di campione d’Europa, tra cui la regina di tutte le competizioni della Uefa ovvero il Real Madrid (le altre sono Milan, Juventus, Amburgo e Psv Eindhoven). E’ curiosa la circostanza di come due di queste squadre vengano già messe di fronte al secondo turno (Real Madrid contro Psv Eindhoven), con vittoria degli olandesi per differenza reti in trasferta. Mentre l’Amburgo viene spazzato via al primo turno dalla forza dirompente degli scozzesi del St. Johnstone con un parziale complessivo di 4-2, più articolato e complesso risulta essere il percorso delle nobili italiane.

(Cudicini a San Siro durante la sfida contro il Tottenham, appena punito dagli Spurs - GettyImages)

Le squadre italiane nella prima Coppa Uefa

Oltre alle già citate Juventus e Milan, fanno parte del lotto delle parteciparti anche Napoli e Bologna. I partenopei inciampano in un sorteggio insidiosissimo fin dal primo turno venendo opposti ai rumeni del Rapid di Bucarest che avranno la meglio sugli azzurri con un complessivo di 2-1. Non meno breve il percorso dei felsinei che vengono estromessi al secondo turno dagli slavi del Zeljeznicar e solo per la regola dei gol in trasferta (1-1 in terra slava e 2-2- a Bologna dopo essersi fatti rimontare due volte dagli slavi), ma non prima di essersi tolti la soddisfazione di eliminare i belgi dell’Anderlecht con un complessivo 3-1 in una sorta di rivincita del primo turno di Coppa dei Campioni 1964-65, quando i biancomalva estromisero i campioni d’Italia solo grazie alla monetina al termine del terzo incontro. La Vecchia Signora impatta al primo turno contro i maltesi del Marsa, non proprio dei “marsiani”, come celebra in maniera un po’ ironica l’organo ufficiale di stampa dei bianconeri. Un complessivo 11-0, conseguito in parte su un campo impolverato in terra battuta porta i bianconeri al secondo turno dove ad aspettarli ci sono i Dons di Aberdeen, non ancora ai livelli di grandezza a cui li porterà Sir Alex Ferguson nei primi anni ‘80. Un 3-1 complessivo traghetterà i bianconeri al terzo turno dove un volonteroso ma qualitativamente poco attrezzato Rapid Vienna nulla potrà contro la compagine bianconera (5-1 complessivo) che esce indenne dalle sabbie mobili invernali dei primi tre turni e vola diretta ai quarti di Finale. Dal canto suo il Milan polverizza al primo turno il Dighenis con un punteggio complessivo di 7-0 ed elimina non senza fatica l’Hertha Berlino grazie al gol segnato in trasferta in un 2-1 che faceva seguito alla goleada di San Siro (4-2 per i rossoneri). Al terzo turno il Milan contribuisce ad assottigliare il lotto delle squadre scozzesi partecipanti eliminando il Dundee FC con un punteggio complessivo di 3-2. Dundee già estromesso dalla massima competizione europea nella stagione 1962-63 quando i rossoneri si aggiudicarono la prima Coppa dei Campioni.

(Un ritaglio di Stadio dopo il sorteggio delle italiane - dall'archivio di Gianfilippo Riontino)

Coppa Uefa 1971-72, la fase finale della competizione

Si giunge così al mese di marzo del 1972, quando si giocano i quarti di finale della competizione. Relativamente alle federazioni maggiori sono assenti la Spagna (con tutte le squadre già eliminate al termine del 2° turno), e la Germania, la cui ultima rappresentante (il Brunswick) è caduta nel terzo turno per mano dei magiari del Ferencvaros. La terza e la quarta fascia del ranking sono state letteralmente spazzate via. Sarà raro il caso in cui club di fasce minori si avventureranno fino alla fase conclusiva della manifestazione. Oltre alle due nobili italiane sono presenti due inglesi (Tottenham Hotspur e Wolverhampton Wanderers), una belga (Liegi), una slava (Zeleznicar), una rumena (U.T. Arad), oltre al già citato Ferencvaros; queste ultime due provenienti da fasce minori. Relativamente alle squadre inglesi superstiti, agevole fin qui il cammino dei Wolves che con sei vittorie hanno eliminato facilmente Academica Coimbra, A.D.O. Den Haag e Jena. Non da meno gli Spurs che con cinque vittorie ed un pareggio estromettono dalla competizione Keflavik, Nantes e Rapid Bucarest.

