“Piedone” Manfredini, epopea giallorossa

“Piedone” Manfredini, epopea giallorossa

L’attaccante nacque il 7 settembre 1935 e fu tra i più prolifici della storia della Roma

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La Città Eterna lo battezza ancora prima che ne tocchi il suolo, perché viene immortalato mentre scende la scaletta dell’aereo, dal basso verso l’alto e il suo piede, un comunissimo numero 43, inquadrato in quella maniera appare enorme, quasi sproporzionato. Diviene all’istante, e per tutti, Piedone, soprannome che non lo abbandonerà mai. Pedro Waldemar Manfredini, dal cuore delle Ande, nel distretto di Mendoza, aveva l’Italia nel cognome, ancora prima che nel destino: i nonni paterni erano di Cremona, quelli materni venivano da Bisceglie.

Oriundo, predestinato. Il suo primo maestro fu Raimundo “Mumo” Orsi, che lo fece esordire nel Deportivo Maipù, la squadra del paesino in cui era nato il 7 settembre del 1935. La scalata al calcio che conta fu rapida, perché le doti del ragazzino erano indiscutibili e innato il suo feeling con il gol, come se l’avesse assorbito dal liquido amniotico. Il 1957 è l’anno dell’esordio nella massima divisione argentina, con la casacca del Racing Club di Avellaneda. Con quella maglia mette a segno complessivamente 28 gol in 39 partite.

 

 

 

 

L’arrivo alla Roma di Manfredini

 

Nell’estate del 1959 Manfredini arriva a Roma; 78 milioni di Lire l’investimento della società capitolina per far varcare l’oceano ai suoi goal. In quella Roma, fior di giocatori come raggio di luna Selmosson, Francisco Ramon Lojacojono, l’eroe del Maracanà Alcide Ghiggia; un grande portiere come Cudicini, un capitano destinato a divenire leggendario come Giacomo Losi.

In quel mix di grandi talenti, indolenza, scarsa abitudine alla lotta per il vertice, i gol di Manfredini non mancano mai, soprattutto fino alla stagione 1962-63, che poi è quella in cui si laurea capocannoniere con 19 gol.

 

 

 

 

 

I gol europei di Manfredini

La storia giallorossa è costellata di paradossi, in ogni epoca; alla Roma di Pedro ne tocca uno tra i più rari e particolari, per non dire unico: quella squadra, che in Italia riuscirà a portare a casa soltanto una Coppa Italia in sei anni, riesce invece a vincere in Europa, alzando al cielo la Coppa delle Fiere, antenata della Coppa Uefa. Il contributo di Manfredini a quella conquista è decisivo: 12 reti, disseminate lungo tutto il percorso che porta alla finale dello Stadio Olimpico, contro il Birmingham.

Quando lascia la Roma, nell’estate del 1965, oltre al dispiacere nell’animo del tifo romanista alberga la certezza che Manfredini non se lo scorderà nessuno, in nome di tutte le volte che l’Olimpico ha gridato - Vai Piedone, vai! - come il caricaturale Vittorio Gassman nell’episodio “Che vitaccia” de “I mostri” di Dino Risi.

 

 

 

 

 

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