Verona-Juventus e quel derby italiano in Coppa dei Campioni

Verona-Juventus e quel derby italiano in Coppa dei Campioni

Nel 1985 per la prima volta due squadre di casa nostra si sfidarono nella massima competizione europea: e furono immancabili le polemiche
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Una volta i derby tra squadre dello stesso paese in Coppa Campioni erano molto più difficili. C'erano meno squadre, innanzitutto, e poi si doveva creare un incastro di tabellone tra la vincitrice del torneo dell'anno precedente e chi nel frattempo aveva vinto il campionato nazionale. Le italiane certamente avevano vinto la Coppa Campioni fin dagli albori, ma mai si era verificato un derby, per esempio. Fino all'edizione 1985-86, quando a scontrarsi furono due delle squadre meno prevedibili: Juventus e Verona. E non fu un doppio confronto tranquillo.

 

 

 

 

Un anno dopo

Il 23 ottobre 1985 è il grande giorno: ottavi di finale di Coppa Campioni e al Bentegodi ecco di fronte Verona e Juventus. Quasi un anno prima nello stesso stadio l'Hellas aveva spazzato via i bianconeri in campionato, un 2-0 firmato da Galderisi ed Elkjaer antipasto di quella che sarebbe stata la stagione trionfale dello scudetto, il primo e unico nella storia del club. Mentre però il Verona si cuciva il tricolore sul petto, la Juventus vinceva la Coppa Campioni nella tragica notte dell'Heysel. Ecco di nuovo due italiane nello stesso tabellone del massimo torneo continentale, sorteggiate di fatto nello stesso spicchio. Primo turno in carrozza per i bianconeri, 9-1 complessivo al Jeunesse Esch lussemburghese, più sofferto per l'Hellas contro il Paok Salonicco, piegato 5-2 nel doppio confronto dopo essere stato sotto in Grecia. E ora, per la prima volta, due italiane contro, con una sicuramente ai quarti di finale. Era già successo con le inglesi, in un leggendario Liverpool-Nottingham Forest, ma per la Serie A rappresentava un inedito. Andata al Bentegodi, tutto esaurito per una giornata storica. L'arbitro è lo scozzese Bob Valentine, scozzese. L'Hellas va all'assalto, ma trova di fronte a sé uno Stefano Tacconi davvero in stato di grazia. Il portiere della Juventus si supera in almeno 2-3 occasioni e finisce 0-0, "il peggiore dei risultati positivi".

 

L'arbitro Wurtz

Juventus obbligata a vincere, il 6 novembre del 1985, mentre al Verona andrebbe bene anche un pareggio con gol. Mercoledì pomeriggio, stadio Comunale di Torino a porte chiuse; incredibile ma vero, la Uefa ha deciso così dopo i fatti dell'Heysel, nonostante i 36 morti tra i tifosi bianconeri nella tragica serata del 30 maggio precedente. Nel silenzio dello stadio è la Juventus a passare in vantaggio con un rigore realizzato da Platini per mani di Briegel in area e assegnato dall'arbitro Wurtz, francese come "Le Roi". Malelingue che già si erano sprecate alla vigilia della partita e che si moltiplicano quando a inizio ripresa un altro chiaro fallo di mano di Aldo Serena in area non viene sanzionato con il tiro dagli undici metri. Anzi, sul proseguimento dell'azione è lo stesso attaccante juventino a realizzare il 2-0, chiudendo di fatto la contesa. Furia Verona, Adalberto Bortolotti sul "Guerin Sportivo" scriverà così: "Era da rigore il fallo di mani di Briegel, che Wurtz non aveva visto e che gli è stato ripetutamente segnalato dal suo collaboratore di destra. Ed era da rigore il fallo di mani di Serena, che Wurtz ugualmente non ha visto, ma in occasione del quale non è stato soccorso da alcun provvido samaritano". Quelli dell'Hellas si spingono oltre: "Se cercate i ladri sono nell'altro spogliatoio", sbotta l'allenatore Osvaldo Bagnoli quando gli vanno a chiedere un commento sulla partita. Lo stesso Platini dichiarerà qualche giorno dopo ospite di una trasmissione tv della Rai: "Poteva starci il rigore per il Verona". Juventus qualificata ai quarti di finale, dove perderà contro il Barcellona futuro finalista. Ma il dado era tratto, con i derby italiani in Coppa Campioni, o Champions League.

 

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