Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Franco ha vissuto una seconda giovinezza con l’Udinese, Bruno è una leggenda della Roma e della nostra Nazionale
In comune, tra le tante cose, hanno il mare. Perché uno è partito dal Salento, l’altro dal litorale romano, precisamente da Nettuno, per imporsi nel firmamento del pallone. Copacabana? Meglio. Perché furono definiti i brasiliani d’Italia per quella capacità di correre, dribblare e fornire assist, sempre con il pallone attaccato tra i piedi. Insieme sono saliti sul tetto del mondo, dandosi idealmente il cambio sulla fascia nell’Italia che passò dal quarto posto in Argentina 1978 alla medaglia d’oro nell’edizione del 1982, lì in Spagna. Franco Causio giocava nell’Udinese dopo una vita spesa alla Juventus: fu bocciato da Trapattoni trovando una seconda giovinezza in Friuli. Bruno Conti, invece, era in quel periodo un pilastro della sua Roma. Impossibile non considerarli due fuoriclasse, probabilmente le ali destre più forti del calcio italiano. Tra i due ci sono sei anni di differenza (Causio è più grande), ma la stoffa è identica. Simili, ma diversi. I paragoni nel corso degli anni si sono sprecati. Causio forse era più elegante e completo, Conti più potente a livello atletico. Insieme hanno fatto innamorare le stesse generazioni. Loro, gente di mare, gente geniale e al tempo stesso imprendibile.
"Bruno Conti è il vero brasiliano dei Mondiali: è il più forte fra tutti i giocatori che ho visto in Spagna. Credevo che giocatori come lui non ne nascessero più…". Parola di Pelé, che inquadrò così l’asso della Roma dopo Italia-Brasile, iconica partita andata in scena a Barcellona e finita 3-2 per gli azzurri. Fu il migliore in quel Mondiale, giocando titolare sulla fascia destra. Causio era la riserva di lusso. Alle spalle aveva un altro Mondiale (1978) giocato alla grandissima. Insomma, Causio di Conti era stato il predecessore in Nazionale. Nella spedizione spagnola fu una comparsa, dato che scese in campo per la passerella dell’ultimo minuto di Italia-Germania e per un tempo contro il Perù, proprio nella partita che vide Conti realizzare il suo unico gol della manifestazione. È ricordato più che altro per lo scopone con Pertini sull’aereo di ritorno.
Causio aveva vinto di tutto e di più con la Juventus (in primis sei scudetti), ma era un valore aggiunto nell’Udinese. Addosso sempre il bianconero, ma anche l’aura da leader. Conti, nella Roma, di scudetto ne ha vinto solo uno, proprio nel campionato successivo al Mundial. In squadra aveva accolto Falcao, mentre lassù in Friuli bisognerà aspettare l’anno successivo allo scudetto giallorosso per vedere all’opera un certo Zico. Un caso? Forse no. Causio, tra l’altro, era anche il capitano dell’Udinese, mentre Conti aveva davanti quel mostro sacro di Di Bartolomei nelle gerarchie della fascia.
Emblematiche le sfide Udinese-Roma e Roma-Udinese di campionato a cavallo tra il 1983 e il 1984. Causio e Conti si scontrano prima in Friuli all’ottava giornata. Sembra il Maracanã perché in campo scendono quattro brasiliani veri (Falcao, Zico, Edinho e Cerezo), più i due “adottati”. I giallorossi sfiorano il vantaggio nel finale con il colpo di testa di Pruzzo, ma poi Causio lancia in profondità Zico che di destro fulmina Tancredi: nell’almanacco entra l’1-0 per i bianconeri. Al ritorno è un’altra storia. All’Olimpico la Roma dilaga, convince e vince con il punteggio di 4-1: il nome di Conti entra nel tabellino dei marcatori insieme a quello di Falcao, Cerezo e Di Bartolomei. Insomma, vendetta servita e sostanziale pareggio tra Conti e Causio, due giocatori d’altri tempi.
Condividi
Link copiato