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Il Milan va in ritiro prestagionale e subito tornano alla mente i cari vecchi ritiri di una volta. Più sobri? Forse. Più pane e salame? Sicuramente. Erano davvero altri tempi, quando le tappe di avvicinamento al campionato erano semplici e obbligate: ritrovo in sede, poi qualche giorno in montagna, in altura, e di nuovo "verso il basso", per disputare le prime amichevoli. Certo, i rossoneri sono stati anche dei pionieri in quanto a cambi di forma, per quanto riguarda il punto di partenza di una nuova stagione.
Finisce l'era del low profile, quando arriva Silvio Berlusconi: è il 18 luglio del 1986, prima stagione "intera" con Sua Emittenza come presidente rossonero, e si capisce subito che il mondo è cambiato. Arena Civica di Milano, elicotteri e musica di Wagner, "La Cavalcata delle Valchirie". Pare di stare in "Apocalypse Now", leggendario film di Francis Ford Coppola ambientato nella guerra del Vietnam, e invece è solo la presentazione del nuovo Milan. I giocatori atterrano e scendono dagli elicotteri e ci manca solo che dicano "Mi piace l'odore del napalm la mattina appena sveglio". C'è chi prende in giro tutto quello sfarzo, soprattutto le altre squadre abituate a raduni classici. "Riprenderanno gli elicotteri per tornare a casa con le pive nel sacco", si mormora. In realtà si tratta di un prima e di un dopo nella comunicazione sportiva.
Non ugualmente spettacolare, ma molto "americana", la presentazione della squadra nell'estate del 1997: addirittura diretta televisiva su Italia Uno, con la sfilata di tutti i giocatori. Sul palco Claudio Lippi, noto tifoso milanista, e in sequenza ecco arrivare i giocatori, pronti a ricevere la loro maglia, nuova o vecchia, con il loro numero personalizzato. Estate 1997, la prima senza Franco Baresi dopo quasi vent'anni, il numero 6 appunto ritirato. Uno show ricco di lustrini che però non porterà benissimo al Milan, che concluderà la stagione in modo disastroso, con Fabio Capello appena rientrato dall'esperienza al Real Madrid e infine esonerato.
Lontani i tempi del ritrovo a Brunico o a Bressanone, Gianni Rivera firmando autografi in mezzo al silenzio assoluto previsto dal cerimoniale, nessuna telecamera, qualche fotografo e via, sotto la benedizione di Nereo Rocco, Nils Liedholm o chi per loro. Rivera che all'inizio di questi ritiri, nelle partitelle di preparazione, può anche capitare che indossi un numero strano per lui, quasi fuori contesto, come il 7: così succede nel 1976, gestione "socialista" targata Pippo Marchioro, che era intenzionato non solo a trasformarne il ruolo in campo, ma proprio levandogli il 10 sulla maglia. Nel 1963 il Milan inaugura a Carnago, vicino a Varese, la sua Milanello. Nel 1981 il ritrovo è fissato per un venerdì 17 (luglio), data che nella scaramanzia porta abbastanza sfortuna e sarà un caso, ma a fine stagione il Diavolo retrocede addirittura in Serie B al termine di un'annata a dir poco travagliata. Non va molto meglio nell'estate 2002, quando dopo un altro campionato deludente il Milan si presenta in ritiro con alcuni ex interisti prelevati dai cugini tramite scambi. Seedorf, per esempio, scambiato alla pari con Coco, arriva a Milanello e viene pesantemente insultato, considerato poco più che uno scarto. Inutile dire che si rivelerà uno dei giocatori-chiave dello scacchiere di Carlo Ancelotti, mentre Coco invece non combinerà nulla di nuovo.
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