Dida, da brutto anatroccolo a fenomeno

Dida, da brutto anatroccolo a fenomeno

È stato uno dei portieri brasiliani più forti di sempre e ha vinto tutto con il Milan. E pensare che gli esordi erano stati tragici

Redazione Edipress

07.10.2023 ( Aggiornata il 07.10.2023 08:01 )

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In Brasile non ci sono solo grandi fantasisti, attaccanti o in generale giocatori di movimento. Anche i portieri hanno avuto la loro importanza per costruire certi successi. Magari se li sono goduti più i club della nazionale, ma Nelson Dida può essere senza dubbio catalogato come uno dei migliori interpreti di questo nuovo millennio: vincitore di tutto con il Milan, campione nella Libertadores con il Cruzeiro, non è mai stato troppo appariscente, però in quanto a rendimento in pochi possono vantare i numeri del portiere classe 1973.

Dida e la papera di Leeds

Nessuno, il 19 settembre del 2000, potrebbe prospettare per Dida una carriera da leggenda. Siamo a Elland Road, stadio del Leeds, minuto 88: la sfida di Champions League tra i locali e il Milan sta per concludersi 0-0 sotto un diluvio battente. Sarebbe un buon punto per i rossoneri in quella strana stagione in cui sono iniziate prima le coppe europee che il campionato, per via delle Olimpiadi di Sydney. Leeds in avanti e pallone tra i piedi di Lee Bowyer, mezz'ala tutto cuore dei "Whites", che scarica un destro più rabbioso che razionale dai 25 metri. Centrale, non crea problemi lì per lì a Dida, portiere che il Milan ha prelevato l'estate precedente dal Corinthians per farne la riserva di Christian Abbiati senza dimenticare che in rosa c'è sempre "L'ascensore umano" Sebastiano Rossi. Insomma, questo tiro di Bowyer è centrale, Dida lo blocca ma non trattiene in pallone. Il problema del brasiliano è che si trova esattamente sulla linea di porta e la sfera gli cade praticamente tra i piedi; la pioggia fa il resto, provocando un rimbalzo della palla anomalo su una pozzanghera, che la spinge in rete mentre l'estremo difensore del Milan finisce per dare un colpo di mento al palo alla sua sinistra. Un patatrac clamoroso che dà al Leeds una vittoria insperata: in alcuni tabellini quel gol non viene nemmeno attribuito a Bowyer, ma derubricato ad autogol del portiere rossonero. Il suo volto quasi da cane bastonato fa immediatamente il giro del mondo e Dida è presto etichettato come un bidone. Ci vorrà del tempo per rispedire al mittente le critiche. Intanto il Milan lo rispedisce in prestito per un anno e mezzo al club da dove l'aveva preso, il Corinthians, anche per via di una storiaccia sul suo presunto passaporto falso.

Da Istanbul al petardo

Eppure Dida era arrivato in rossonero forte di un bel curriculum comprendente la conquista della Coppa Libertadores con il Cruzeiro. Non è più giovanissimo, ma in Sudamerica è considerato uno dei migliori portieri del continente e verrà convocato per il Mondiale del 2002 che vincerà da riserva di Marcos. Poche settimane dopo Nelson viene richiamato dal Milan, dove è di nuovo il secondo di Abbiati: casualità vuole che nel preliminare di Champions con lo Slovan Liberec il portiere di Abbiategrasso si faccia male e allora tocca di nuovo a Dida. I rossoneri riescono a eliminare gli slovacchi e il brasiliano viene confermato da Ancelotti tra i pali. Inizia lì la sua leggenda che, almeno per quella stagione, vedrà il culmine nella finale di Champions vinta dal Milan contro la Juventus in cui Dida para tre rigori a Trezeguet, Zalayeta e Montero. Sempre senza grandi esultanze, sempre concentrato, con un sangue freddo assai poco brasiliano. Impressiona, infatti, la sicurezza di questo ragazzone di quasi due metri, poco spettacolare ma dal senso della posizione ineguagliabile, come se sapesse prima dove sta andando il pallone. Ci sono partite della stagione successiva dove Dida sembra erigere una sorta di muro invisibile davanti a sé, con delle parate semplicemente assurde tipo nell'1-0 contro l'Ajax al debutto in Champions. Annata-no per il Milan in Europa, ma trionfo in campionato con appena 20 gol subiti da Nelson in 32 presenze. Titolare indiscusso ormai anche in nazionale, un'altra serata che lo segna è quella del 12 aprile del 2005: si gioca un altro derby di Champions, all'andata il Milan ha battuto l'Inter 2-0 e sta conducendo 1-0 anche al ritorno. Dida ha compiuto anche in questa occasione alcune parate prodigiose, ma quando l'arbitro annulla un gol ai nerazzurri si scatena il finimondo, con la Curva Nord che inizia a buttare in campo di tutto, compreso un petardo che va a colpire sulla spalla il portiere brasiliano. Partita sospesa e assegnata a tavolino al Milan, che perderà la Champions in modo assurdo contro il Liverpool, nonostante Dida pari un altro rigore. In generale il rendimento del brasiliano inizia a calare, tornano alcune papere o goffaggini (tipo "l'infortunio" dopo aver preso gol contro il Celtic a Glasgow, in cui "sviene" senza motivo) che parevano dimenticate. Il Milan preferisce affiancargli portieri senza pretese di un posto da titolare, come l'australiano Kalac, ma si vede che Dida non è più quello di prima. Almeno, non riesce più a compiere quegli interventi da marziano, perché il suo lo continua a fare, forte anche di una grande difesa. Rivince la Champions nel 2007 e la Coppa Intercontinentale, gli ultimi grandi acuti del Milan ancelottiano. Rimarrà in rossonero fino al 2010, quando tornerà in Brasile ma non definitivamente visto che nel 2020 è rientrato a Milanello come preparatore dei portieri. Se vi chiedete perché Maignan è diventato un pilastro del Milan, forse una parte di merito l'ha avuta Dida, che il francese ogni giorno ha avuto come interlocutore privilegiato nell'anno dell'ultimo scudetto rossonero.

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