Nba: il sogno di Hakeem Olajuwon e i suoi trionfi con i Rockets

Nba: il sogno di Hakeem Olajuwon e i suoi trionfi con i Rockets

Nato il 21 gennaio 1963 a Lagos, soprannominato “The Dream”, ha saputo portare sul pitturato le movenze apprese con calcio e pallamano. Fu la stella degli unici due anelli vinti da Houston

Valerio Ciaccio/Edipress

21.01.2023 17:32

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Hakeem Abdul Olajuwon nasce il 21 Gennaio 1963 a Lagos, terzo di otto figli. Come quasi sempre accade in Nigeria, insieme alla sua famiglia fa parte di una tribu': quella degli Yoruba. Sin dai primi anni dimostra un’intelligenza molto sviluppata, oltre ad una spiccata predisposizione per qualsiasi cosa riguardi lo sport. Parla fluentemente inglese e francese, cosa che per un ragazzo africano del tempo non era poi così usuale, oltre a quattro dialetti nigeriani.

Olajuwon tra pallamano, calcio e basket

Lo sport nella sua vita sarà un elemento viscerale, ma tarda a capire in quale disciplina rappresenterà il suo futuro. La passione per il calcio è totale. Inizia a giocare e visto il suo imponente fisico viene scelto come portiere. Un solo gioco non basta, e tentando di capire le sue abilità nella pallamano scopre di eccellere anche lì. 

La svolta che rappresenta un vero e proprio bivio nella vita e nella futura carriera di Akeem, si presenta quando l'allora Coach della Nazionale nigeriana Richard Mills lo "trascina" verso il basket. Durante una partita di calcio lo nota sul rettangolo verde e, con lungimiranza, si innamora delle doti fisiche del ragazzotto di Lagos che spicca con i suoi due metri tra tutti gli altri partecipanti all'incontro. Cerca di convincerlo fin da subito di dover massimizzare la sua esplosività sfruttando il fisico imponente e  prova a insegnargli i fondamentali del gioco. Il raggiungimento dell'obiettivo è arduo perché alla fine degli anni '70, in Nigeria, la pallacanestro è un oggetto misterioso e tutti i bambini preferiscono giocare agli sport praticati da Olajuwon in quei tempi. Miscelando gli insegnamenti di Mills alle basi tecniche e atletiche delle altre due discipline, Akeem inizia a far parlare di se' condendo il suo strapotere fisico sul pitturato con delle movenze eleganti proprie del calcio e della pallamano.

Olajuwon, la borsa di studio e l’inizio del sogno 

Nel 1979, dopo un bronzo nei campionati Juniores All-African, l'attenzione mediatica inizia a spostarsi su di lui e arrivano in America i primi report degli scout.  Il ragazzo crede nelle sue doti e inizia a costruire il suo sogno: conquistare una borsa di studio per un college americano e approdare nella Nba. A mettere le basi per il coronamento di tutto ciò sarà Chris Pond, che nel 1980 è impegnato alla guida della rappresentativa della Repubblica Centrafricana di Basket. Akeem durante il suo primo allenamento stoppa anche i moscerini, tanto da far stropicciare gli occhi ai fortunati testimoni. Pond a quel tempo è un allenatore giramondo che lavora anche come osservatore.

Rimane folgorato dai suoi mezzi fisici e piacevolmente colpito dal suo inglese e dalla sua indole buona e gentile, quindi si mette subito all’opera per aiutarlo. Tempestivamente. attiva le sue conoscenze e in poco tempo offre al giovane ragazzo nigeriano la possibilità di essere chiamato da cinque università statunitensi. Abitualmente il tecnico è solito indirizzare i suoi prospetti a North Carolina. Stavolta, trovando un ottimo accordo con il boss dei Cougars di Houston University Lewis, si traveste inconsapevolmente da Cupido facendo iniziare una lunga storia d'amore, quella tra Akeem Olajuwon e la città Texana.

A dire il vero, per altro, fu il lancio di una monetine a risolvere i dubbi dell’indeciso Pond… Il provino evidenzia le lacune offensive e fisiche di un cestista acerbo. Non si è mai allenato adeguatamente per sfruttare il suo potenziale e necessita di un corso accelerato di affinamento dei fondamentali. Lewis non si lascia abbattere. Intravede quello che in America viene chiamato "Uncut Gem", un diamante grezzo, e gli rilascia la tanto agognata borsa di studio dando il via al sogno americano di Akeem da Lagos.

La carriera universitaria di Akeem

Il primo anno al college vola via con tanta applicazione e pochissime presenze. E' troppo più importante formare una tecnica di base adeguata piuttosto che collezionare minuti. Dal secondo, gli viene messo a disposizione un compagno di allenamento come Moses Malone, che sta incantando l'Nba e Olajuwon inizia a imparare: vola con i suoi compagni, tra cui Clyde Drexler, verso la finale contro quella North Carolina che poteva essere il suo futuro. I "Phi Slama Jama", vengono così chiamati per rifarsi alla loro confraternita universitaria di schiacciatori al ferro del canestro, perdono all'ultimo respiro ma Akeem viene nominato comunque MVP. L'anno successivo Drexler va in Nba e Olajuwon si mette i Cougars sulle spalle. In quell'anno si comincia ad affibbiargli il soprannome di "The Dream", per richiamare il suo sogno che da vero guerriero Yoruba sta iniziando a realizzare. Un'altra sconfitta di misura in finale contro la Georgetown di Pat Ewing non riesce a far calare l'attenzione e le aspettative su di lui, che è ormai pronto al grande salto.

