Amarcord estate 1983, il mercato dei brasiliani

Amarcord estate 1983, il mercato dei brasiliani

Serie A ricchissima e attiva con i giocatori sudamericani, quella di 40 anni fa. Nel bene e nel male, da Cerezo alla Roma a Zico all'Udinese, fino a Juary all'Avellino

 

Alessandro Ruta/Edipress

06.09.2023 15:00

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Dove vai se il brasiliano non ce l'hai? Sembra quello il ritornello dell'estate 1983, quella di "Vamos a la playa" dei Righeira, canzone da ombrellone per eccellenza. E sotto l'ombrellone le squadre della Serie A trovano sul mercato moltissimi brasiliani, considerati la panacea di tutti i mali, chissà.

Nomi clamorosi e meno conosciuti, il contagio è enorme. Senza contare altri colpi più vicini a noi e i soliti immancabili bidoni. "L'altro Brasile", titola il Guerin Sportivo in uno dei numeri dell'estate 1983, e ha ragione. 

 

Le stelle, Zico e Cerezo

Un anno dopo aver perso malamente ai mondiali contro l'Italia di Bearzot e Paolo Rossi, due undicesimi di quel Brasile stellare vengono a giocare in Italia. L'operazione più clamorosa la mette a segno la piccola Udinese, che per una cifra mai del tutto riconosciuta ma intorno ai 6 miliardi di lire porta in Friuli nientemeno che Zico.

Parliamo di uno dei migliori calciatori del pianeta, vincitore della Coppa Libertadores, perfetto esecutore di calci di punizione, che si trasferisce in una squadra che non ha mai lottato nemmeno minimamente per lo scudetto. Segnerà 19 gol al primo anno, meno al secondo.

L'altra stella brasiliana che viene in Serie A è Toninho Cerezo, formidabile tuttocampista come si direbbe oggi, che dall'Atletico Mineiro arriva a rinforzare in cambio di 6 miliardi la squadra campione d'Italia, la Roma. Sarà l'inizio di una lunga storia d'amore con il nostro paese, dove trascorrerà un decennio passando in seguito alla Sampdoria e vincendo lo scudetto nel 1991.

Una Roma che oltre a Cerezo si rinforza con Ciccio Graziani, strappato alla Fiorentina. L'obiettivo è di fare più strada possibile soprattutto in Europa, in Coppa Campioni.

 

Gli oggetti misteriosi: Eloi, Batista, Luvanor e Pedrinho

Dicevamo però, "Dove vai se il brasiliano non ce l'hai?". Il Genoa opta per Eloi, all'anagrafe Francisco Chagas Eloia. Due anni prima al Mundialito con il Santos aveva fatto faville, ma non se l'era filato nessuno. Quando arriva ha 28 anni, i capelli lunghi e ricci e i baffi: tutti biondi, naturalmente.

Sarà per la saudade o per il gioco del Grifo totalmente non adatto a lui, ma è un disastro totale. Il culmine in negativo lo tocca quando i tifosi della Sampdoria durante uno dei due derby di campionato fanno entrare sugli spalti una scimmietta con la maglia numero 10, per prenderlo in giro. Intanto si dice che la moglie Aparecida si sia ambientata a Genova molto meglio di Eloi. Dirà: "Mi è mancato un po’ di aiuto in campo. Ero anche uno specialista delle punizioni ma a fine allenamento i portieri scappavano subito a casa. In generale credo mi passassero poco il pallone".

Categoria bidone o quasi, insomma. Un po' come Batista, che la Lazio sceglie forse non convintissima e che si rivela essere un centrocampista lentissimo per la Serie A. I biancocelesti peraltro fanno tutto per metterlo a disagio in campo.

Poi c'è il Catania neopromosso del presidente Angelo Massimino, quello del "Manca l'amalgama, andiamo a comprarlo". Dopo aver vaneggiato per tutta l'estate gli arrivi di Prohaska dall'Inter e di un misterioso "di cui Zoff ci guarda ancora il palo" (forse era il polacco Kupcewicz, che al mondiale '82 aveva preso appunto il palo contro l'Italia), il presidentissimo si inventa Luvanor e Pedrinho: costo, 3 miliardi. L'allenatore Gianni Di Marzio forse avrebbe voluto qualcosa di diverso, gente più pronta.

Il Catania batterà tutti i record negativi in quanto a punti e vittorie, una sola in 30 partite.

Altri due brasiliani "esperti" di Serie A cambiano maglia in quell'estate. Dirceu dal Verona va al Napoli, mentre Juary dall'Inter va all'Ascoli.

 

Milan all'inglese, ecco Luther Blisset

Se la Juventus prende Laudrup per prestarlo alla Lazio e Tacconi dall'Avellino per farne il portiere del futuro dopo Zoff e l'Inter lo sfortunato belga Ludo Coeck, il Milan punta sull'Inghilterra.

Rossoneri neopromossi in A e che continuano nella tradizione recente britannica: dopo due anni di Joe Jordan, non benissimo, il Milan prende un attaccante inglese che al Watford ha segnato una caterva di gol. Si chiama Luther Blisset, "Lutero il bombardiere nero", ancora oggi ricordato come uno dei peggiori bidoni mai visti in A. Per fortuna che l'altro straniero i rossoneri lo indovinano, è l'onesto difensore belga Eric Gerets.

Nell'estate dei bomber fa scalpore il colpo del Torino che per quasi 4 miliardi strappa al Cesena l'austriaco Schachner, mentre Ramon Diaz dal Napoli passa all'Avellino. Il Pisa invece si assicura l'olandese Wim Kieft, che farà assolutamente il suo, strappandolo nientemeno che all'Ajax.

In ambito italiano ecco l'addio di Oriali all'Inter dopo oltre un decennio, direzione Fiorentina. Mentre il Verona zitto zitto inizia a costruire l'ossatura della squadra che vincerà lo scudetto: in poche settimane arrivano infatti Galderisi dalla Juventus, Fontolan dal Como, Bruni dalla Reggiana e Ferroni dalla Sampdoria, più il bomber Iorio dalla Roma che però l'anno successivo sarà ceduto.

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