Troglio e la Lazio: storia di amore breve

Troglio e la Lazio: storia di amore breve

Solo due stagioni e un gol, ma l’argentino ha lasciato un’impronta indelebile tra Mondiali, classe e la Curva Nord innamorata

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Due anni nella capitale. Anzi, un anno e mezzo, considerando i problemi vissuti con il presidente Calleri nei primi mesi della sua seconda stagione. Un'avventura breve, ma molto intensa, fatta di infortuni (il primo dopo mezz'ora nella gara d'esordio), giocate da fuoriclasse, corse e tanta grinta. Elementi che gli hanno permesso di entrare nel cuore dei tifosi, che ancora oggi lo ricordano con affetto.

Pedro Antonio Troglio, 21 presenze con la nazionale argentina e una finale dei mondiali da titolare, approda nella capitale l'estate del 1989. Alle spalle ha un campionato, una Coppa Libertadores e una Coppa Intercontinentale con il River Plate e una stagione in Italia con il Verona di Bagnoli. È il fiore all'occhiello della campagna acquisti realizzata da Calleri per la stagione 89-90. Arriva a Roma insieme al brasiliano Amarildo, per formare con Ruben Sosa il terzetto di stranieri nella Lazio di Materazzi. Era una Lazio che provava ad uscire dal guscio, lasciandosi alle spalle i terribili anni ottanta e provava a rialzare la testa. Con poche risorse e nel periodo più splendente del calcio italiano (tra il Milan di Van Basten, l’Inter di Matthaus, il Napoli di Maradona, la Sampdoria di Mancini, che collezionavano scudetti e Coppe Europee) la Lazio di Calleri provava a rialzare la testa. 

 

 

 

 

La Lazio al Flaminio 

La stagione 89-90 vede i biancocelesti disputare le proprie gare interne allo stadio Flaminio, a causa della ristrutturazione dell'Olimpico in vista dei Mondiali italiani. Pedro Troglio esordisce in maglia biancoceleste il 27 agosto 1989, allo stadio Flaminio contro la Sampdoria. Trenta minuti ed è costretto a fermarsi per un grave infortunio: due mesi di stop, il recupero, la riabilitazione e il grande ritorno. Il centrocampista argentino regala classe al centrocampo biancoceleste. È tra i migliori in campo nella sfida casalinga contro il Napoli, che vede gli uomini di Materazzi imporsi 3-0. Gioca una sfida di grande livello davanti al suo amico e compagno di nazionale Maradona e nel finale colpisce un palo.

 

 

 

 

Le prestazioni in maglia biancoceleste gli permettono di guadagnarsi la convocazione ai Mondiali di Italia 90: il ct Biliardo lo lascia in panchina nella gara d'esordio con il Camerun. Troglio diventa la carta a sorpresa che il tecnico si gioca dal match successivo: da quel momento in poi non salta neanche un match: è titolare contro Urss (sfida nella quale segna un gol), Romania e Brasile; entra in corsa nei quarti di finale con la Jugoslavia e gioca dal primo minuto la semifinale contro l'Italia e la finalissima con la Germania. La delusione per l'epilogo della competizione mondiale (che vede il trionfo dei tedeschi), è accentuata dalla polemica con la dirigenza biancoceleste. Il presidente della Lazio Calleri si letteralmente invaghito dell'uruguaiano Ruben Pereira e fa di tutto per acquistarlo al suo posto. Sono gli anni in cui si possono tesserare solo tre stranieri e il numero uno del club si trova spiazzato dal rifiuto di Troglio a lasciare la Lazio. Calleri lo mette fuori rosa e lo lascia ai margini. Solo l'intermediazione di Zoff, subentrato a Materazzi sulla panchina biancoceleste, gli consente di ritornare in campo. Torna a disposizione a dicembre, dopo aver saltato i primi quattro mesi di stagione. Debutta nel derby, match che esalta il suo spirito da guerriero.

Segna un gran gol a Milano contro il Milan, poi a fine anno lascia la capitale. Nella sua ultima gara casalinga, contro la Fiorentina, la curva nord gli dedica uno striscione: “Mai ti scorderò, ciao Pedro”.  Lascia la Lazio dopo due stagioni, 41 presenze e un gol. Gioca anni memorabili ad Ascoli, poi torna in Argentina, dove lascia il segno come allenatore. 

Ancora oggi i tifosi biancocelesti lo ricordano, intonando un coro nel quale il suo nome viene accostato a quello di Ruben Sosa e Amarildo: tre simboli di una Lazio orgogliosa, fatta di passione, sentimento e amore. Gli ingredienti che hanno caratterizzato l'intera carriera di Pedro Antonio Troglio 

 

 

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