Dalla Viola al Perugia dei miracoli, la storia di Mauro Della Martira

Dalla Viola al Perugia dei miracoli, la storia di Mauro Della Martira

Nato a Roma il 16 dicembre 1951, negli anni ’70 ha vinto una Coppa Italia con la Fiorentina e giocato con i Grifoni che sfiorarono lo scudetto

Jacopo Pascone/Edipress

16.12.2021 ( Aggiornata il 16.12.2021 12:33 )

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Da Roma Sud a Roma Nord, dalla Garbatella a Tor di Quinto. La carriera calcistica di Mauro Della Martira inizia e finisce nella Capitale. Nel mezzo tante storie da raccontare. Dopo essersi formato nella Bettini Quadraro, giovanissimo comincia a girare l’Italia. A un’esperienza con l’Arezzo in B – durante la quale non scende mai in campo – seguono quelle con Paganese e OMI Roma, prima del trasferimento in Toscana, dove passerà gran parte della carriera. Una stagione da titolare fisso con la maglia del Viareggio lo porta a Firenze.

Gli anni alla Fiorentina

Alla Fiorentina trova un emergente Gigi Radice in panchina. Nello scacchiere dell’allenatore lombardo forma la coppia difensiva centrale con Giuseppe Brizi, una difesa aiutata costantemente dal lavoro di filtro del compianto “Mastino” Bruno Beatrice. Il campionato della Viola, siamo nella stagione 1973-74, inizia alla grande: solo uno sciagurato girone di ritorno la allontana dalla lotta per il titolo. La squadra chiude sesta, con la terza miglior difesa al pari della Juve: 26 gol subiti, tre più rispetto alla Lazio scudettata. Radice non viene però confermato. Lo storico capitano Picchio De Sisti passa alla Roma e il giovane Antognoni ne prende l’eredità. L’anno successivo è quello delle ultime vittorie viola prima degli splendidi Novanta. La squadra guidata dall’ultimo Nereo Rocco allenatore s’impone in Coppa Italia. Per Della Martira, insieme alla Coppa di Lega Italo-Inglese successivamente conquistata, è l’unico trofeo in carriera. La vittoria contro il West Ham arriva quando in panchina c’è già Carletto Mazzone, tecnico che accompagnerà il difensore romano fino al termine dell’avventura toscana. Una stagione anonima con un nono posto in Serie A precede la memorabile annata 1976-77, quando la Viola si piazza prima tra le squadre “normali”, visto che Torino (allenato dall’ex Radice) e Juventus fanno un altro sport, giocandosi il titolo punto a punto e chiudendo rispettivamente a +15 e +16 dalla terza. Il 1976-77 è anche l’anno del record di reti: il centrale romano ne segna ben 3 delle 5 complessive in Serie A. La prima vale un pari interno col Catanzaro, mentre le altre due arrivano nel memorabile scontro diretto contro il Napoli: due colpi di testa su azione d’angolo che regalano il successo per 2-1 alla Viola. L’anonima annata successiva anticipa l’indimenticabile stagione dei miracoli passata da Della Martira con la maglia del Perugia.

Della Martira, il centrale del Perugia dei miracoli

Con Castagner il difensore disputa il suo miglior campionato. È una colonna sulla quale si basa la squadra che passerà alla storia come “Perugia dei miracoli”, capace di subire sole 16 reti in 30 giornate, ma, soprattutto, di chiudere il campionato da imbattuta. Prima a riuscirci in assoluto. Della Martira, insieme al collega di reparto Antonio Ceccarini è il più utilizzato della rosa (35 presenze totali). L’imbattibilità però non basta per conquistare quello che sarebbe potuto diventare uno scudetto irripetibile, forse più del Cagliari ’70 – che comunque aveva Riva –, della Lazio ’74 – che ci era andata vicina già l’anno prima –, o di quelli di Verona e Sampdoria che arriveranno poi. Resta comunque una perla assoluta negli almanacchi della Serie A, un’impresa che Mauro Della Martira vive da protagonista assoluto. Dal paradiso all’inferno, succede tutto in pochi mesi: Il 23 marzo 1980 scattano le manette su molti campi di A e B per via dello scandalo del Totonero. Tra i calciatori fermati c’è anche lui.

Gli States, Chinaglia e quel derby…

Riabilitato in seguito alla decisione della FIGC conseguente al successo della Nazionale nel Mondiale ‘82, si ritira dal calcio giocato, vivendo una breve esperienza da assistent coach nei New York Cosmos di Chinaglia. Con il ritorno in Italia di Long John, che il 13 luglio ‘83 diventa presidente della Lazio, anche il difensore rimpatria. L’ex bandiera biancoceleste, tra lo stupore generale, decide di aggregarlo alla rosa per il campionato 1983-84. E così Della Martira riesce a lasciare un ricordo agrodolce anche nella capitale. Agrodolce perché non legato a un successo vero e proprio, ma a un derby non perso. E questo, nel pieno degli anni della Roma più forte di sempre, che si porta a casa la stragrande maggioranza delle sfide, è senza dubbio un fattore positivo. Il 26 febbraio 1984 gioca da titolare marcando Pruzzo. Della Martira e compagni vanno vicini all’impresa. Un rigore di Di Bartolomei accorcia sul doppio vantaggio firmato da un immenso Vincenzino D’Amico. Peccato per la sciagurata espulsione di Manfredonia che precede il 2-2 di Pruzzo, perché forse in 11 contro 11 quel derby i biancocelesti l’avrebbero portato a casa. Il centrale romano chiude poi la carriera da calciatore giocando gli ultimi ’67 dove tutto era iniziato, al Comunale contro la sua Fiorentina.

Oggi fa il ristoratore, possiede un locale a Londra a due passi da Buckingham Palace e ha trasmesso la sua seconda passione alla figlia Enrica, finalista nella terza edizione del talent show culinario MasterChef Italia.  

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