Jamie Redknapp, quasi figlio d'arte

Jamie Redknapp, quasi figlio d'arte

Il centrocampista è stato una bandiera del Liverpool, ma è stato frenato a lungo dagli infortuni pur essendo un giocatore di grande eleganza. L'eterno confronto con suo papà Harry

Alessandro Ruta/Edipress

25.06.2023 08:01

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C'è una bellissima espressione in inglese, "What if", che sta a significare più o meno "Che cosa sarebbe successo se invece...?". E insomma, la storia con i se e con i ma, che nella vita sono sempre tanti, ma alla fine "What if?". E lo si lascia lì a rimuginare. Jamie Redknapp è un caso perfetto di "What if": giocatore eccelso, dalla grande tecnica, fermato da infortuni e altri intoppi in un'epoca in cui l'Inghilterra in generale puntava molto su di lui, figlio d'arte e addirittura cugino d'arte. Papà Harry infatti era stato un allenatore dalla lunghissima esperienza tra i pro, mentre sua mamma Sandra era la sorella (gemella) della mamma di Frank Lampard, con cui si sarebbe scontrato varie volte in campo. Stesso ruolo, tra cugini primi.

Redknapp, lo "Spice Boy" del Liverpool

Non era facilissimo emergere negli anni Novanta nel calcio inglese senza incorrere in paragoni. Da giovane Jamie è costretto a seguire le orme del papà, che allena il Bournemouth e lui inizia a giocare lì: alto, bello da vedersi, grande specialista di calci da fermo, il Liverpool gli mette gli occhi addosso e lo paga 350mila sterline quando ha appena 17 anni, nel gennaio 1991. Un'investitura mica da ridere, da dimostrare in un club che all'epoca sta cercando di ripartire dopo un ciclo irripetibile. Diventa il più giovane Reds nella storia a giocare una partita in competizioni europee, nella stagione 1991-92. Ad Anfield rimane undici anni, gli ultimi due un vero calvario a causa degli infortuni: dopo un menisco rotto a 20 anni, in totale saranno 12 le operazioni chirurgiche al ginocchio destro, un po' troppo per chiunque e non solo per un calciatore. Nel frattempo il Liverpool ha perso il suo primato sportivo e "spirituale" sul calcio inglese, sorpassato in tromba soprattutto dal Manchester United, dove milita un calciatore simile per certi versi a Jamie, bello esteticamente e tecnicamente: è David Beckham, lo "Spice Boy", centrocampista che come Redknapp junior è un chirurgo sui calci piazzati. Paradossalmente con Jamie infortunato il Liverpool non solo vince cinque trofei in pochi mesi nel 2001 (Coppa Uefa, Coppa di Lega, FA Cup, Supercoppa Europea e Charity Shield), ma trova un giovanotto fatto in casa che si chiama Steven Gerrard, che diventerà capitano dei Reds sostituendo Redknapp anche in questo ambito. Nel 2002 finisce al Tottenham: ha solo 29 anni, però ha già imboccato il viale del tramonto e in campo è tutt'altro tipo di giocatore, quasi non si muove più. Finisce allenato addirittura dal papà al Southampton in un'annata disgraziata, culminata nel 2005 con la retrocessione dei Saints in Championship: è anche l'ultima stagione da pro per Jamie, che si ritira ad appena 33 anni.

Redknapp, commentatore apprezzato

I tifosi del Liverpool hanno inserito Redknapp al numero 40 in una classifica sui "100 giocatori più amati dalla Kop", la curva di Anfield dove si assiepano i fan dei Reds. Del resto è stato una figura un po' contraddittoria in un periodo altrettanto contraddittorio, quegli anni Novanta in cui il Liverpool in casa faticava e poi all'estero si trovava più a suo agio. Jamie ha avuto la sfortuna di farsi male proprio quando i suoi stavano crescendo, mentre era capitano di un gruppo dove brillavano altri giovani con cui era cresciuto assieme tipo Robbie Fowler e Steve McManaman. La stessa nazionale inglese non ha mai veramente potuto sfruttare il suo talento, visto che in totale Redknapp ha giocato appena una quindicina di partite con i Tre Leoni. C'era anche molta concorrenza a dire il vero. Dopo aver smesso di giocare, comunque, Jamie è diventato un apprezzato commentatore televisivo. Sempre elegante negli interventi sia in tv, su Sky Sports, che sul quotidiano "Daily Mail". Con quel pizzico di malinconia che traspare in chi di lui ha un ricordo di cosa sarebbe potuto essere, senza tutti quegli infortuni.

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