5 maggio 2002: il suicidio dell'Inter e il trionfo della Juve

5 maggio 2002: il suicidio dell'Inter e il trionfo della Juve

Nell'ultima giornata di campionato, biancocelesti e nerazzurri si affrontarono all'Olimpico. Lo sgambetto della Lazio tolse alla squadra di Cuper uno scudetto che sembrava già vinto, consegnandolo ai bianconeri che passarono a Udine

Redazione Edipress

05.05.2022 ( Aggiornata il 05.05.2022 00:10 )

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Che domenica il 5 maggio 2002! È l’ultima giornata di un campionato equilibrato che porta sul filo di lana tre squadre nel giro di due punti: l’Inter con 69, la Juventus con 68 e la Roma con 67. Tutto è ancora possibile anche se i favori del pronostico vanno alla squadra nerazzurra, attesa da una partita in trasferta all’Olimpico dove il pubblico sarà tutto dalla sua parte. Già, perché i tifosi della Lazio sarebbero felici di una eventuale vittoria di Ronaldo e compagni per obblighi di ospitalità dettati dal gemellaggio coi colleghi interisti e per lo smacco che l’affermazione arrecherebbe a Juventus e Roma, in competizione coi nerazzurri in una situazione di classifica che, all’ultima giornata di campionato, non si vedeva da tempo.

Crollo Inter e le lacrime di Ronaldo

La Lazio, poi, è costretta ad affrontare la partita in condizioni sfavorevoli: Crespo e Claudio Lopez sono infortunati, Liverani è squalificato mentre Zaccheroni è, di fatto, alla sua ultima panchina biancoceleste. Di contro l’Inter ha tutti gli stimoli necessari per imporsi, a livello collettivo (non vince il titolo da tredici anni) e individuale: Hector Cuper, l’allenatore, vuole dimostrare di non essere un perdente di successo, dopo essere uscito sconfitto da tutte le finali a partita unica disputate fino a quel momento. Mentre il Fenomeno Ronaldo, dopo il bruttissimo infortunio subito all’Olimpico due anni prima proprio contro la Lazio, vuole cancellare quel ricordo legato allo stadio romano con un’affermazione importante. Il calcio, però, è sport talvolta imprevedibile, nemico dell’ovvio, portato a flirtare con le insondabili profondità delle emozioni. Forse è per questo che Lazio-Inter, nel suo dipanarsi, decide di seguire un copione surreale nell’avvicendarsi di gol ed errori che portano l’Inter a essere campione d’Italia per venti, effimeri minuti: quelli che passano tra il gol del 2-1 segnato di testa da Di Biagio e il pareggio firmato da un effervescente Poborski, già autore della prima rete laziale. Nel frattempo al Friuli la Juventus ha archiviato la pratica Udinese in appena 11 minuti, portandosi sul due a zero grazie alle reti di Trezeguet e Del Piero, mentre la Roma è ancora sullo 0-0 al Delle Alpi contro il Toro. L’intervallo non rigenera le energie degli uomini di Cuper, evidentemente sommersi dall’ansia di una vittoria che non arriva facile come doveva. Così, contro tutti i pronostici, è la squadra di Zaccheroni a dilagare: il terzo gol del “Cholo” Simeone e il sigillo finale di Simone Inzaghi affondano definitivamente un sogno che la Milano nerazzurra coltiva da tredici anni. 

Il trionfo della Juve e gli altri risultati 

Dal polverone dell’Olimpico escono le lacrime inconsolabili di Ronaldo e Materazzi, le recriminazioni offuscate di Moratti (“I miei giocatori sono dei poveri cristi, ma spero che i nostri avversari abbiano vinto per se stessi e non per conto di altri” dichiara in un caldo dopo partita) e, soprattutto, il trionfo della Juventus, che mette in bacheca il suo ventiseiesimo scudetto. Anche la Roma dal canto suo ci ha provato fino alla fine, portando a casa i tre punti da Torino grazie al gol di Cassano e piazzandosi alla fine al secondo posto, subito dopo la Juventus, ma prima dell’Inter che finisce addirittura terzo. Per quanto riguarda la lotta per non retrocedere si salvano in extremis il Brescia, che supera per 3-0 il Bologna, e il Piacenza che batte con lo stesso risultato il Verona, condannandolo alla Serie B. 

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