Luciano Chiarugi, quel Cavallo Pazzo croce e delizia per Fiorentina e Milan

Luciano Chiarugi, quel Cavallo Pazzo croce e delizia per Fiorentina e Milan

Soprannominato anche Freccia di Ponsacco, dove nacque il 13 gennaio 1947, è stato una delle ali più talentuose del nostro calcio

Alessio Abbruzzese/Edipress

13.01.2022 09:45

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“Quando mi girava le partite potevo vincerle da solo, ma quando non mi girava potevo perderle da solo".  Con queste parole, in cui si riferisce a se stesso, si può ben inquadrare il Luciano Chiarugi calciatore. Classe 1947, “Cavallo Pazzo” era un’ala offensiva con una propensione più che naturale per il dribbling, dotato di un estro e di una velocità fuori dal comune. Prima che diventasse di moda, soprattutto negli ultimi vent’anni, Chiarugi era un esterno d’attacco mancino che veniva spesso utilizzato sulla fascia destra, così da avere la possibilità di rientrare verso il centro del campo. Il suo modo di giocare, profondamente individualista, lo ha portato ad essere croce e delizia per i suoi allenatori.

La gioventù alla Fiorentina e la maturità al Milan

Nato a Ponsacco, in provincia di Pisa, cresce nelle giovanili della Fiorentina, dove esordisce diciannovenne nel 1966. Sin da subito dimostra le sue doti superlative e il suo caratare individualista, che spesso lo porterà a scontrarsi con Pesaola, reo di preferirgli a volte Maraschi o Rizzo. Anni dopo parlando dei suoi anni in viola dirà: “Nella squadra viola dribblavo tutti: i compagni magari dicevano che ero egoista, ma ai tifosi piacevo così. Giocavo distinto, in campo mi sembrava di essere solo. Mi ordinarono di stare più arretrato, obbedii. Ma non era il mio gioco, in certe partite quasi non mi si vedeva. Mi sentivo come prigioniero. Magari arrivava qualche fischio ed io morivo di rabbia: mica potevo gridare al pubblico che non era colpa mia, che era colpa di chi mi impediva di fare ciò che volevo. Dovevo accusare Liedholm, o Pesaola? Stavo zitto, e mandavo giù il rospo”Nell’anno dell’esordio con Chiappella in panchina vince una Coppa Italia e una Coppa Mitropa, mentre nella stagione 1968/1969 – quando Pesaola è diventato il tecnico della Fiorentina – è uno dei protagonisti dello scudetto viola: è suo il gol che l’11 maggio contro la Juventus sancisce la vittoria aritmetica del tricolore. Durante la sua lunga carriera la “Freccia di Ponsacco” segnerà diversi gol importanti, e i tifosi milanisti lo sanno bene. Dopo sette stagioni nel capoluogo toscano, infatti, i rossoneri si aggiudicano le sue prestazioni sportive sborsando ben 400 milioni di lire e vincendo un accesissimo derby di mercato con i cugini nerazzurri. A Milano Chiarugi diviene ben presto un beniamino della tifoseria, grazie soprattutto al suo modo di giocare, grazie ai suoi dribbling, alla sua estrema fiducia nei propri mezzi quasi al limite dell’arroganza.

Quel gol al Leeds in finale di Coppa delle Coppe

Il 16 maggio del 1973 i rossoneri sono a Salonicco per disputare la finale di Coppa delle Coppe. I ragazzi di Nereo Rocco devono affrontare una temibile corazzata: il Dirty Leeds di Don Revie. La partita si preannuncia come dura, anzi durissima, i Whites dello Yorkshire sono celebri per il loro gioco ruvido, ai limiti dello scorretto. Ebbene a sbrogliare la matassa ci pensa, neanche a dirlo, Cavallo Pazzo Chiarugi, che dopo appena 5 minuti di gioco segna direttamente su punizione. Il resto del match è una vera e propria battaglia, ma alla fine i rossoneri portano a casa la coppa. Con il Milan rimarrà per quattro stagioni, prima di passare al Napoli.

Gli ultimi anni 

Con la maglia azzurra resta per due stagioni, in cui colleziona 48 presenze e 10 gol. Cavallo Pazzo si rende conto che gli anni stanno passando anche per lui, e decide di scendere in Serie B con la Samp, prima di chiudere definitivamente la carriera tra Bologna, Rimini, Rondinella e Massese.

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