Michel Platini compie 70 anni: il genio che fece sognare Juventus e Francia

Michel Platini compie 70 anni: il genio che fece sognare Juventus e Francia

Dagli anni d’oro in bianconero ai trionfi con i Bleus: centrocampista che segnava come un centravanti forse dimenticato troppo presto
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L'accento francese, su un cognome del Piemonte, la capigliatura che poteva far pensare più a quella di un musicista, o d'un pittore, che a quella di un calciatore; la parlata strascicata a metà strada tra la noia e l'ironia, con la erre transalpina d'ordinanza, arrotondata come una delle traiettorie che imprimeva al pallone per far sì che il scavalcasse la barriera come una piuma soffiata dal vento del suo interno sinistro, per poi tagliare l'aria come un rasoio nell'ultima parte della sua traiettoria, lasciando l'impressione che potesse lacerare anche la rete.

 

 

 

 

Un genetliaco nobile

I settant'anni di Michel Platini sono anche l'occasione per riflettere sul fatto che la nostra memoria esercita su di lui uno sguardo strabico: da una parte ricordiamo la grandezza tecnica di uno che riempiva in lungo e in largo la metà campo avversaria facendo al tempo stesso grandinare i gol, sia su azione che da calcio piazzato; dall'altra ci rendiamo conto che quando stiliamo le nostre graduatorie su quelli che sono stati i più grandi di sempre, lui tendiamo a dimenticarcelo in mezzo ai Pelé, Maradona, Cruijff. Forse perché faceva cose straordinarie con un fisico normale; perché le sue sigarette le occultava tra le zolle calpestate da Bonini, sul quale anche dialetticamente scaricava la responsabilità del chilometraggio.

 

 

 

 

L'efficienza balistica

Un trequartista, la cui qualità di palleggio era talmente elevata da rendere produttivo ogni suo inserimento, pur non essendo certo la corsa il suo fiore all'occhiello; al tempo stesso la visione periferica degna di un grandioso regista, capace tanto di cesellare il fraseggio negli spazi stretti che di stravolgere l'azione con i cambi di gioco che facevano viaggiare la palla con giri d'ingranaggio svizzero, cantone francese. Il tutto innaffiato dalla media realizzativa degna di un grande centravanti, uno capace di vincere tre classifiche di capocannoniere di fila, dal 1983 al 1985, nella Serie A della prima metà degli anni Ottanta, quella con dentro Zico, Maradona, Rummenigge.

 

 

 

 

Michel Platini in cinque stagioni alla Juventus ha realizzato 104 reti in 224 partite; in carriera, comprese le stagioni disputate in Francia con Nancy e Saint-Étienne, 313 in 584 gare. Come il più prolifico dei centravanti. Ha smesso nel 1987, martoriato da problemi alle caviglie che ne hanno certamente accorciato la carriera. Si è fermato a soli trentadue anni, pochi anche per l'epoca.

 

 

 

 

Con i Bleus

Negli anni della sua piena maturità calcistica, è stato anche il faro grazie al quale la Nazionale francese ha cominciato a seguire riconoscere la rotta dell'approdo a una definitiva grandezza: Campione d'Europa nel 1984 sull'erba di casa, la sua Francia, impreziosita dai Tigana, Giresse, Lacombe ha sfiorato l'approdo in finale tanto nella Coppa del Mondo del 1982 in Spagna che in quella di quattro anni dopo in Messico. Avversaria sempre la Germania Ovest. Il suo score con la Francia recita: 41 gol in 72 partite.

 

 

 

 

Carriera post ritiro

Ha fatto anche il CT, per il suo Paese, poi il dirigente, fino ai vertici dell'UEFA e della FIFA. Ha vissuto periodi difficili dopo essere stato accusato di avere illegalmente percepito, durante il 2011, due milioni di franchi svizzeri dall'allora presidente Sepp Blatter come compenso per consulenze svolte tra il 1999 e il 2002. Ha chiarito la sua posizione, dopo varie vicissitudini. Il fascino che emana il suo nome ancora oggi, fa sì che i settant'anni di Michel Platini, per i tifosi juventini e per gli amanti del calcio in generale, siano l'occasione per passeggiare sul confine tra rispetto e nostalgia, tra la memoria di giocate indimenticabili e la consapevolezza del tempo che passa.

 

 

 

 

 

 

 

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