A 80 anni dalla nascita di Gimondi, il più forte nell’era del Cannibale

A 80 anni dalla nascita di Gimondi, il più forte nell’era del Cannibale

Nato il 29 settembre del 1942 il bergamasco è stato il secondo di sempre a centrare la tripletta Giro, Tour e Vuelta cui si aggiunge il Mondiale del 1973

Marco Perrone/Edipress

29.09.2022 ( Aggiornata il 29.09.2022 11:50 )

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Il più forte degli altri, il primo degli umani, il migliore escludendo il Cannibale. La sintesi della magnifica carriera di Felice Gimondi, che oggi avrebbe compiuto 80 anni, porta con sé necessariamente l’enorme ombra di Eddy Merckx. Non si tratta tanto di un paragone quanto piuttosto di una precisazione doverosa per enfatizzare quanto fosse forte il ciclista bergamasco, nato a Sedrina il 29 settembre del 1942. In un’intervista post carriera concessa allo storico giornalista sportivo Adriano De Zan in cui si parlava del Campionato del mondo del 1973 vinto da Gimondi sul circuito del Montjuic, a Barcellona, Felice Gimondi dice espressamente: “Secondo la logica dovevo arrivare secondo”. E non si tratta, sia chiaro, della dichiarazione di un perdente, quanto piuttosto di rimarcare una consapevolezza: Eddy Merckx era il più forte ciclista in circolazione, un atleta non solo di un’altra cilindrata ma anche uno sportivo che aveva un costante bisogno di vincere, di primeggiare, di appagare la propria fame di vittoria, anche in una corsa di seconda fascia. 

E non c’era solo il Cannibale da battere…

Vincere in quel periodo era incredibilmente difficile non solo perché c’era Eddy Merckx ma anche perché c’era un manipolo di altri corridori di livello straordinario pronti ad approfittare di quelle poche défaillance del belga. Gimondi, dunque, doveva non solo sperare in una giornata non perfetta di Merckx ma anche essere superiore a campioni come Adorni, Motta, Fuente per la vittoria nelle corse a tappe e a Bitossi, De Vlaeminck, Zandegù, Maertens nelle gare di un giorno come le Classiche.

Ma il vero problema era battere il marziano, il Cannibale, uno che ha chiuso la carriera con oltre 400 vittorie, tra le quali spiccano 19 Classiche Monumento, una Vuelta, 5 Tour e 5 Giri d’Italia. Proprio per questo motivo ogni vittoria di Felice Gimondi ha un valore inestimabile.

Il Mondiale del 1973 riscatta il ko di due anni prima

Tra le comunque innumerevoli vittorie di Gimondi, il successo nel Mondiale del 1973 a Barcellona è la sintesi perfetta della tenacia del ciclista di Sedrina. Sfidare e vincere in volata battendo dei mostri sacri come Ocaña, Merckx e un giovanissimo Maertens rende decisamente l’idea di quanto fosse difficile vincere una corsa in quell’epoca per un ciclista.

Quel successo al Mondiale fu uno dei suoi piccoli capolavori. Gimondi ha raccontato di essersi preparato a fondo per quel campionato del mondo con l’obiettivo di marcare a uomo il grande favorito Merckx. La sua tattica era tanto semplice a dirsi quanto difficile da mettere in pratica visto che il Belgio decise di sferrare un doppio attacco con il Cannibale e il giovanissimo Maertens voluto fortemente dallo stesso Merckx per l’appuntamento in terra catalana. Ne uscì fuori una corsa durissima con i soli Ocaña e Gimondi che seppero resistere alla furia belga e con il finale in una volata ristretta che sembrava già scritto. Maertens parte ai 300 metri con il compito di tirare lo sprint al capitano ma Merckx non scatta, Gimondi se ne accorge e ai -200 dal traguardo inizia la rimonta su Maertens e vince di misura sul belga meno accreditato. Per Gimondi è il coronamento di un sogno, per Merckx una sconfitta inattesa. Il bergamasco riesce così a vendicare la sconfitta di due anni prima quando a Mendrisio il belga si impose con uno sprint a due senza storia su Gimondi. Il Mondiale perso in Svizzera nel 1971 fu un ko bruciante per Gimondi ma per il ciclista di Sedrina non fu la sconfitta più cocente. Può stupire, infatti, come per Gimondi fu un altro episodio avvenuto in una corsa minore a rimanere maggiormente impresso nella sua mente. 

Il momento esatto in cui Gimondi capì quanto fosse forte Merckx

Era il 1968 e la stella di Eddy Merckx stava già iniziando a brillare nel firmamento del ciclismo internazionale. Il belga e Gimondi si ritrovano a duellare alla Volta a Catalunya nel mese di settembre. A tre tappe dalla conclusione il bergamasco ha un vantaggio minimo sul belga in classifica generale e tutto si decide in una cronometro di 45 km. Il Cannibale andrà a imporsi sul terreno preferito del bergamasco scavalcandolo in classifica e imponendosi di fatto come vincitore in pectore della corsa che sarebbe finita da lì a due giorni. In tante interviste Gimondi cita proprio quell’episodio dicendo “fu un boccone difficilissimo da mandare giù. Facevo avanti e indietro sulla spiaggia fino all’una di notte con Ferretti per capire perché mi aveva battuto… ci ho messo due anni a capire che era il più forte e basta”. Una frase detta da chi può vantare nel suo palmarès tre Giri d’Italia, un Tour, una Vuelta, una Milano-Sanremo, una Parigi-Roubaix e due Lombardia e che evidenzia, senza alcun dubbio, lo spessore umano di uno dei più grandi di sempre del nostro ciclismo.

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