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Cinque i precedenti tra le due nazionali nella capitale dello stato nord europeo. Quattro sfide amichevoli terminate con due vittorie a testa. La differenza (3-2) nel successo azzurro agli Europei 2000
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il Belgio divenne una valvola di sfogo fondamentale dell’emigrazione italiana. Picozza alla mano, in tanti si lanciarono nelle miniere di carbone vetuste, pericolose e fatiscenti della Vallonia, circondati dal disprezzo di parte dell’opinione pubblica belga che li definiva macaronì.
Nell’agosto 1956 il disastro della miniera di Marcinelle, dove morirono 136 minatori italiani e 95 belgi, avvicinò le due comunità, unite nel lutto. Un rapporto ormai talmente stretto da portare alla nomina di Domenico Tedesco da Rossano a Ct della nazionale belga.
Italia e Belgio si sono incontrate a Bruxelles in cinque occasioni, la prima il 12 febbraio 1933 in amichevole. I quattordici azzurri convocati dal commissario unico dott. Pozzo giungono nella capitale belga in treno due giorni prima, venendo travolti dal freddo: la temperatura è “rigidissima, con vento gelido che sferza i volti” e i nostri rimpiangono il “tepore già profumato di primavera che si era lasciato alla frontiera”. Come racconta la propaganda di regime sul “Corriere Sportivo”.
Meazza e compagni sono pronti a “combattere sul grande stadio del Centenario” dal “manto erboso così superbo” contro una squadra raccontata pericolosa all’attacco, ma fragile dietro.
Il gelo, secondo i belgi intervistati, sarebbe stato loro alleato, poiché il 21 maggio 1922 nell’ultimo precedente a Milano, sul campo di viale Lombardia oggi trasformato in circolo tennistico, pare fosse stato proprio il caldo a facilitare il 4-2 azzurro.
“Superando in un vivacissimo finale il valoroso schieramento belga” l’Italia esce vincitrice a dispetto di ogni avversità climatica per “tre punti a due”, con gol decisivo del doppiettista Peppìn Meazza a tre minuti dal novantesimo a ribaltare il vantaggio avversario.
La rivincita in terra belga, ancora nell’impianto che ormai tutti chiamano con il nome oggi tragico della zona su cui è edificato – Heysel – si terrà solo il 24 febbraio 1952 (ancora per avvantaggiarsi del freddo?), dopo due sfide giocate in Italia nel 1938 e nel 1950 entrambe vinte dagli azzurri. L’amichevole finisce 2-0 per il Belgio, che dopo sei sconfitte batte finalmente l’Italia curiosamente allenata da Carlino Beretta, erede della dinastia industriale, affiancato con il solito Meazza. Ci sono Boniperti e Lorenzi, ma la parte del leone la fa tale Moës con due gol.
Dopo un 4-1 italiano in Coppa del Mondo nel 1954 e un 1-0 a Bari, Belgio e Italia tornano all’Heysel il 13 maggio 1962 per un’altra amichevole. Con la bella stagione stavolta non c’è nulla da fare per i Diavoli Rossi: 3-1 per l’Italia con reti di Menichelli e doppietta di Altafini, autore pure dell’assist del vantaggio. In vista dei Mondiali cileni, l’Italia degli oriundi – c’era pure Sivori – e Rivera sembrava in ottima forma. Sembrava.
L’Italia torna a sfidare il Belgio a Bruxelles il 14 giugno 2000 agli Europei, ospitati dai Diavoli Rossi insieme all’Olanda. Allo stadio Re Baldovino, rinominato in seguito alla ristrutturazione dell’impianto negli anni Novanta, la squadra di Zoff viene da una bella vittoria all’esordio con la Turchia e si sbarazza degli avversari con i gol di Totti e Fiore. Ci vorranno altri 15 anni prima che le due squadre tornino a sfidarsi nella capitale belga, in un’amichevole che commemora i tre decenni passati dalla strage dell’Heysel nella finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Il 13 novembre 2015 l’Italia di Conte perde 3-1 in un’amichevole di preparazione agli Europei 2016, dove Giaccherini e compagni si rifaranno con gl’interessi. Al vantaggio di Candreva rispondono Vertonghen, De Bruyne e Batshuayi, santificando il ranking che vede i Diavoli Rossi al primo posto. Da lì in poi l’Italia ha fatto sempre buone partite con il Belgio: speriamo non faccia freddo
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