Eriksson, addio al maestro svedese che rese grande la Lazio

Eriksson, addio al maestro svedese che rese grande la Lazio

Con lui al timone i biancocelesti vissero un'epopea incredibile. In Italia allenò anche Roma, Fiorentina e Sampdoria

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Aveva preparato il giorno del suo addio come le partite più importanti della sua carriera da tecnico. Senza drammatizzare, provando sempre a guardare il bicchiere mezzo pieno e andando oltre alle difficoltà. Sven-Göran Eriksson non si è mai pianto addosso: quando da allenatore veniva ribattezzato “perdente di successo”, ha avuto la capacità di sovvertire i giudizi, trasformandosi in uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio italiano; quando il mondo del calcio e i tifosi iniziavano a rattristarsi per le sue condizioni di salute, era lui stesso a tirare su di morale gli altri. "Non dispiacetevi, sorridete e vivete la vita. Ho avuto una bella vita. Penso che tutti abbiamo paura del giorno in cui moriremo, ma la vita riguarda anche la morte. Spero che alla fine la gente dirà, sì, era un brav'uomo, ma non tutti lo diranno".

La carriera di Sven-Göran Eriksson

Nel suo messaggio d'addio, c'è tutta la grandezza e l'essenza di un uomo straordinario, capace di lasciare il segno. In tutte le piazze in cui ha allenato. In tutte le città dove ha vissuto. Dalla Svezia al Portogallo, da Roma a Genova, sino alle avventure sulle panchine delle varie nazionali dove è riuscito a lasciare il segno. Ha vinto scudetti in Svezia (Göteborg) e in Portogallo (Benfica), ha portato a casa coppe nazionali e internazionali; si è seduto 67 volte sulla panchina della nazionale inglese, tredici su quella messicana e ha allenato anche la Costa D'Avorio e le Filippine.

Eriksson, il capolavoro alla guida della Lazio

Ma il suo capolavoro l'ha realizzato alla Lazio: tre anni e mezzo nei quali ha portato a casa uno scudetto, una Supercoppa Europea (sconfiggendo in finale gli “invincibili” del Manchester United), una Coppa delle Coppe, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane. Ha sfiorato un altro scudetto (arrivando a giocarsi il titolo fino all'ultima giornata), una Coppa Uefa (battuto in finale dall'Inter del “Fenomeno” Ronaldo), e una Champions League, arrivando ad un passo dalla semifinale. “Se uno si guarda alle spalle è normale vedere quello che si poteva fare meglio. E di rimpianti se ne trovano sempre tanti. Ma io non sono fatto così. Non sono uno a cui piace guardarsi alle spalle e piangersi addosso. La vita è bella e va vissuta giorno dopo giorno. E poi credo di aver ottenuto e vinto tanto”, disse ai nostri microfoni a febbraio del 2023. “Potevo vincere di più: lo scudetto alla Roma, quello con la Lazio perso all’ultima giornata e soprattutto la Champions League con i biancocelesti. Eravamo una squadra davvero forte e potevamo portare a casa altri trofei, ma va bene così”, ha sintetizzato.

Alla Lazio è stato in grado di cambiare la mentalità di tutto l'ambiente, portando i biancocelesti in cima alle classifiche europee. Il suo spirito e la voglia di non arrendersi di fronte alle difficoltà, emersero in modo evidente alla vigilia dell'ultima, decisiva gara contro la Reggina. Mentre tutto l'ambiente laziale era certo di doversi accontentare per il secondo anno consecutivo della piazza d'onore, Eriksson era l'unico a crederci. “Manca ancora una partita e nel calcio può succedere di tutto. Bisogna crederci, sempre”, ricordava. La Lazio battè i granata e approfittò della sconfitta della Juventus a Perugia, per festeggiare il secondo scudetto della sua storia.

Quell'ultimo giro di campo all'Olimpico

“Grazie Sven, mi hai reso un bambino felice”, lo striscione che un tifoso ha esposto a maggio scorso, quando si presentò allo stadio Olimpico per salutare tutti i tifosi biancocelesti. Quell'ultimo giro di campo, quando (nonostante una condizione di salute precaria) rinunciò al supporto della macchina elettrica per godersi ogni singolo istante e ogni momento con il suo popolo, rimarrà nei cuori di ogni laziale. Addio Sven, sapevamo che sarebbe successo...ci avevi preparato a questo momento, ma perdonaci: non avendo mai avuto la tua forza di volontà e la tua serenità d'animo... non eravamo ancora pronti!

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