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Nasceva 80 anni fa la giocatrice più vincente della storia, prima nel conquistare il Grande Slam nell’Era Open
La storia e la carriera sportiva di Margaret Smith Court ci consegnano una tennista straordinaria, una donna battagliera oltre che un’atleta tenace e vincente. Nata in Australia, nel Nuovo Galles del Sud il 16 luglio del 1942, è stata un’instancabile e metodica esponente di un tennis molto muscolare, privo di lob o palle corte o fantasia, ma estremamente efficace. Il suo gioco rispecchia al meglio anche il suo rapporto con il tennis, non ne era ossessionata, ma lo praticava con sana e cauta passione, forse non avendolo mai considerato più di un ottimo impiego: nella vita di Margaret Smith Court, infatti, ai primi posti ci sono sempre stati la sua fede incrollabile, l’impegno con la Chiesa Pentecostale e la famiglia.
Margaret Smith Court sarà stata anche una giocatrice non particolarmente spettacolare, ma senza alcun dubbio è stata la più vincente di sempre: con le sue 64 vittorie in prove del Grande Slam, di cui 24 nel singolare femminile, ha di certo i numeri dalla sua parte. La carriera di Margaret parte prestissimo, a 18 anni vince il suo primo Australian Open, nell’edizione del 1960, dimostrandosi già una delle giocatrici più promettenti del circuito. A casa sua si rivelerà imbattibile, vincerà tutte le successive 6 edizioni, prima di ritirarsi temporaneamente: il tennis può aspettare, d’altra parte ha già all’attivo diversi trionfi anche a Wimbledon, Roland Garros e US Open, anche se ancora non è riuscita, a volte per un soffio, a portarsi a casa il Grande Slam. Nel 1966 dunque si ferma, convoglia a nozze con Barry Court, ne prende il cognome e contribuisce a renderlo immortale accanto al suo. Ricomincia a giocare nel 1968, ma ingrana a fatica. L’anno successivo ritorna ai suoi livelli, manca di nuovo il Grande Slam per pochissimo, infrangendosi contro la britannica Ann-Haydon Jones in semifinale a Wimbledon ma preparandosi a quello che sarà l’anno della sua definitiva consacrazione: il 1970. L’annus mirabilis della ragazza australiana inizia con la vittoria su Kerry Melville Reid nella finale dell’Australian Open, continua con quelle su Helga Niessen Masthoff al Roland Garros e Billie Jean King a Wimbledon, e si conclude splendidamente con il trionfo su Rosemary Casals all’US Open. È la prima tennista a riuscire nell’impresa nell’Era Open, raggiunta solamente da Steffi Graf diciotto anni più tardi. Nel frattempo la sua carriera è costellata di vittorie sia nel doppio che nel doppio misto, ma è destinata a subire un altro stop dovuto a cause di forza maggiore: gioca e perde la finale di Wimbledon dell’anno seguente incinta di qualche settimana del suo primo figlio, contro la connazionale Evonne Goolagong.
La sua carriera sta volgendo in un’altra fase, di pari passo con la sua vita: va di nuovo ad un passo dal Grande Slam nel 1973, mancando anche questa volta l’appuntamento con la vittoria a Wimbledon, dove si ferma in semifinale contro l’enfant prodige Chris Evert. Poi si ferma di nuovo nel 1974 per la nascita della sua secondogenita, torna a giocare, vince il suo ultimo US Open nel 1975 prima di ritirarsi definitivamente nel 1977, una volta appreso della sua terza gravidanza.
Conservatrice e fervente cristiana, non ha mai nascosto la sua avversione nei confronti dell’universo LGBT, fatto che spesso la rende protagonista di controversie e dibattiti in patria. Nel 2003 è stato intitolato in suo onore lo Show Court One del Melbourne Park , tasto dolente di molti dei suoi detrattori, che preferirebbero un profilo più politically correct a cui dedicare il nome della struttura. Polemiche a parte, Margaret Smith Court con i suoi 11 titoli è la tennista più vincente della storia dell’Australian Open, e nessuno più di lei ha il diritto di prestare il nome allo stadio di Melbourne.
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