I 4° di finale prevedono i seguenti accoppiamenti: AC Milan-Liegi, U.T. Arad-Tottenham Hotspur, Ferencvaros-Zeljeznicar e Juventus-Wolverhampton Wanderers.

Milan e Spurs ipotecano il passaggio del turno fin dalle gare di andata. Un doppio 2-0 (casalingo quello dei rossoneri e in trasferta quello degli Spurs) rende agevole il cammino per il ritorno che si chiuderà con due pareggi. Significativo l’1-1 dei rumeni dell’U.T. Arad in casa degli inglesi, club affrontato dai bianchi di Londra con parecchia diffidenza, nonostante il brillante risultato del primo match, visto quanto questi sconosciuti rumeni erano riusciti a fare l’anno precedente in Coppa dei Campioni eliminando addirittura i detentori del trofeo del Feyenoord con un doppio pareggio. Significativa anche l’impresa dei rossoneri che completano l’opera iniziata dai cugini nerazzuri che nello stesso turno di coppa (in Coppa Campioni però) eliminano l’altra squadra di Liegi (lo Standard) in un derby italo-belga tra le due città. La sfida tutta “orientale” tra magiari e jugoslavi si chiude con la vittoria dei primi ai calci di rigore, circostanza questa che per si verifica la prima volta nella storia della competizione. Cade invece la Juventus, contro i lupi del Molineux. Il gioco atletico dei Wolves frutta un 1-1 a Torino, risultato che la Vecchia Signora non riesce a ricapitalizzare in terra di Albione, dove prende un gol per tempo e riduce il passivo solamente a 5 minuti dalla fine con un rigore magistralmente segnato da Haller.

(I match program delle semifinali, distribuiti rispettivamente a White Hart Lane e al Molineux - dall'archivio di Gianfilippo Riontino)

Le semifinali vedono sorteggiati gli Spurs contro il Milan e i Wolves contro il Ferecvaros. Nella partita d’andata il Milan sorprende gli inglesi al 25’ con una rete di Benetti, pareggiata otto minuti dopo da un gol di Perryman. L’equilibrio si rompe al 61’ minuto, quando l’espulsione di Sogliano lascia i rossoneri in dieci, che imbarcano tre minuti dopo il secondo gol sempre da Perrymann su azione di calcio d’angolo. Rocco istruisce i suoi che alzano le barricate e limitano il passivo. Il tecnico triestino pur deluso si dice fiducioso di poter ribaltare il risultato al ritorno. Il trainer del Tottenham Bill Nicholson, invece, prepara una mossa a sorpresa, bloccando il trasferimento di Mullery al Fulham con grande dispiacere dei fan del Craven Cottage che rinunciano al ritorno della loro stella. Si tratta di una circostanza che inviperisce non poco i rossoneri, tanto più quando lo stesso Mullery al 7’ minuto del primo tempo con un gol spettacolare gela San Siro portando avanti gli Spurs. I rossoneri macinano gioco ma si scontrano contro il muro sapientemente eretto dagli inglesi che capitolano solo su rigore al minuto 67’, penalty segnato dal capitano Gianni Rivera per un fallo subito da Bigon. L’1-1 non basta ai rossoneri che vedono così sfumare la possibilità di aggiudicarsi il terzo trofeo della Uefa (rincorsa che ancora oggi non ha trovato il suo coronamento). Nell’altra semifinale i Wolves, dopo aver impattato 2-2 in terra d’Ungheria, chiudono la pratica al Molineux già nel primo tempo, passando in vantaggio al primo minuto di gioco con Daley e raddoppiando con Munro allo scadere della prima frazione. Inutile la rete di Ku al 47’ che servirà solamente a tenere sulle spine i lupi fino al 90°.

