Un rigore secco e teso di Di Biagio stampato sulla traversa di una delle due porte dello Stadio “Saint Denis” e il Mondiale di Francia del 1998 per l’Italia di Cesare Maldini si interrompeva ai quarti di finale, proprio contro i transalpini padroni di casa.
Oltre alla Coppa del Mondo, per il ct che era stato Campione d’Europa con l’Under 21 trascinata da Francesco Totti nel 1996, si chiudeva anche l’esperienza sulla panchina azzurra. Dura lex, sed lex.
Italia, via Cesare Maldini e dentro Dino Zoff
Per sostituire Maldini, la FIGC senza esitazione decise di puntare su un’autentica leggenda del calcio azzurro e, tra le altre cose, uno che era già stato di casa in federazione: Dino Zoff, campione del mondo tra i pali nel 1982 e già tecnico della Nazionale Olimpica una decina di anni prima. Un monumento, insomma, che in azzurro da calciatore aveva distribuito 112 presenze tra il 1968 e il 1983. Un conoscitore del giro azzurro, forte di un carisma che da sempre poggiava sull’autorevolezza delle poche parole ben dosate, quasi da poeta ermetico della comunicazione. Ma efficacissimo, al tempo stesso, come aveva dimostrato in Spagna nel 1982, quando il polemico silenzio stampa degli uomini di Bearzot lo vide fungere da tramite con la stampa.
Dino Zoff e l'esordio sulla panchina dell'Italia
Il 5 settembre del 1998, sotto gli occhi delle tribune di Anfield Road, contro il Galles cominciava l’Italia di Dino Zoff, in un match valido per la qualificazione al Campionato Europeo del 2000. Un ordinato 4-4-2 che prevedeva Peruzzi tra i pali; una linea difensiva composta da Panucci, Cannavaro, Iuliano e Pessotto; una mediana con Fuser, Albertini, Dino Baggio e Di Francesco; una coppia d’attacco composta da Vieri e Del Piero. 0-2 per gli azzurri, con reti di Fuser e Vieri. Di lì a poco sarebbe arrivato, proprio grazie a Zoff, l’esordio di Totti, il 10 ottobre, contro la Svizzera allo stadio “Friuli” di Udine. Quell’Italia sarebbe arrivata non soltanto alla qualificazione per l’Europeo, ma a giocarsi la vittoria finale contro la Francia fino all’ultimo atto utile con i regolamenti vigenti all’epoca, vale a dire il Golden-gol di Trezeguet, la cosiddetta “morte istantanea”, regola per fortuna oggi soppressa. Un finale amarissimo, al termine di una cavalcata memorabile, iniziata quella sera ad Anfield, esattamente venticinque anni fa.