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Anche Lorenzo Buffon e Sébastian Frey hanno indossato sia la casacca viola che quella nerazzurra
Quando da piccolo andavo al mare con mia nonna vedevo ogni volta una scritta su un muro fatta con la bomboletta spray che recitava così: “Gobbi conigli odu Versilia viola”. Mi lasciava di stucco, sembrava una sorta di formula magica. A parte quell'odu che ancora oggi non sono stato in grado di decifrare, il senso del resto del messaggio mi si è chiarito con il tempo e racconta dell'antipatia viscerale tra i tifosi della Fiorentina e quelli della Juventus. Nulla di trascendentale, insomma. Negli anni sono stati tantissimi i cambi di maglia tra l'una e l'altra squadra, con i bianconeri specializzati nel portare via ai toscani i migliori giocatori di ogni stagione, dall'ormai storico ratto di Roberto Baggio al più recente, criticatissimo acquisto di Dusan Vlahovic. Per i tifosi sono smacchi difficile da digerire. Tra Inter e Fiorentina, accomunate dall'odio anti-juventino, i rapporti sono molto meno tesi e i cambi di maglia meno frequenti. Ci sono tuttavia quattro grandi portieri della storia del nostro campionato che hanno vestito entrambe le casacche, in due casi ottenendo grandi risultati sia in nerazzurro che in viola: Giuliano Sarti, Lorenzo Buffon, Francesco Toldo e Sébastien Frey.
Qualsiasi nonno dal cuore nerazzurro non farà fatica a recitare a memoria la celeberrima filastrocca “Sarti, Burgnich, Facchetti...” sciorinando la formazione completa della Grande Inter di Helenio Herrera, che negli anni Sessanta conquistò tre campionati, due Coppe dei Campioni e altrettante Intercontinentali. La mia lo faceva spesso, provando senza successo a portarmi dalla sua parte. Sarti ha disputato nove stagioni con la Fiorentina quando nell'estate 1963 passa all'Inter, e con i viola ha conquistato lo Scudetto nel 1955-56, la prima finale di Coppa dei Campioni di un'italiana l'anno successivo e una sequenza di ben quattro secondi posti in campionato prima di un'annata, 1960-61, benedetta da Coppa Italia e Coppa delle Coppe. L'ultimo anno fu addirittura capitano gigliato, ma alle sue spalle stava emergendo un altro grande portiere, Enrico Albertosi, così la chiamata dell'Inter fu l'occasione perfetta per tutti. “Venire all'Inter è il traguardo di tutti i calciatori. Arrivarci nell'anno di maggior gloria e alla vigilia degli impegni europei è una bella soddisfazione ma comporta alquanta preoccupazione, anche per un giocatore come me, che tutti definiscono freddo” furono le sue prime parole milanesi.
Lorenzo Buffon, lontano parente di Gigi, Nazionale e titolare un po' declinante nell'Inter appena scudettata, fece il percorso inverso, ma alla Fiorentina era ormai arrivato il tempo di Albertosi e a trentaquattro anni non gli restò che accontentarsi del ruolo di vice e di giocare l'ultima partita in A nella giornata conclusiva di quel campionato 1963-64. Pochino per una leggenda del suo calibro. Passano quasi quarant'anni prima che un altro grande portiere viola – oltre trecento presenze e due Coppe Italia – si trasferisca all'Inter, ma come Sarti anche Toldo diventa una colonna nerazzurra, disputando quattro campionati da titolare e poi ben cinque stagioni da vice fino al termine della carriera.
Per una coincidenza insolita, il suo momento memorabile in nerazzurro non fu tra i pali ma in attacco, nel derby d'Italia contro la Juventus del 19 ottobre 2002. L'Inter sta perdendo in casa contro gli uomini di Lippi, in maglia bianca e con un enorme scudetto tricolore cucito sul petto. L'anno prima, infatti, i nerazzurri sono stati sorpassati dai rivali all'ultima giornata dopo l'infausta sconfitta sul campo della Lazio, la partita delle lacrime di Ronaldo e tra le gare più dolorose nella storia del club. L'acrimonia è sopra i livelli di guardia. Siamo appena alla sesta giornata, ma l'Inter di Cúper viene da quattro vittorie consecutive e l'ambiente è carico a mille in vista dello scontro diretto. San Siro trabocca di pubblico. La gara è intensa, sofferta ed equilibrata e il risultato più giusto sembrerebbe lo 0-0. Toldo ha dovuto compiere un mezzo miracolo nel secondo tempo su Del Piero e una bella parata su Salas, poi a un minuto dal novantesimo Coco travolge Camoranesi – almeno se si guardano le immagini a velocità normale – e Collina concede il rigore. Al cospetto di Del Piero, il portierone non replica la prestazione in semifinale di Euro 2000 e si sdraia a sinistra mentre la palla s'infila all'incrocio a destra. San Siro ammutolisce di livore. Manca solo il recupero, poi pure quello sta per finire quando l'Inter si appresta a battere il classico calcio d'angolo della disperazione. Pure Toldo, coi suoi riccioletti ormai spruzzati di bianco, si fa avanti. L'area è una tonnara, le maglie ariose di quegli anni sembrano ancora più larghe per via degli strattoni reciproci. Il pallone spiove nell'area piccola e Buffon si scontra con Vieri nel tentativo di bloccarlo in uscita. Rimpallo sulla coscia dell'attaccante, poi su Toldo, che goffamente prova a concludere, e quindi di nuovo sull'inconsapevole Vieri. Quando supera la linea di porta esulta chiunque, ma il gol – fino alla smentita dei replay – sembra essere di Toldo. Forse è così che vorrebbero tutti: sarebbe stato il più importante di sempre mai segnato da un portiere in Italia.
Meno storica ma altrettanto significativa è infine la carriera di Frey con la Fiorentina. A lungo tra i portieri più abili e spettacolari del nostro campionato, il francese è ricordato all'Inter soprattutto per essere stato quello che ha raccolto per sei volte la palla in rete nel derby perso 6-0 contro il Milan l'11 maggio 2001, ma in viola è stato idolo e capitano. Spesso con i capelli platinati, a volte un po' oversize ma sempre efficacissimo, Frey arriva in Toscana nell'estate 2005 su espressa richiesta di Prandelli, diventando idolo dei tifosi e capitano di una squadra che – assieme a Toni, Mutu e tanti altri ottimi giocatori – disputa eccellenti campionati e si qualifica con costanza alle coppe europee. Con un passato in viola e un passaggio in nerazzurro ci sarebbero anche Marco Landucci ed Emiliano Viviano, ma nella loro esperienza interista i due portieri hanno totalizzato zero presenze ufficiali in due. Oggi, tra i pali, ci sono Sommer e De Gea, due fantastici interpreti del ruolo. Facciamo a cambio?
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