Atalanta-Juve, quell'asse di mercato rotto da Donadoni

Atalanta-Juve, quell'asse di mercato rotto da Donadoni

Per anni tra i bergamaschi e i bianconeri c'è stata una corsia preferenziale per le trattative: Scirea, Cabrini e tanti altri hanno rinforzato la Signora, prima dell'arrivo di Berlusconi al Milan...

Alessandro Ruta/Edipress

27.07.2023 ( Aggiornata il 27.07.2023 08:01 )

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Bergamo-Torino, solo andata. Spesso è andata così, dall'Atalanta alla Juventus, i migliori giovani a vestire il bianconero e da lì a spiccare il volo verso grandi traguardi. Una storia che risale agli albori del calcio italiano, ma che ha vissuto anche interferenze da parte di altri club. Una su tutti, l'affare concluso nell'estate del 1986 tra il Milan e Roberto Donadoni, gemma dell'Atalanta destinata al rossonero.

Atalanta-Juve, quanti affari: da Fenili a Tavola

Camillo Fenili è il pioniere di tutte queste trattative andate a buon fine: è il 1925 e questa ala guizzante, nata e cresciuta a Bergamo, viene acquistata dalla Juventus con cui esordisce in Serie A. Solo quattro presenze per lui in totale in bianconero ma, come si dice, il dado è tratto.

Passano oltre vent'anni e nella stessa sessione di mercato arrivano da Bergamo a Torino ben due giocatori, Francesco Cergoli e Mihaly Kincses. Cergoli è una mezzapunta nata in un paesino che oggi è in Slovenia e rimane alla Juventus dal 1947 al 1949. Kincses da attaccante si trasforma in centrocampista a tutto campo, ma dopo una sola stagione nel 1948 saluta la Juve e si trasferisce al Bari.

La vera tratta privilegiata tra Bergamo e Torino sponda bianconera si apre negli anni Settanta, quando la Signora inizia a "saccheggiare" i migliori giovani italiani su piazza. Uno dei primi è anche uno dei più grandi di sempre: Gaetano Scirea. Estate 1974, il ragazzo di Cernusco sul Naviglio inizia la sua avventura alla Juventus, dove diventerà capitano, leader immenso anche se silenzioso, libero di sublime classe ed eleganza.

Gaetano Scirea, l'eroe bianconero e... azzurro

Due anni dopo tocca a un altro difensore (lombardo pure lui) trasformarsi in un tassello di una delle più grandi Juventus di sempre. Antonio Cabrini da Cremona dopo una sola stagione all'Atalanta va a piazzarsi sulla fascia sinistra della retroguardia della Signora e non se ne andrà più per oltre un decennio.  

Non lascerà invece un gran segno Pierino Fanna, esuberante ala friulana che veste bianconero nel 1977. Per cinque stagioni si alternerà molto nel turnover, vincendo tre scudetti ma quasi sempre da comprimario.

Con lui dal 1979 un altro acquisto dall'Atalanta, peraltro in un ruolo simile: Domenico Marocchino. Con quest'ultimo da Bergamo arriva l'ennesimo giovane, un centrocampista di Orzinuovi che si chiama Cesare Prandelli, e il portiere Luciano Bodini, storico "secondo" di Dino Zoff.

Una sessione di mercato particolarmente intensa quella, che si chiude con l'arrivo di Roberto Tavola.

Dopodiché, tranquillità per sette anni quando tutto sembra apparecchiato per l'ennesimo grande colpo atalantino della Juventus: Roberto Donadoni. E invece succede qualcosa che ribalta la situazione.

Donadoni, "Juve? No, 'Miliardoni' va al Milan di Berlusconi"

Estate 1986, la Juventus è pronta ad affondare il colpo con l'Atalanta per il pezzo pregiato del suo undici titolare. Si chiama Roberto Donadoni, è un ragazzo di quasi 23 anni che non parla molto ma si fa capire in campo. Esterno offensivo dal gran piede, giocatore completo e già in orbita Nazionale, profilo perfetto per la Signora, che va sicura di poter chiudere l'affare come tante altre volte in passato.

La dirigenza bianconera si rivolge quindi al presidente bergamasco Bortolotti, che però la gela: "No, Donadoni l'ho già venduto al Milan". Al Milan? Ma come? E invece sì, perché i rossoneri da pochi mesi avevano cambiato proprietà e il nuovo presidente non era più Giussy Farina, capace di grandi colpi a costo di dissanguarsi, ma Silvio Berlusconi, "Sua Emittenza", re delle televisioni. Donadoni era già stato visionato in passato, in epoca ancora di vacche magre. Ora però che a capo della società c'era uno che non si faceva molti scrupoli nello sganciare assegni robusti, l'ala di Cisano Bergamasco era tornata di moda. Per cui 4 miliardi all'Atalanta più i cartellini di Incocciati e Icardi, per un totale stimato di 10 miliardi di lire. Berlusconi del resto si era convinto dell'acquisto di Donadoni dopo averlo visto giocare in una partita dell’Under-21, il quarto di finale contro la Svezia all'Europeo del 1986. Tanti saluti quindi alla Juve, a Boniperti e all'Avvocato Gianni Agnelli, tutti spiazzati. Sui giornali Donadoni diventa subito "Miliardoni" e in effetti è un colpo sensazionale, un pugno sul tavolo delle trattative che fa capire come i tempi siano cambiati.

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