Wimbledon 1992, il trionfo di Agassi: da incompiuto a campione

Wimbledon 1992, il trionfo di Agassi: da incompiuto a campione

Il Kid di Las Vegas iniziava il suo Career Grand Slam nel torneo più prestigioso battendo in finale Ivanisevic. Una liberazione per Andre che fino ad allora aveva solo perso

Jacopo Pascone/Edipress

05.07.2022 ( Aggiornata il 05.07.2022 12:47 )

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“Quando dopo tre sconfitte nelle finali del Grande Slam ho vinto contro Ivanisevic a Wimbledon e ho chiamato casa, papà mi ha detto: 'come hai potuto perdere il quarto set?'”.

Una delle vittorie ricordate con maggior piacere dagli appassionati, quella di Andre Agassi a Wimbledon nel 1992, quando il giovane statunitense divenne famoso in tutto il globo, con quell’aria da ribelle e i capelli lunghi da rockstar.

Il primo mattone del Career Grand Slam – uno degli otto ad aver raggiunto questo traguardo nella storia del tennis – Andre lo mette il 5 luglio 1992 sull’erba del Centre Court. Il padre – come si evince dalla citazione sopra riportata – è ossessionato dal tennis e riesce con Andre in quello in cui aveva fallito con i primi tre figli. Il Kid di Las Vegas impugna la sua prima racchetta ad appena 2 anni: “Da ragazzino avevo odiato il tennis, vivevo nella paura di mio padre, che mi voleva campione a tutti i costi”, ricorda Agassi nel suo bestseller “Open”, l’autobiografia che ha spopolato in tutto il mondo. “Se colpisci 2.500 palle al giorno, ne colpirai 17.500 alla settimana e quasi un milione in un anno. Un bambino che colpisce un milione di palle all'anno sarà imbattibile”, gli diceva il papà. In effetti non aveva tutti i torti il signor Emanoul: è anche grazie alla sua passione e alla sua tenacia se è nato un campione.

Il più importante appuntamento tennistico dell’estate ‘92 Agassi lo affronta da 22enne. I timori e le indigenze di un tempo sono sparite. Ora c’è un tennista professionista che giunge a Londra come 12esima testa di serie. A inizio cammino una sua vittoria è pagata in lavagna 25 a 1, mentre si gioca a 12 la quota di quello che sarà l’ultimo ostacolo sulla strada dell’americano.

Wimbledon 1992: il cammino di Agassi

Il torneo di Andre inizia con un set perso, le briciole lasciate a Eduardo Masso battuto 3-1. Fino ai quarti non perde altri set: lì si inizia a fare sul serio. Nei quarti di finale mi trovo di fronte Boris Becker, che ha raggiunto 6 delle ultime 7 finali a Wimbledon. Praticamente gioca sul suo campo di casa”. L’incontro si decide nell’arco di due giorni. Ne esce fuori una gara mozzafiato giocata sul filo di lana. Avanti il tedesco (6-4), lo statunitense gli rifila un doppio 6-2, prima del ritorno di “Bum bum” Becker (ancora 6-4), costretto alla sconfitta al quinto (6-3).

Altro step, altro santone: in semifinale c’è John McEnroe. Trentatreenne agli sgoccioli di una carriera epica, campione di Wimbedon 1981, ‘83 e ‘84, periodo in cui si è trovato stabilmente al primo posto del ranking ATP. La folla vorrebbe che vincesse lui, naturalmente. Ed anche una parte di me lo vorrebbe. Ma vinco in tre set. Sono in finale”. Un 3-0 con cui McEnroe saluta per sempre l’erba londinese: a fine anno si ritirerà con un prestigioso successo in Coppa Davis, battendo in coppia con Pete Sampras la Svizzera. Proprio Pete figura nell’altra semifinale. Tutti si aspettano il secondo derby statunitense, compreso lo stesso Agassi. Ma in finale ci arriva un croato che invece del braccio sembra usi il cannone per servire: Goran Ivanisevic.

Wimbledon 1992: la finale Agassi-Ivanisevic

Due outsider giovanissimi si contendono Wimbledon, il miglior servizio del circuito sfida la migliore risposta. Non ho alcuna possibiltá contro di lui. È un peso medio contro un peso massimo. L’unico dubbio é se sara un KO oppure un KO tecnico”. Nei precedenti Ivanisevic non ha lasciato neanche un set al Kid di Las Vegas.  

Questo preoccupa Andre, che ha già perso tre finali Slam (due al Roland Garros e una agli US Open) e si ritrova davanti una montagna ai suoi occhi insormontabile. La finale sarà uno spettacolo, un turbine di emozioni nella testa di Agassi, che si ritroverà più volte vicino al crollo, trovando però sempre la forza per reagire. Cerca di scacciare dalla testa il pensiero di un’altra sconfitta, ma concede il primo 7-6, senza riuscire a scalfire il turno di servizio del croato. Il match prende la direzione di Andre nel secondo e terzo periodo. “Flipper” apre entrambi i set soffiando, finalmente, la battuta all’avversario. È coraggioso: spesso si spinge a rete per schermare i traccianti di Ivanisevic e forza sul rovescio a una mano per chiudere i colpi.

Quello che succede nel quarto potrebbe abbattere emotivamente chiunque: 6-1 per il croato. Il famoso set a cui fa riferimento il padre, ma Andre è stufo di perdere: “Quando comincia il quinto faccio una corsetta sul posto per tentare di rientrare nel match e mi ripeto: 'tu vuoi vincere questo torneo' Il problema nelle altre 3 finali é che non l’hai voluto abbastanza e non hai vinto, quindi questa volta devi far vedere a Ivanisevic e a tutti i presenti che vuoi veramente vincere'”. La tensione si taglia con il coltello. Andre rinvigorisce e al decimo gioco conduce sul 5-4. La battuta del gigante scricchiola, Ivanisevic si trova sotto 0-30 in seguito a due doppi falli. Agassi è a due punti dalla gloria, ma il serbo pareggia il punteggio. Andre lo infila ancora col dritto: Vinci questo punto, o ti perseguiteró per sempre, Andre. Non sperare che faccia doppio fallo. Lui lancia la palla, mi serve sul rovescio. Faccio un salto, colpisco con tutte le mie forze, ma sono cosí contratto che la palla diretta sul suo rovescio é tutt’altro che veloce. Per qualche motivo, sbaglia una facile volée. La sua palla si ferma in rete, e come per incanto, dopo 22 anni e 22 milioni di colpi tirati, sono un vincitore di un torneo dello Slam”. Esulta come Björn Borg Agassi, in ginocchio con le braccia tese verso il cielo senza riuscire a trattenere le lacrime. Ivanisevic, al quale non sono bastati 37 aces, lo abbraccia sportivamente, mentre il pubblico del Centre Court è in delirio.

Proprio lui che amava le divise sgargianti in voga in quel periodo, ha vinto di bianco vestito sulla superfice meno gradita da sempre. Con quella coda bionda raccolta nel cappellino bianco che fa pendant con l’argento dorato della coppa.

La prima di otto imprese per il Kid di Las Vegas, sicuramente la più affascinante e iconica perché l’ha reso campione e non più in discussione. Nonostante quel quarto set...

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