Mendieta alla Lazio, il grande equivoco

Mendieta alla Lazio, il grande equivoco

Il centrocampista spagnolo arrivò in biancoceleste nel 2001 per sostituire Pavel Nedved: pagato 90 miliardi di lire, si rivelò un flop clamoroso

Alessandro Ruta/Edipress

27.03.2024 07:01

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Forse non è stata tutta colpa sua. Gaizka Mendieta è stato l'uomo sbagliato al momento sbagliato nel posto sbagliato: caricato di eccessive aspettative arrivò alla Lazio nell'estate del 2001 come "nuovo Nedved", ma il ceco appena ceduto alla Juventus non era rimpiazzabile, semplicemente.

Costò tantissimo, 90 miliardi di lire, del resto Mendieta era stato votato per due anni consecutivi miglior centrocampista della Champions League, due volte finalista con il Valencia: finì ben presto dimenticato e ceduto al Barcellona in prestito. Chi è stato davvero il basco? Una grande illusione?

 

Mendieta, il basco del sud

Gaizka Mendieta, nato il 27 marzo del 1974, è figlio d'arte. Suo papà Andrés è stato un discreto portiere nella Liga arrivando a giocare nientemeno con il Real Madrid, sempre da riserva. Da titolare invece Mendieta senior milita in squadre "minori" come il Rayo Vallecano e, nel sud della Spagna, Castellòn e Villarreal, quando il "Sottomarino Giallo" è tutt'altro che competitivo come invece è adesso.

I Mendieta sono baschi di Lekeitio, deliziosa cittadina della costa, che trovano l'America sul Mediterraneo. Gaizka gravita sempre nella zona di Castellòn e del Castellòn, che come detto tra anni Ottanta e primi anni Novanta nella provincia di Valencia ha ancora un discreto appeal. Ben presto però è il Valencia, abituato a "razziare" i migliori talenti della regione, a farsi avanti e a portarlo con sé.

Mendieta è un terzino destro di buona corsa, buon piede e che non ha paura di prendere iniziative. Il problema è che il Valencia in quegli anni cambia tanti allenatori e c'è chi chiede anche la cessione di Gaizka perché poco adatto al proprio stile di gioco.

La salvezza, letterale, per il club e quindi anche per il basco è Claudio Ranieri, che dà una certa stabilità al Valencia e soprattutto impone Mendieta come centrocampista centrale: è il 1997 e la carriera di Gaizka sboccia. Arrivano le vittorie e i gol, oltre che la fascia di capitano.

Nel 1999 il Valencia vince la Coppa del Re e la Supercoppa di Spagna, Ranieri saluta in trionfo e arriva Hector Cuper, questo allenatore argentino che costruisce la squadra intorno a Mendieta, faro e fulcro di tutto: è un sistema di gioco frenetico, in cui a centrocampo c'è una sorta di rombo formato da Gerard, Farinos, Kily Gonzalez e appunto Gaizka, che occupa la parte di centro-destra.

Playmaker? Incursore? Entrambe le cose. I giri del motore comunque li controlla Mendieta e il Valencia per due anni consecutivi raggiunge la finale di Champions League, perdendo contro Real Madrid e Bayern Monaco. In questa seconda partita Gaizka segna il rigore del vantaggio ma non basta.

A quel punto, conteso da mezza Europa, Mendieta potrebbe andare ovunque ma un po' a sorpresa sceglie la Lazio. C'è dietro forse un ragionamento da parte del Valencia che piuttosto di vendere il suo capitano ad altri club spagnoli, Real Madrid in testa, preferisce spedirlo in un altro campionato.

 

Flop epocale

Il matrimonio quindi con la Lazio ricolma di soldi dopo la cessione di Nedved alla Juventus e di Veron al Manchester United è pronto. Il problema è che Mendieta è un giocatore abituato ad avere la squadra in mano e quella biancoceleste è come se gli creasse una crisi di rigetto.

Intanto dove collocarlo nel 4-4-2 di Dino Zoff? In mezzo come regista? L'allenatore biancoceleste forse non si aspettava nemmeno un colpo così roboante. A destra? Il basco non è un'ala pura. Idem a sinistra, dove dovrebbe come Nedved creare scompensi alle difese avversarie, accentrarsi e poi calciare. Ma Mendieta non è nulla di tutto ciò, nemmeno uno con la personalità di Veron.

I risultati sono pietosi, in più Zoff salta dopo tre giornate in cui racimola altrettanti pareggi. La Lazio vince la prima partita solo dopo 7 turni di Serie A e Mendieta fin da subito risulta essere un equivoco, scavalcato in mezzo dalla coppia Giannichedda-Liverani e improponibile come uomo di fantasia dietro un altro nuovo acquisto, Fiore, già abituato alla lingua e al nostro campionato.

Ben presto Gaizka diventa una riserva di stralusso in un'epoca in cui i calciatori spagnoli non è che si adattassero così facilmente. Come molti altri di quel Valencia fuori dal contesto del Mestalla e di un ambiente tranquillo anche Mendieta si scioglie. Racimola 31 presenze in tutte le competizioni senza segnare nemmeno un gol prima di finire ceduto in prestito al Barcellona e in breve tempo protagonista in piazze minori come il Middlesbrough, dove sorprendentemente tornerà a distillare perle di gran classe.

Non fosse costato così tanto, una cifra vicina ai 50 milioni di euro attuali, Mendieta sarebbe passato come una meteora qualsiasi, uno dei tanti "bidoni" transitato dalla Serie A. A quel prezzo, invece, fu un flop rumoroso e simbolo di un calcio nostrano ingordo più di nomi che di reali progetti.

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