Nando De Napoli, la fatica vincente del centrocampo

Nando De Napoli, la fatica vincente del centrocampo

Avellino e Napoli soprattutto, poi la nazionale: la carriera ricca di successi di un grande gregario del nostro calcio

Alessandro Ruta/Edipress

15.03.2024 ( Aggiornata il 15.03.2024 07:01 )

  • Link copiato

La faccia che proprio lasciava trasudare la fatica, i chilometri corsi ogni partita alle calcagna dell'avversario più pericoloso, le vittorie come giusta ricompensa: Nando De Napoli non è mai stato un calciatore appariscente, ma ovunque abbia giocato ha lasciato il segno, dalla profonda provincia del sud fino alla maglia della nazionale.

 

De Napoli gambe e polmoni per Maradona

Pochi calciatori hanno rappresentato un ruolo anche col corpo, materialmente, come Nando De Napoli, uno di cui si può dire che davvero ce l'ha fatta, perché da Chiusano di San Domenico, Irpinia profonda, al San Paolo di Napoli e poi ai grandi palcoscenici incluso un paio di mondiali da titolare con l'Italia, non è proprio da tutti.

De Napoli che a 19 anni, nel 1983, è già in Serie A, con il "suo" Avellino, la squadra di casa. Se nei libri di storia del pallone nostrano esiste la "Legge del Partenio", quelle incredibili partite in cui anche le big venivano a giocare dai biancoverdi e rimediavano sconfitte anche pesanti, il merito è stato anche di quel gruppo che travolgeva chiunque per entusiasmo.

In mezzo, a remare, instancabile corridore dai piedi comunque discreti, Fernando "Nando" De Napoli. Con lui un altro grande "polmone di centrocampo" come Angelo Colombo, poi davanti ci pensa Ramon Diaz, servito magari da Franco Colomba. Arrivano le salvezze tutto sommato tranquille ma soprattutto i radar delle big, chi arriva per primo sui gioielli dell'Avellino vince: e come chilometraggio nessuno è meglio posizionato del Napoli, che sceglie Nando come gregario di lusso per la squadra dove ormai è Maradona la stella assoluta.

L'estate del 1986 è doppiamente indimenticabile per De Napoli, titolare anche in nazionale nello sfortunato mondiale del 1986, l'Avellino in Messico sembra quasi uno scherzo e invece non lo è: Bulgaria, Argentina, Corea del Sud e Francia, Nando c'è sempre anche se la spedizione finisce male. 

 

Scudetti e rimpianti

Al Napoli saranno sei anni formidabili, in cui Nando si sdoppia per Maradona ma in generale è l'anima di una squadra dalla qualità offensiva a tratti imbarazzante, la Ma-Gi-Ca (Maradona-Giordano-Carnevale e poi Careca) e dietro quantità e qualità con De Napoli, Bagni e i nomi dello scudetto del 1987, il primo nella storia degli azzurri.

Del resto Nando è anche "Rambo", uno di quelli disposti a tutto per aiutare le stelle della squadra, anche in nazionale, quel bellissimo gruppo che sogna in grande sia all'Europeo del 1988 che al Mondiale di casa, Italia '90, il grande rimpianto di un'intera generazione che comunque si è mantenuta in contatto nel corso degli anni. Per il commissario tecnico Azeglio Vicini tuttavia De Napoli è assolutamente intoccabile.

Meno male che nel 1990 il Napoli rivince lo scudetto, sempre con "Rambo" titolare inamovibile. L'anno precedente, poi, era arrivata anche la Coppa Uefa, tripudio anche a livello internazionale per Maradona e tutti i suoi scudieri, qualcuno davvero di lusso.

Nel 1992 con il Napoli un po' in crisi a livello economico ecco la chiamata del club più ricco e più forte, il Milan di Silvio Berlusconi: è un'epoca quella in cui il Diavolo accatasta grandi nomi per creare una rosa gigantesca, antesignana del turnover massiccio di epoca recente.

De Napoli però si ritaglia uno spazio minimo nonostante altri due scudetti e una Coppa Campioni pur disputando scampoli di partita, due nello specifico nell'edizione trionfale 1993-94.

Il chilometraggio nelle gambe a quel punto è già robusto, quindi è inevitabile un ritiro a un'età che oggi rappresenta la piena maturità di un calciatore, a 33 anni, nel 1997, con la maglia della Reggiana. 

Condividi

  • Link copiato

Commenti