Inter-Liverpool: la remuntada nerazzurra nella Coppa Campioni 1964-65

Inter-Liverpool: la remuntada nerazzurra nella Coppa Campioni 1964-65

La squadra allenata da Helenio Herrera fu protagonista di una splendida rimonta contro i Reds prima di alzare il trofeo nella finale contro il Benfica

Jacopo Pascone/Edipress

16.02.2022 12:31

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Pensi a Inter-Liverpool e alla Champions League e subito la memoria viaggia nel tempo, tornando fino al 1965, quando andò in scena uno dei confronti più epici disputati nella massima competizione europea da una squadra italiana. Era la Coppa dei Campioni 1964-65, quella che chiamava i nerazzurri a una complicatissima conferma, in seguito allo storico primo titolo conquistato nell’edizione precedente. 

Il cammino dell’Inter di Herrera e la sconfitta di Liverpool 

La Grande Inter di Helenio Herrera approda in semifinale dopo aver fatto fuori Dinamo Bucarest e Rangers. L’ultimo ostacolo prima della finalissima – in programma proprio a San Siro il 27 maggio – è il Liverpool di Bill Shankly. La gara d’andata si gioca in Inghilterra ed è totale appannaggio dei Reds, che rispediscono i nerazzurri in Italia con tre pallini sul groppone e una flebile speranza di qualificazione riposta nell’unico gol segnato da Mazzola: a San Siro servirà un miracolo per ribaltare la situazione.

Inter-Liverpool del 12 maggio 1965

Una settimana più tardi, il 12 maggio 1965, Milano ribolle d’attesa per la gara di ritorno. San Siro viene popolato da 76.611 spettatori per un incasso da 160.021.000 di lire: è record assoluto. La gente nerazzurra accoglie in campo i propri beniamini incitandoli come non mai. L’impresa è molto difficile ma non impossibile: al Mago serve un 3-0 per qualificarsi direttamente, mentre basta una vittoria con due gol di scarto per giocare l’eventuale spareggio, che si disputerebbe a Bruxelles il seguente 20 maggio. Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. Questo l’11 della filastrocca scelto da Herrera per rimontare gli inglesi. Capitan Picchi guida i suoi in un’atmosfera unica, che si trasforma in bolgia dopo soli 10 minuti di gioco. All’8’ Mariolino Corso si guadagna una punizione dal vertice destro dell’area di rigore. È lo stesso numero 11 a prendersi carico della battuta e scavalcare la barriera con la sua classica esecuzione a “foglia morta”, battendo imparabilmente Lawrence. L’Inter si riporta così in fretta e furia a centrocampo, senza distrarsi troppo nell’esultare, perché serve un’altra rete per pareggiare il conto.

La prodezza d’astuzia di Peirò

Un minuto più tardi, su un lancio di Corso per Peirò, si assiste a un gol storico, rimasto nella memoria di migliaia di appassionati. Il portiere avversario blocca il pallone intercettando il lancio di Mariolino. Apprestandosi al rinvio, fa rimbalzare la sfera a terra un paio di volte. Quando questo sta per essere effettuato, Joquian Peirò si fionda sulla sfera, la scippa al portiere inglese e la deposita in rete. Tra le inutili proteste dei giocatori del Liverpool è 2-0 per i nerazzurri. “Quel gol? No, non potrei mai dimenticarlo. Ho scordato alcuni particolari, ad esempio non avrei mai detto di essere stato io a lanciare l’azione, ma quel che fece Peirò lo ricordo benissimo, anche perché non era un’azione abituale per lui. Anzi, non ricordo un suo gol simile neppure in allenamento. Quella prodezza fu importantissima, perché ci consentì di fare una partita attenta, senza scoprirci molto. Dopo meno di dieci minuti infatti eravamo 2 a 0 e ci mancava soltanto un gol”. Parole di Sandro Mazzola, che ricorda così la prodezza d’astuzia del compagno. Una prodezza alla quale neanche il più ottimista tra i tifosi nerazzurri avrebbe sperato di assistere dopo soli 10 minuti di gioco: una rete fondamentale che ristabilisce la parità con ancora tutta la partita da giocare.

Il gol della remuntada nel segno di Facchetti

Il doppio vantaggio placa la foga nerazzurra, con la squadra che smette di attaccare. “Nell’intervallo li ho caricati, spiegando loro che per accedere alla finale era indispensabile tornare all’attacco”, dirà Herrera a fine gara. Il messaggio viene immediatamente recepito dai suoi ragazzi, che al 17’ della ripresa portano definitivamente l’ago della bilancia dalla loro parte. È Giacinto Facchetti, in una delle sue abituali discese offensive, a segnare il gol che scrive la storia. Il leggendario numero 3 nerazzurro buca per la terza volta Lawrence al termine di una magnifica azione corale, grazie a un micidiale destro che si insacca in rete. È l’apoteosi che porterà a una lunga festa nella notte milanese. La metropoli verrà messa sottosopra dai tifosi deliranti di gioia. Le bandiere nerazzurre sventolanti dai caroselli formati da macchine e camion coloreranno la notte milanese, gli inni di gloria sveglieranno tutta la città. Con una remuntada sensazionale l’epilogo è stato scritto: l’Inter è in finale di Coppa dei Campioni per il secondo anno consecutivo, il resto è storia.

 

 

 

 

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