(Dal match program dei Wolves: gli uomini che hanno portato la squadra alla prima finale europea e la stupenda copertina - dall'archivio di Gianfilippo Riontino)

Coppa Uefa 1971-72, la prima storica finale tra Spurs e Wolves

Si arriva così all’atto conclusivo della competizione. La doppia finale prevede la partita di andata il 3 maggio 1972 al Molineux, tana dei lupi, con ritorno il 17 Maggio 1972 nel leggendario White Hart Lane. In campionato le due sfide si sono già esaurite fin dal mese di ottobre, in virtù del calendario asimmetrico utilizzato dagli inglesi. Nel turno d’andata, prima giornata di campionato, il 16 agosto le squadre impattano al Molineux 2-2. Esattamente due mesi dopo, nella partita di ritorno il Tottenham vince in casa per 4-1. Non è esattamente una stagione esaltante per i due club che si piazzano rispettivamente sesti (gli Spurs) e noni (i Wolves) in campionato e che vengono eliminati prematuramente nella coppa nazionale (al 3° turno i Wolves contro il Leicester City ed al 6° Turno gli Spurs contro il Leeds). Se da un lato il Tottenham ha vinto la semifinale più con l’intelligenza che con la forza, dall’altro il Wolverhampton nella doppia sfida con i magiari ha dato una manifestazione di strapotere fisico. Bill McGarry trainer dei lupi, alla luce di quanto emerso nelle due semifinali, imposta il match di andata per giocare una partita tutta d’attacco, cercando di sfiancare gli speroni. Sarà una tattica che non darà risultati. Il primo tempo nonostante tutti i tentativi portati dagli arancioni risulta infruttuoso e a inizio ripresa la maggior intelligenza tattica del Tottenham premia i bianchi che vanno in gol con un magistrale colpo di testa dell’idolo Chivers. I lupi grondano rabbia agonistica che riversano sul terreno di gioco, furore che li porta a impattare al minuto 72’ con McCalliog, abile a sfruttare un’astuta punizione battuta a sorpresa che taglia fuori completamente la difesa dei londinesi. Nell’ultimo quarto d’ora si decide il match e probabilmente la competizione. I Wolves non accontentandosi del pareggio si riversano in avanti con grande foga ma senza successo, aprendo importanti varchi, uno dei quali sfruttato ancora da Chivers che a tre minuti dalla fine batte Parkes con un tiro da lontano raggelando i 45.000 del Molineux.

(Il tabellino del match program della finale d'andata, compilato a penna da un tifoso dei Wolves al Molineux - dall'archivio di Gianfilippo Riontino)

La partita di ritorno giocata 14 giorni dopo in un White Hart Lane esaurito, vede gli uomini di Nicholson controllare facilmente il match su cui mettono il sigillo con un gol di Mullery al 29’ del primo tempo. Inutile la reazione d’orgoglio dei lupi che pareggiano al 40’ con Wagstaffe, ma non danno mai l’impressione di poter marcare il gol che porterebbe il match ai supplementari. 

La prima Coppa Uefa quindi prende la via di Londra. Il magico portaombrelli ideato dall’italiano Silvio Cazzaniga, con ancora il basamento originale integro (lo stesso verrà praticamente distrutto qualche anno dopo quando alcuni giocatori di una squadra vincitrice penseranno bene di smontare il trofeo trasformando il corpo in argento in un boccale dei festeggiamenti) va a tenere quindi compagnia alla Coppa delle Coppe nella bacheca degli Spurs, rendendo il Tottenham Hotspur il primo club inglese a vincere due coppe europee differenti. Per il Wolverhampton è l’inizio della fine. Il club di lì a poco retrocederà nelle divisioni inferiori, realtà che diventerà la sua casa abituale, con un solo motto d’orgoglio rappresentato dalla League Cup conquistata a Wembley nel 1980 contro il grande Nottingham Forest di Brian Clough.

(Il tabellino della sfida di ritorno fornito da soccerdata.com)

(I giocatori del Tottenham festeggiano con la prima Coppa Uefa - GettyImages)

*Fonti utilizzate per la stesura dell'approfondimento dall'archivio dell'Ing. Gianfilippo Riontino: match program del Tottenham Hotspur; match program del Wolverhampton; match program dell'Aberdeen; Stadio; Tuttosport; Hurrà Juventus, Shoot; Charles Bucham's Football. 

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