Martin O’Neill, il nordirlandese che imparò tutto da Brian Clough

Martin O’Neill, il nordirlandese che imparò tutto da Brian Clough

Dopo 10 anni da giocatore nel Nottingham Forest è diventato uno degli allenatori più iconici del Regno Unito

Alessio Abbruzzese/Edipress

01.03.2022 11:29

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La fortuna è qualcosa di estremamente mutevole, soprattutto nel football. Anzi, soprattutto nel football inglese. In nessun luogo come in Inghilterra infatti, la storia ha visto un grandissimo alternarsi di squadre vincenti cadute nel dimenticatoio delle serie inferiori e viceversa. L’esempio più lampante ne è forse il glorioso Nottingham Forest degli anni ’70 e ’80, una delle squadre più iconiche del calcio mondiale, oggi relegata in Championship. Il 1° marzo del 1952 nasceva a Kilrea, nell’Irlanda del Nord, Martin O’Neill, una delle colonne portanti di quella meravigliosa squadra. 

Dall’Irlanda del Nord all’Inghilterra

Da giovanissimo inizia a far conoscere le sue ottime doti al centro del campo tra le fila del Distillery, club di Lisburn, ma il football non è tutto nella vita di Martin: il ragazzo frequenta con brillanti risultati la facoltà di legge nella prestigiosa Queen’s University di Belfast. Appena diciannovenne, riceve la chiamata del Nottingham Forest che lo mette davanti a un bivio: provarci col calcio o intraprendere una sicura, retribuita carriera come avvocato. Il dubbio, per un ragazzo pragmatico come solo un irlandese sa essere, è quasi amletico. Alla fine Martin opta per fare le valige, salutare la famiglia e partire per l’East Midlands; ancora non sa che la sua scelta gli permetterà di guadagnarsi un posto d’onore nella storia del calcio inglese. 

L’allievo di Brian Clough

Nel 1975 sulla panchina dei Tricky Trees arriva Brian Clough, il leggendario allenatore che porterà la squadra sul tetto del mondo. Con O’Neill s’instaura subito un franco rapporto di stima reciproca, il nord irlandese è un calciatore atipico, dalla grande intelligenza, su cui il tecnico inglese fa affidamento a occhi chiusi. La leggenda narra che appena arrivato al Forest abbia detto a O’Neill: “Io sono diffidente con le persone che sono più intelligenti di me, ma ti abbasserò presto al mio livello”. Martin diventa col tempo l’allievo migliore di Clough, preparandosi a una brillante e futura carriera da allenatore. Dopo aver vinto tutto con il Nottingham nei dieci anni in cui vi rimane – due Coppe dei Campioni, un campionato inglese, due Coppe di Lega, un Charity Shield e una Supercoppa Uefa – girovaga per qualche stagione tra Manchester City, Norwich e Notts County, prima di ritirarsi dal calcio giocato. 

I successi in panchina

O’Neill decide subito di sedersi in panchina, carriera a cui era evidentemente destinato, e lo fa prima al Wycombe e poi al Norwich, squadra con cui aveva anche giocato da calciatore. Dopo queste prime esperienze arriva la definitiva consacrazione al Leicester, che riesce a portare in Premier League con un’impresa che da quelle parti è stata oscurata solamente da quella di Ranieri, Vardy e compagni. Clough, che ne ha attentamente seguito i passi da allenatore ha detto in quel periodo: “A Leicester, chiunque sia in grado di fare bene qualcosa che non sia un maglione deve necessariamente essere un genio”. E probabilmente O’ Neill lo è davvero, un genio. Lo dimostra una volta di più accasandosi al Celtic, lui che da cattolico nord Irlandese non poteva trovare sistemazione migliore. Nei 5 anni passati a Glasgow vince sette Old Firm di fila, ben nove trofei e ottiene una storica semifinale di Coppa Uefa, diventando una leggenda degli Hoops biancoverdi. Negli anni successivi, dopo le esperienze all’Aston Villa e al Sunderland, viene scelto per guidare la nazionale irlandese. Alla guida della Jack’s Army, dopo le contestazioni iniziali per la sua fede cattolica, ottiene la qualificazione ad Euro 2016, arrendendosi agli ottavi ai padroni di casa della Francia. Purtroppo non riesce a ripetersi per il mondiale 2018, perdendo il ritorno degli spareggi a Dublino contro la Danimarca. Si dimette e torna in quella che per anni è stata casa sua al Nottingham Forest: qui rimane solamente una stagione, per via di dissidi interni dovuto probabilmente al suo carattere spigoloso. D’altronde non staremmo parlando di O’Neill, il miglior allievo di Brian Clough. 

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