Jardel all'Ancona: il flop dei flop del calciomercato invernale

Jardel all'Ancona: il flop dei flop del calciomercato invernale

L'arrivo del brasiliano ai marchigiani nel gennaio 2004 è considerato uno dei peggiori affari mai conclusi: condizione fisica scadente e contesto assurdo gli ingredienti principali

Alessandro Ruta/Edipress

18.01.2024 ( Aggiornata il 18.01.2024 08:01 )

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Mario Jardel è stato forse il peggior acquisto nella storia del calciomercato invernale. Il brasiliano arrivò all'Ancona il 19 gennaio del 2004 forte dei suoi numeri da grande attaccante anche a livello europeo e fu un flop colossale.

Detto questo, in quella squadra quell'anno difficilmente qualcuno avrebbe potuto salvare la baracca, in tutta sincerità.

 

 

Jardel, l'ex bomber di razza

 

Al termine della stagione 2001-02 Mario Jardel vince la sua seconda Scarpa d'Oro: del resto ha segnato 42 gol nel campionato portoghese con lo Sporting Lisbona ed è il terrore dei difensori a qualsiasi livello. Alto e potente, forte di testa, con una tecnica brasiliana che oggettivamente non si può nascondere, è un nome di culto nel calcio europeo.

In precedenza aveva fatto sfracelli con il Porto, realizzando quasi una rete a partita in quattro stagioni. Molte di queste decisive nel cammino in Champions League dei "Dragoni", che nel 2000 erano arrivati ai quarti di finale perdendo di misura contro il Bayern Monaco. Per Jardel comunque stagioni anche da 50 e passa gol, roba da fenomeno.

Con un gusto particolare nel segnare al Milan, punito sempre in Champions League sia con la maglia del Porto che con quella del Galatasaray, altro club dove nel 2000-01 il brasiliano avrebbe trovato un ambiente quanto mai favorevole trionfando in Supercoppa Europea segnando due gol al Real Madrid.

Solo applausi, insomma, per uno capace di vincere la Coppa Libertadores da protagonista con il Gremio nel 1995, naturalmente a suon di gol, 12, nell'edizione conquistata nel 1995 battendo in finale l'Atletico Nacional.

 

Il crollo verticale

 

Dal 2002 in avanti, però, è come se Jardel mandasse in campo una sua versione scarsa, o comunque lontanissima parente di quella precedente. Dopo lo Sporting fa una comparsata al Bolton, in Inghilterra, dove si scopre con le polveri bagnate, prima del colpo di genio: il 19 gennaio 2004 ecco l'annuncio ufficiale del suo trasferimento all'Ancona, in prestito.

I marchigiani sono ultimi in classifica e non hanno ancora vinto una partita, hanno già esonerato un allenatore (Menichini) per tentare la sorte con l'esperto Sonetti, ma la situazione è totalmente imbarazzante e fuori controllo. C'è un turbinio di calciatori continuo che porterà a fine stagione l'Ancona a utilizzare addirittura 46 giocatori.

Compreso Jardel, che scende in campo 3 volte fornendo sempre prestazioni disastrose. Lo si vede totalmente fuori forma, una pancia non da atleta, e soprattutto fuori contesto. Viene sbandierato come grande nome, ma in realtà è già da mesi che non è in sé, depresso e in preda ai fumi dell'alcol, per sua stessa futura ammissione, con il matrimonio a un passo dalla rottura.

Dopo il clamoroso campionato 2002 infatti si era aspettato una convocazione dal Brasile per il mondiale in Corea del Sud e Giappone finendo invece dimenticato. Da lì, un crollo verticale culminato con l'esperienza ad Ancona.

L'esordio in Serie A, anche questo assurdo, con il Milan a San Siro, forse per fargli ricordare i vecchi palcoscenici dove aveva dato spettacolo: i marchigiani vengono asfaltati 5-0 e Jardel è un fantasma impresentabile, con i voti in pagella del giorno dopo che non vanno oltre il 4. Dopo 85 minuti penosi viene sostituito finalmente da De Falco.

Tre presenze, appunto, e un addio in sordina. Con il brasiliano simbolo, persino esagerato chissà, di una delle peggiori squadre nella storia del calcio italiano.

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