Claudio Onofri, il difensore dai piedi buoni e il cuore genoano

Claudio Onofri, il difensore dai piedi buoni e il cuore genoano

Nato a Roma ma cresciuto calcisticamente nel Torino, con i rossoblù giocò per quasi un decennio, diventandone capitano e simbolo

Alessio Abbruzzese/Edipress

24.07.2022 ( Aggiornata il 24.07.2022 14:00 )

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Quello di Claudio Onofri è un grande viaggio lungo la nostra storia calcistica, che lo ha portato, durante il corso degli anni ’70 e ’80, prima a girovagare per l’Italia e poi a trovare finalmente la sua Mecca: il Genoa Cricket and Football Club, squadra di cui diventerà capitano e uomo simbolo. Sentendolo parlare oggi in una delle sue svariate apparizioni in tv o radio non lo si direbbe mai, ma il viaggio di Onofri parte da Roma, il 24 luglio del 1952.

Il Toro e i primi anni 

Nella Capitale rimane davvero poco, già dalla giovanissima età si trasferisce al nord, a Torino per l’esattezza. Ed è qui, all’ombra delle Alpi, che inizia a dare i primi calci ad un pallone. Lo fa vestendo la maglia dei granata, dove dopo aver completato tutto il cursus honorum delle giovanili, si laurea Campione d’Italia con la formazione Primavera nel 1970. Da ragazzino gioca spesso da mezz’ala, poi viene spostato dietro, ma rimarrà per sempre un difensore dalle qualità tecniche più che discrete. Per quattro stagioni viene mandato fuori “a farsi le ossa” in Serie C vestendo le maglie di Pro Vercelli, Montevarchi e Clodia Sottomarina, prima di fare il primo grande salto della carriera. Lo prende a titolo definitivo l’Avellino con cui disputa il campionato cadetto del 1975/76, prima di incontrare quella che sarà la squadra più importante della sua carriera. 

L’amore infinito per il Genoa

Arriva a Genova, sponda rossoblù, dove esordisce in Serie A, il 3 ottobre del 1976. La prima stagione va una meraviglia: con i genoani raggiunge un undicesimo posto in campionato, ovvero una salvezza tutto sommato tranquilla. L’anno dopo purtroppo, complice anche la sfortuna, il Genoa retrocede,  a pari punti con la Fiorentina, per colpa della peggiore differenza reti. Nel frattempo la sua vecchia squadra, il Torino, decide di prelevarlo e lo compra per circa un miliardo di lire. L’annata del ritorno nel capoluogo piemontese non è il massimo: Onofri si rende conto di essere un pesce fuor d’acqua, casa sua è il Genoa. Alla fine della stagione spinge per tornare in rossoblù, e così è. Il figliol prodigo diventa capitano, scrive grandi pagine della storia genoana, rimanendo per sempre nel cuore dei tifosi, da cui è ricordato con grandissimo affetto ancora oggi. Nel 1985, dopo una lite furibonda con Burgnich e col presidente Spinelli se ne va a Catania, giusto il tempo di capire che è arrivato il momento di appendere gli scarpini al chiodo. La sua storia con il Genoa è destinata a continuare, prima come allenatore delle giovanili e poi, per un breve periodo nel 2002, anche della prima squadra. Rimetterà poi l’incarico dicendo: “Ogni qual volta si perdeva la partita non dormivo una settimana. Era uno stress troppo importante per me che vivevo il Genoa in maniera eccessiva”. È cosi che Onofri ci insegna che un “gran rifiuto”, a volte, può essere causato anche dal troppo amore.

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