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Il 28 febbraio 1990 Milan e Juventus si affrontano al Comunale in una finale di Coppa Italia stranissima, con l'andata in inverno e il ritorno il 25 aprile. Tra una partita e l'altra cambierà tutto, così le squadre sembrano accettare uno 0-0 che rende la sfida primaverile a San Siro una gara secca. Un Milan “svogliato”, nel mezzo di una serie mostruosa di undici vittorie consecutive in A, è messo sotto dai ragazzi di Zoff, travolti da una crisi societaria conclusa con le dimissioni di Boniperti. A Torino la nuova stagione promette scintille, con lo zonista Maifredi in panchina e il visionario Montezemolo ai piani alti, ma come la maggior parte delle rivoluzioni finirà malissimo. Mentre Milan e Juve si dividono la posta, Francia e Germania Ovest si sfidano in un'amichevole allo Stade de la Mosson di Montpellier che vede i tedeschi battuti per la prima volta dopo venti mesi. Tra gli sconfitti ci sono gli interisti Brehme, Matthaeus e Klinsmann, il romanista Berthold e Thomas Hassler.
Mentre manca uno dei giocatori simbolo della squadra, lo stopper del Bayern Monaco Jürgen Kohler, inserito a sorpresa nella lista degli obiettivi bianconeri stilata dal Corriere la mattina dopo la finale di Coppa Italia. I profili individuati per la difesa sono quelli dei brasiliani Mozer dell'Olympique Marsiglia e Julio Cesar del Montpellier, di Ronald Koeman del Barcellona e Ferri dell'Inter, ma pure Kohler ha qualche chance.
Venticinque anni il 6 ottobre, fronte ampia, baffi neri, “straordinaria capacità di concentrazione e tempismo nell'anticipo”, come dice il Ct Beckenbauer, passa per un bruto che indossa tacchetti più lunghi per fare male, ma: “In otto anni di carriera non mi hanno mai espulso, e nessun mio avversario si è infortunato seriamente”. Il Milan se lo ritrova contro nelle semifinali di Coppa Campioni a inizio aprile e, alla vigilia dell'andata a San Siro, i giornali lo intervistano perché dovrà marcare Van Basten: «L'ho affrontato nella semifinale Europea di due anni fa» l'ultima gara persa dalla sua Mannschaft prima di Montpellier «poi due volte nelle qualificazioni per Italia '90. Brutto cliente, ad Amburgo mi beffò all'ultimo minuto». Atteso dall'incrocio con il “miglior attaccante al mondo”, parole sue, Kohler si lancia in un pronostico «Vorrei che alla fine si dicesse che il nostro è stato un duello leale tra il più bravo attaccante e il più bravo stopper d'Europa. Io sono un cane duro, vedrete che Milan-Bayern finirà 0-0 anche per merito mio». E l'olandese replica mellifluo: «Kohler? Duro ma corretto, sa anche toccare la palla». A San Siro, in un infame campaccio di patate, il Milan attacca e il Bayern fa catenaccio. Per il Corriere: “Kohler se l'era cavata meglio in altre occasioni contro Van Basten”, ma il “Cigno” segna solo su rigore. In un'occasione, il nove milanista gli soffia il pallone e sbaglia solo davanti al portiere, ma uscire indenne da quel duello improbo non è cosa da tutti. Passa il Milan, ma Jürgen fa una splendida figura.
Pilastro della Germania, ai Mondiali Kohler salta il girone per infortunio, ma dagli ottavi contro l'Olanda rientra tra i titolari, trovandosi ancora di fronte Van Basten. In bilico sino all'ultimo, lo stopperone tedesco non fa vedere palla al rivale, soffiandogli pure un gol a due metri dalla porta. A pochi minuti dalla fine provoca il rigore dell'1-2 olandese, ma la sua prestazione è talmente efficace che l'errore non scalfisce il giudizio. Ai quarti Kohler annichilisce il bomber cecoslovacco Skuhravy, futuro genoano e capocannoniere provvisorio del torneo. In semi contro l'Inghilterra limita “Baby Face” Lineker, che segna e lo porta a spasso, ma finisce prosciugato dallo sforzo. Mentre in finale si divora l'argentino Dezotti, che frustrato viene espulso al 43' per avergli messo le mani al collo.
A luglio la Juve “champagne” ha altri obiettivi, mentre Kohler è richiesto senza seguito da Scala per il Parma. Resta in Baviera, ma la crisi della Bundesliga, senza soldi, con stadi semivuoti e investimenti al minimo, rende improbabile rimanga a lungo termine. La serie A incombe. Nell'estate 1991, Boniperti rientra alla Juve e la restaurazione riporta in panchina Trapattoni. Il tecnico di Cusano Milanino ha solo una pretesa: Kohler. “Piedi di ferro”, il suo ingeneroso soprannome, arriva per dieci milioni di marchi (circa otto miliardi) e rimane quattro stagioni. Sul Guerino del 25 settembre 1991 Maurizio Crosetti racconta che Jürgen ha trascorso il suo primo mese italiano a dispensare sorrisi: “Un po’ perché si tratta di un simpatico naturale, un po’ perché non capiva un accidente di quello che gli dicevano”. A ottobre, con la Juve prima in classifica, si parla di “Kohlermania”. È un marcatore implacabile, sa segnare e risale il campo palla al piede ricompattando i reparti: «Mai avuto uno così al mio fianco» lo elogia il compagno di reparto Julio Cesar, che in partita fatica a trattenersi dal gridargli “bravo!” a ogni intervento. Nel 1993 vince la Coppa Uefa, importante il suo gol nei quarti di ritorno contro il Benfica, e due anni dopo lo Scudetto. Con il Trap, una Juve “inscalfibile” ma troppo sparagnina non intacca il dominio milanista, mentre l'arrivo di Lippi nel 1994-95 cambia tutto. Kohler è l'unico straniero confermato dal tecnico viareggino, ma il nuovo corso non gli porta fortuna. Gioca meno e a fine anno rientra in Germania, al Borussia Dortmund, su richiesta della moglie. È in squadra con molti ripudiati bianconeri – Julio Cesar, Reuter, Moller e Paulo Sousa – e nel 1997 compie un'impresa: vincere la Champions in finale contro gli ex compagni. «Festeggiai con indosso la sciarpa della Juve in segno d'affetto» si è scusato anni dopo a Tutto Juve. Ma gli juventini, che lo hanno amato tanto, con “Kohlerone” se la sono mai presa.
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