O'Neill, il genio al rallentatore

O'Neill, il genio al rallentatore

Il ricordo dell'ex giocatore di Cagliari e Juventus scomparso lo scorso Natale

Alessandro Ruta/Edipress

14.10.2023 ( Aggiornata il 14.10.2023 14:01 )

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Fabian O'Neill non è più tra noi, almeno fisicamente, ma guai a dimenticarsi di lui. Chi c'era e l'ha visto del resto non può che abbozzare un sorriso, ripensando ai colpi di genio che ha lasciato a Cagliari, soprattutto, e in parte alla Juventus oltre che al Nacional di Montevideo. Classe pura al servizio di un fisico che l'ha abbandonato troppo presto.

O'Neill, "El Mago"

Nel 1996 la Serie A fa conoscenza con un trequartista del tutto atipico rispetto ai canoni fisici del ruolo: un metro e 90, tendenza all'ingrassare, ma due piedi da professore. Questo è l'identikit di Fabian O'Neill, che atterra a Cagliari dopo aver deliziato i tifosi del Nacional Montevideo. Maglia numero 10, ovviamente, e subito i paragoni con un altro uruguaiano che nell'isola aveva fatto più che discretamente, "El Principe" Enzo Francescoli. Quest'ultimo però era un po' più attaccante rispetto a O'Neill, che invece è un fantasista puro e come tutti i fantasisti va molto a momenti, a strappi, per non dire a giorni. Il Cagliari quell'anno retrocede dopo uno spareggio-salvezza a Napoli contro il Piacenza, ma Fabian decide di restare anche in B e di trascinare i suoi di nuovo nella massima categoria. Allenatore Gian Piero Ventura, Muzzi e Dario Silva (un altro uruguaiano) davanti e dietro O'Neill a ispirare: e ci sarebbe anche Vasari per quel Cagliari iper-offensivo che oggi potremmo immaginare con un 4-2-3-1. La seconda stagione intera in Serie A è assolutamente da ricordare, la migliore per "El Mago", che segna 5 gol e dispensa perle di altissima scuola. Con i piedi fa ciò che vuole: cambi di gioco di 40-50 metri, cross, assist e colpi di testa. Una delle partite più indimenticabili è un 4-3 che il Cagliari rifila alla Roma in cui O'Neill fa ammattire i difensori della squadra allenata da Zdenek Zeman. In un'altra, contro la Salernitana, umilia un giovane Gattuso con tre tunnel, con Rino a "ringhiargli": "Lo fai un'altra volta e ti meno". Cagliari salvo nel 1999, ma retrocesso nel 2000: in compenso il club è pronto all'incasso, arriva la Juventus con 18 miliardi e il cartellino di Ametrano e l'affare è concluso.

Il lungo declino

La verità è che quel passaggio in bianconero rappresenta quasi la fine di O'Neill, almeno ad alto livello. Gioca con Zidane, Del Piero, Inzaghi e gli altri campionissimi della Juventus. Zidane nello specifico rimane impressionato dai colpi di Fabian: "Non ho mai visto nessuno con quelle capacità tecniche". In campo però i risultati sono modesti, è come se l'uruguaiano si spenga piano piano. Viene addirittura ceduto al Perugia dove a rimanere a bocca aperta è il tecnico Serse Cosmi: "Il più forte che abbia mai allenato". Viene convocato per il Mondiale in Corea del Sud e Giappone con l'Uruguay, ma non mette mai piede in campo in una Celeste non proprio dai grandi nomi. Ormai ha già cominciato a bere, a volte anche in maniera smodata, e questo si ripercuote sul suo rendimento. Quando torna al Nacional è ormai il fantasma di se stesso, a nemmeno trent'anni il ritiro è dietro l'angolo. Le sue notizie da lì in avanti sono identiche a quelle di tanti altri ex-campioni ridottisi sul lastrico o con una salute precaria. Scrive un'autobiografia, "Hasta la ultima gota", "Fino all'ultima goccia", in cui vuota il sacco. Ammette di essersi bruciato tutti i guadagni, stimati in 15 milioni di dollari, tra alcol, donne, macchine e scommesse. Una volta, dice O'Neill, partecipa a un'asta di vacche in Uruguay completamente ubriaco, comprandone 1.100 per 250mila dollari. Viene operato alla cistifellea, è in attesa perenne di un trapianto di fegato, ma non rimane a secco di alcol per sufficiente tempo e quindi l'intervento viene continuamente rimandato. Ingrassato, impoverito, ma comunque nella mente e nel ricordo degli appassionati che lo scorso giorno di Natale si sono ritrovati a leggere l'ultima notizia riguardante O'Neill, quella della sua morte per un'emorragia interna. C'è qualcosa di più triste che morire il 25 dicembre? No, probabilmente. Però "El Mago" era così, classe enorme e sempre quel velo di malinconia molto sudamericana.

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