Domenico Penzo, il "nomade del gol": giocò con Paolo Rossi e Maradona

Domenico Penzo, il "nomade del gol": giocò con Paolo Rossi e Maradona

L'attaccante veneto conquistò la promozione con il Verona e si piazzò alle spalle di Platini nella classifica marcatori. A Torino sostituì Bettega vincendo scudetto e Coppa delle Coppe

Paolo Marcacci/Edipress

17.10.2023 ( Aggiornata il 17.10.2023 15:29 )

  • Link copiato

La Laguna veneta sul lato di nord-ovest, il mare Adriatico a est, la foce dell'Adige e il delta del Po verso sud: nascere a Chioggia vuol dire avere una sponda da raggiungere, quale che sia la direzione che si prende. Con l’ombra ricca di Venezia che mette un po’ di umidità in più nelle ossa dei pescatori: molte meno gondole e un groviglio di reti fittissime, per chiedere alle acque ferme e scure la sopravvivenza da trascinare, mentre i gusci sbattono come nacchere. Faceva il pescatore, il padre di Domenico Penzo, che al traguardo dei suoi settant’anni, ultimo di sette fratelli, intraprese il primo viaggio a sei anni, quando la famiglia si lasciò alle spalle la foschia che ammanta gli isolotti per cercare di scorgere un’esistenza più decorosa in mezzo alla nebbia di Cusano Milanino, dove il padre aveva trovato un posto da magazziniere e dove era nato Giovanni Trapattoni, che un giorno di Domenico sarebbe diventato allenatore.

Domenico Penzo, dalla provincia alla Capitale

Nella prima valigia della sua vita, i genitori avevano chiuso speranze e angosce, come tutti quelli che partono sapendo soltanto che è troppo poco quello che lasciano; in quelle successive lui ci avrebbe messo i gol, spesso in quantità più che decorosa, senza formalizzarsi quando gli sarebbe toccato scendere di categoria; senza esaltarsi quando tornava a sgambettare sotto gli occhi di platee da settantamila seggiolini. Le giovanili del Varese per scoprirsi attaccante, il Borgosesia per iniziare a fare sul serio, poi la Romulea nel periodo del servizio militare. Serie D dell’epoca, prima metà degli anni Settanta e osservatori che sul taccuino mettono il suo fiuto per la porta, la sua stazza e i suoi piedi tutto sommato educati. Dietro l’angolo c’è la Roma, per affiancarlo a Pierino Prati nella stagione 1974-75, quella di un orgoglioso terzo posto giallorosso. Un solo gol per Penzo, alla Fiorentina, ma un contributo decoroso, con 19 presenze.

La promozione con il Verona e la chiamata della Juventus

Altro giro, altra valigia: a Piacenza l’anno dopo, sotto la guida di G.B. Fabbri, ma il feeling non c’è e allora subito Benevento, in C, dove i gol sono 12 e dove lo nota il Bari, che anche grazie a lui viene promosso in B al termine della stagione 1976-77. Un anno al Monza, ancora tra i cadetti, poi il Brescia, con il quale Penzo torna in Serie A. Un campionato con le Rondinelle, la retrocessione e il ritorno in Veneto, ma sotto il balcone di Giulietta. A Verona, mentre è iniziato il decennio degli Ottanta, l’apice della carriera: la promozione in A nella primavera del 1982, a suon di reti, quindi un 1982-83 da incorniciare, nella sontuosa Serie A dell’epoca, con il secondo posto nella classifica cannonieri dietro Michel Platini, con 15 gol, e il raggiungimento della finale di Coppa Italia persa poi proprio contro la Juventus. Quella stessa Juventus che lo sceglierà per sostituire Roberto Bettega, partito per il Canada nell’estate 1983. Il suo anno in bianconero lo vede co-protagonista con Paolo Rossi per l’accoppiata scudetto-Coppa delle Coppe, competizione nella quale si regala una quadripletta contro i polacchi del Lechia Danzica.

Dalla Juventus al Napoli di Maradona

Neanche a Torino Penzo si ferma, perché lo aspetta il Napoli di Maradona, col quale gioca per due stagioni, per poi restare fuori rosa una terza, quella del primo scudetto partenopeo, 1986-1987. Chiude con il Trento, in C1, un viaggio ricco di saliscendi e di soddisfazioni, durante il quale Penzo ha incrociato i tacchetti con i Baresi e i Vierchwod, così come con tanti ruvidi marcatori di provincia, senza mai deviare dal sentiero che lo conduceva verso la porta avversaria: 122 presenze e 27 reti in Serie A, 136 apparizioni e 44 gol in Serie B. I numeri non mentono mai, come gli uomini che non hanno mai dimenticato da dove sono venuti.

Condividi

  • Link copiato

Commenti