Incredibile ma vero sarà ancora il lancio della monetina a lasciarlo in zona Texana anche durante la militanza in Nba, senza farlo ricongiungere col suo ex compagno ed amico Clyde Drexler che gioca a Portland.

I primi anni in Nba di Olajuwon

Dopo una carriera universitaria tra le migliori di sempre, Olajuwon venne scelto come prima scelta del draft NBA proprio dagli Houston Rockets che vincono la lottery del 1984, una delle lotterie migliori di sempre, dato che vennero scelti anche altre stelle come Michael Jordan, Charles Barkley e John Stockton. Arrivato a Houston, forma uno dei primi esperimenti delle cosiddette Twin Towers (l'utilizzo, cioè, di due pivot) insieme a Ralph Sampson. Nel primo anno vede sfuggire il premio di "Rookie of the year" solo a causa di un Michael Jordan con le sembianze da Extraterrestre.

Nel campionato 1985-86, invece, i Rockets arrivano in finale contro i Boston Celtics di Larry Bird. Un Larry Bird ed una squadra biancoverde troppo forti anche per i Rockets di Akeem, che nonostante stia entrando prepotentemente nella Lega da totale uomo franchigia, si deve arrendere per 4-2.

Il buio e poi la luce: gli anelli vinti con Houston

Dopo un inizio sfavillante e ricco di prospettive il buio più totale, non tanto per Olajuwon, ma per Houston. All'inizio degli anni novanta, Akeem fu addirittura sul punto di essere ceduto, data la sua frustrazione per le scarse prospettive dei Rockets. Tra il 1987 e il 1991 la squadra texana, pur giocando sempre i playoff, non arriva mai oltre il secondo turno, nonostante Olajuwon si rivelasse tra le stelle della Lega con prestazioni e numeri da capogiro. Ma quando si tocca il fondo, si sa, si può solo risalire. Rudy Tomjanovich viene promosso come Head Coach e costruisce il gioco e la rosa per sfruttare al meglio le caratteristiche di Hakeem, ora con l'"H" visto il suo rafforzato rapporto con l'Islam.

Olajuwon viene attorniato da freschi tiratori di belle speranze. Con il nuovo assetto e le spaziature favorevoli il nigeriano vive una seconda giovinezza e si afferma definitivamente come l’uomo dai mille movimenti, grazie all’affinamento costante e progressivo del suo “Dream Shake”, che ha ormai raggiunto lo sviluppo definitivo.

Tornano la pallamano e il piede perno del Pivot, oltre che la possessivitá che si rispecchia nei confronti del pallone nel calcio. Vedere Hakeem è una delizia per gli occhi: si capisce che la sua forza meriti una vittoria. La sorte frappone questo grande momento per i Rockets al ritiro di Michael Jordan dalle attività cestistiche, i due storici anni sabatici del numero 23. Questo, nonostante le malelingue, non sminuirà il dominio assoluto che Olajuwon esercita su tutta la Nba in quelle stagioni.

Arrivano due titoli in back-to-back nel 1994 e nel 1995, il primo con la rivincita contro Pat Ewing e i suoi Knicks in 7 gare. Hakeem dimostra di essere il re indiscusso della Lega vincendo gli MVP della stagione regolare e delle finali, oltre al premio come miglior difensore dell'anno. 

1995: Houston ancora campione con “The Dream”

Houston pensa bene di ricongiungere il lungo nigeriano ed il suo amico Clyde Drexler per aumentare l'entusiasmo intorno ad una piazza che scoppia di gioia per la vittoria del primo storico campionato.

Il secondo anello i Rockets, nonostante la grande San Antonio di David Robinson che vince l'MVP nella regular season, lo conquistano distruggendo nelle finali gli Orlando Magic di un giovane Shaq: 4-0 per i texani di nuovo sul tetto del mondo! Dopo queste due fantastiche vittorie, un po' perché appagati, un pò per il ritorno di Michael Jordan in Nba, Houston e Olajuwon iniziano a prendere la via del declino. Dopo anni di scelte societarie sbagliate, Hakeem proverà il canto del cigno a Toronto. Con i Raptors però non andrà bene ed al culmine di una stagione straziata dagli infortuni deciderà di ritirarsi nel 2002.

Olajuwon lascia agli annali della lega le sue prestazioni strabilianti, che ne hanno fatto un'icona anche per via della sua straordinaria struttura mentale. Storiche rimarranno le sue partite vinte con la rabbia e con la tigna di chi ha dovuto sudarsi ogni traguardo fin dall'adolescenza, magari durante il mese del Ramadan, quando anche senza bere per giornate intere riusciva a dominare comunque in lungo e in largo sul pitturato. I 45 punti che si prende Jordan dritti in faccia ne sono un esempio.

Diventa Hall of Famer nel 2008. Ora guarda la Nba da Amman, dove vive per mantenere saldo il suo spirito da credente praticante. I lunghi moderni non esisterebbero per come li conosciamo senza Hakeem, ed i suoi insegnamenti sono stati fonte d'ispirazione per i vari Duncan, Mutombo e ora Embiid. Ha trasformato l'occhio degli spettatori perché ha mostrato l'espressione di arte e creatività per la prima volta in uno sport come questo: il giusto mix fra la sua grazia nonostante la statura imponente, l'eleganza e la sua potenza dominante rimarranno un pietra miliare di questo splendido gioco.

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