Il Giaguaro dei pali: Luciano Castellini

Il Giaguaro dei pali: Luciano Castellini

Nato a Milano il 12 dicembre 1945, cresce nel Monza, ha fatto grandi Torino e Napoli, senza mai difendere la porta delle squadre della sua città
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Dino Zoff come testimone di nozze e un soprannome inventato - come ti sbagli? - da Gianni Brera. Sempre volando da un palo all'altro, con la reattività di una molla. La nostalgia a volte ti assale anche per le proporzioni fisiche del calcio che fu, se pensi a un portiere la cui statura si aggirava attorno al metro e ottanta e l'ago della bilancia, come da manuale, si fissava sugli ottanta chili. "Guanti" ricordi, vien da dire, se sulla scia di una Serie A e di un'Italia che non ci sono più echeggia il nome di Luciano Castellini; il primo di quelli citati a mo' di filastrocca dai tifosi del Torino prima e del Napoli in seguito, nel tempo in cui i secondi portieri li conoscevamo quasi soltanto grazie alle Figurine Panini.

 

 

Mai profeta in Patria

Nato a Milano il 12 dicembre del 1945, tra macerie e vagiti di rinascita, Castellini né col Milan né con l'Inter avrebbe mai avuto a che fare, perché dopo essere stato svezzato e aver debuttato come professionista a Monza, nel 1970 è passato al Torino, divenendone il guardiano storico fino al 1978: l'aggettivo è dovuto alla vittoria dell'indimenticabile scudetto del 1976, unico Tricolore granata dell'era "moderna", per così dire. Quando arriva a Napoli, il "Giaguaro", soprannome che deve alle sue doti muscolari che - Brera docet - si traducono in reattività e capacità acrobatiche, è già ultra trentenne eppure, in virtù di una longevità atletica e di una dedizione maniacale, sotto il Vesuvio scriverà un altro lungo capitolo di appartenenza, con 259 presenze complessivamente e la "veglia", in stagioni già importanti, all'epoca di Maradona, che inizierà esattamente nel suo ultimo anno di carriera, ovvero la stagione 1984-85. Ha sempre avuto la faccia di quello che il miglior destino possibile lo libera a morsi da un ginepraio di difficoltà; nel mentre, prendeva a schiaffi le insidie arrampicandosi fino a ogni incrocio dei pali, o distendendo ognuna di quelle finte feline fino al vertice d'ogni angolino basso. Gli ottant'anni del giaguaro Castellini sono in parte anche i nostri, scappati chissà dove, lasciando memorie ordinate nel fruscio dei vecchi album, quando il nome del portiere era il primo verso d'una poesia.

 

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