Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Terzo posto in campionato nel 1971, poi finale di Coppa Italia Un allenatore che a Napoli lasciò il segno prima di andarsene. Nacque il 28 settembre del 1924
Giuseppe Chiappella, milanese, ha trovato gloria e prestigio a Napoli. Non solo lì, naturalmente, chiedere alla Fiorentina in tal senso, però la stima guadagnatasi sotto il Vesuvio è stata immensa e duratura. Simbolo di un periodo fortunato per gli azzurri, quando si poteva persino sognare in grande. Un quinquennio davvero esaltante.
Il Sessantotto si manifestò in migliaia di modi diversi, nel mondo intero. A Napoli la sua incarnazione fu il volto bonario e l’atteggiamento un po’ brontolone del “Beppe da Rogoredo”, Chiappella veniva infatti dal quartiere operaio a sud di Milano. E se in “O mia bèla madunìna” si canta di quelli che “Lontano da Napoli si muore ma poi vengono a Milano”, lui fece l’esatto contrario. Del resto era abituato a stare lontano da casa, fin da quando era diventato da calciatore una bandiera della Fiorentina, e in seguito allenatore della stessa Viola. Nel 1968 la decisione di appoggiare il progetto del Napoli. Uomo di poche parole, forgiatosi da mediano di fatica, generoso come pochi altri, riuscì a contagiare l’ambiente nonostante un avvio contraddittorio. Chiamato, esonerato e richiamato in emergenza, Chiappella visse dei discreti alti e bassi nella sua prima stagione in azzurro, mentre in società entrava Corrado Ferlaino dopo un periodo di instabilità: la squadra era dalla sua parte, e fu fondamentale riportarlo in sella a cinque giornate dalla fine dopo la parentesi con Di Costanzo. Del resto che potesse esserci una partenza difficile lo si poteva immaginare vedendo una sorta di duumvirato al potere, con Chiappella e Carlo Parola, in cui non si capiva davvero chi comandasse. Il tutto mentre, curiosamente, la Fiorentina vinceva lo scudetto.
Dal 1969 in avanti, tutta un’altra musica. Salutato Omar Sivori, con un Dino Zoff ormai stabilmente tra i migliori portieri del campionato, il Napoli di Chiappella chiuse al sesto posto. Il bello però doveva ancora venire, con l’avvio scintillante del campionato 1970-71. Dopo nove giornate gli azzurri si trovarono addirittura in vetta alla classifica, imbattuti e con appena due gol subiti da Zoff: quello di Jair dell’Inter e di Rampanti del Torino. Una partenza formidabile interrotta dal ko interno con il Milan. Tuttavia il tridente Hamrin-Sormani-Altafini, un gioco fondato sulla difesa con il libero Zurlini, Ripari e Panzanato marcatori e l’instancabile Pogliana in fascia, e l’immancabile fosforo di capitan Juliano creò un mix difficile da migliorare. Terzo posto finale, alcuni dettagli a fare la differenza, ma una qualificazione alla Coppa Uefa quanto mai meritata, mentre l’Inter vinceva lo scudetto davanti al Milan. Un’Inter per molti addetti ai lavori un po’ aiutata dall’arbitro Gonella nel big match di San Siro del girone di ritorno (2-1, con doppietta di Boninsegna). Perlomeno si era potuto sognare, in una piazza abituata a una presenza secondaria nel massimo campionato italiano.
Inevitabile, forse, il calo nella successiva stagione, conclusasi con l’ottavo posto in Serie A e con la finale raggiunta e persa in Coppa Italia contro il Milan. Peggio ancora nel 1973, quando però la squadra era stata spolpata dei migliori giocatori: Zoff e Altafini alla Juventus in cima alla lista delle cessioni eccellenti, con i giovani a guadagnarsi meritato spazio (Bruscolotti su tutti). Fine del quinquennio, fine di un ciclo estremamente positivo. Il passo successivo di Chiappella, il Cagliari alla ricerca di mantenersi a galla a pochi anni dallo scudetto. Destino curioso e un po’ crudele, la prima partita sulla panchina dei sardi in Serie A sarebbe stata proprio contro il Napoli: 0-0.
Condividi
Link copiato