Joe Jordan, lo Squalo scozzese del Leeds passato anche al Milan

Joe Jordan, lo Squalo scozzese del Leeds passato anche al Milan

Nato a Carluke il 15 dicembre 1951, venne lanciato nel grande calcio dal mitico Don Revie. Prima di approdare in Serie A vestì anche la maglia del Manchester United

Jacopo Pascone/Edipress

15.12.2021 ( Aggiornata il 15.12.2021 12:43 )

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È grazie a Don Revie che arriva la prima grande occasione nella carriera di Joe Jordan. Siamo nel 1969, il giovane attaccante gioca nel Greenock Morton, società che milita nella seconda serie del calcio scozzese, quando il mitico allenatore del Leeds, su consiglio di un amico, si mobilita personalmente per testarne da vicino le potenzialità. Lo scozzese è un centravanti tutto muscoli e potenza, ideale per il campionato inglese dell’epoca. Revie resta impressionato e mette in guardia i suoi: “Non so se diventerà il calciatore che penso io. So solo che verrete da me a supplicarmi di metterlo in squadra con voi nelle partitelle di allenamento”. Eh sì perché il ragazzone scozzese è veramente imponente: le palle alte sono tutte sue. Su questo si esprimerà anche Jack Charlton, difensore e capitano del Leeds, campione del mondo ’66, oltre che fratello del leggendario Bobby: “Non mi era mai capitato di perdere tre duelli aerei consecutivi. Contro Jordan in allenamento sono arrivato a cinque”. All’elevata capacità nel gioco aereo, unisce anche una grinta da gladiatore, lottando ostinatamente su tutti i palloni. I primi anni nel sistema collaudato di Don Revie, però, sono duri. La squadra è una macchina perfetta, tra le migliori in Europa in quel periodo: la coppia d’attacco composta da Allan Clarke e Mick Jones non si tocca. Jordan gioca poco e aspetta il suo momento: sa di essere giovane (21 anni), sa di far parte di un top club, capace di vincere il titolo nel ’69 e di centrare tre secondi posti consecutivi.

Joe Jordan, lo Squalo

Un episodio sfortunato, ma che ne rimarca l’indole in campo, avviene nel corso di una partita del campionato riserve, quando Joe rimedia un violento calcio in bocca da un avversario. Il malaugurato incidente gli costerà i due incisivi superiori. Se fuori dal campo utilizza quotidianamente una protesi per coprire il buco in mezzo ai denti, il suo aspetto per gli avversari resta “selvaggio”: lo rende più “cattivo”. Da qui il celebre soprannome: “Squalo”. 

I migliori anni tra Leeds e Manchester United 

La svolta per Jordan arriva nel 1972-73: Don Revie comincia a farlo giocare e arriva anche la prima convocazione della nazionale scozzese. Il Leeds perde però due finali– Coppa delle Coppe contro il Milan e FA Cup col Sunderland – per poi rifarsi nel ‘74 con la conquista del titolo. La delusione più cocente resta senza dubbio quella della finale di Coppa dei Campioni 1974-75. Il Bayern Monaco vince 2-0, ma agli inglesi sullo 0-0 viene annullato un gol segnato dal numero 7 Peter Lorimer per un fuorigioco quasi inspiegabile. A quella finale – che resta una delle più contestate di sempre – seguirà anche un corteggiamento proprio da parte del tecnico bavarese Dettmar Cramer: il Leeds farà muro. Lo scozzese resterà con i Peacocks fino al gennaio del 1978, ma superata la frustrazione europea il mitico ciclo degli inglesi ha cominciato il suo declino. Dopo aver accumulato 170 presenze condite da 35 reti, lo Squalo viene quindi ceduto al Manchester United, che paga ai White l’importante cifra di 350mila sterline. Nonostante il numero 9 continui a segnare, l’avventura a Old Trafford non risulta fortunata: i modesti risultati ottenuti lo spingono a lasciare i Red Devils e la First Division nel 1981. Nel 1984 tornerà in Inghilterra per chiudere la sua lunga carriera da calciatore, vestendo prima la maglia del Southampton e poi quella del Bristol City.  

L’avventura italiana di Joe Jordan

La riapertura delle frontiere per i calciatori stranieri in Italia avvenuta nel 1980 e una serie di trattative saltate, su tutte quella per il belga Jan Ceulemans, lo portano a vestire la maglia del Milan. La sfortuna dello scozzese è quella di capitare nel glorioso club meneghino in uno dei momenti più traballanti di sempre. Tornati in Serie A in seguito alla retrocessione avvenuta per lo scandalo del Totonero del 1980, i rossoneri, nonostante la presenza in squadra di grandissimi calciatori, non riescono a evitare un nuovo tracollo. Jordan segna comunque 6 reti (miglior marcatore della rosa insieme a Roberto Antonelli), per poi diventare grande protagonista nel campionato cadetto, che più si addice alle sue caratteristiche fisiche. In coppia con un giovane Aldo Serena – arrivato in prestito dai cugini dell’Inter – riporta il Diavolo in Serie A, guadagnandosi l’affetto e la stima dei tifosi rossoneri, che ancora oggi non l’hanno dimenticato. L’avventura italiana dello Squalo termina con una stagione al Verona di Bagnoli. Il club veneto sta ponendo le basi per centrare lo storico tricolore del 1985 e si piazza sesto, ma l’ariete scozzese non è più quello di un tempo e dopo una sola rete in 12 presenze di campionato lascia definitivamente il Belpaese.

I record con la nazionale scozzese

Joe Jordan ha rappresentato la Scozia per nove anni, dal 1973 al 1982. In questo periodo è riuscito a partecipare a ben tre edizioni dei Mondiali, insieme a Kenny Dalglish l’unico scozzese a esserci riuscito. Rispetto al connazionale, fenomenale calciatore di Celtic e Liverpool, è però l’unico ad aver segnato in tutte e tre le edizioni: nel ’74 allo Zaire e alla Jugoslavia, nel ’78 al Perù e nel 1982 all’Unione Sovietica. È proprio la rete contro i sovietici a sancire la fine dell’avventura di Jordan in nazionale, ma anche quella che gli consente di essere il miglior realizzatore della Tartan Army alle fasi finale della Coppa del Mondo. Indimenticabile resta il successo scozzese in terra inglese del 1978: “Non so quanti scozzesi ci fossero quel giorno a Wembley, so solo che tutti quelli che incontrai nelle settimane successive mi dissero che quel giorno erano presenti: per cui dovrebbero essere stati almeno mezzo milione! A fine partita ce li trovavamo dappertutto, perfino sotto le docce negli spogliatoi”.

 

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