Reggina: 110 anni tra imprese, delusioni, gioie e dolori

Reggina: 110 anni tra imprese, delusioni, gioie e dolori

Il club amaranto festeggia il compleanno in uno dei momenti più difficili della sua lunga e tormentata storia

Luigi Trapani Lombardo/Edipress

11.01.2024 ( Aggiornata il 11.01.2024 11:38 )

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Precisamente 110 anni fa, l’11 gennaio 1914, a Reggio Calabria inizia la storia della Reggina (addirittura 12 anni prima del Napoli e 13 prima della Roma). Una storia caratterizzata da gioie e dolori, promozioni e retrocessioni, iniziata e proseguita tra tante difficoltà ma sbocciata nel recente passato con grandi soddisfazioni nel calcio dei grandi. Una squadra che ha accolto anche campioni del mondo del calibro di Andrea Pirlo, Simone Perrotta, Franco Causio e che è riuscita a scrivere incredibili pagine nel massimo campionato italiano. Un club che, nonostante le ultime difficoltà, è rimasto nel cuore di tanti appassionati che hanno amato tantissimo l’ardore e la magia amaranto nelle stagioni disputate in Serie A nel primo decennio del 2000. Rimarranno impresse per sempre le prodezze di Ciccio Cozza, Di Michele e Kallon, i gol della coppia Amoruso-Bianchi e del duo Dionigi-Savoldi, la tecnica di Baronio e Mozart, le cavalcate di Possanzini, le incornate di Bonazzoli, le punizioni di Nakamura, il miracolo di Mazzarri e tanto altro ancora.

 

La nascita e i primi problemi

 

Tutto nasce l’11 gennaio 1914 in un periodo complicato per il popolo reggino, colpito qualche anno prima dal terremoto che ha distrutto la città in riva allo Stretto. Nel periodo di ricostruzione e rinascita trova spazio anche la creazione dell’Unione Sportiva Reggio Calabria, fondata da una sessantina di impiegati pubblici. La squadra, però, non dispone neanche di un proprio terreno di gioco: i campi di calcio su cui gioca nei primi tempi sono solo ricordi non sicuri. Come il colore delle prime casacche, per il quale sembra permanere un vuoto storico fino agli anni venti. Sarebbero state originariamente non amaranto ma a righe bianconere, per poi diventare completamente nere per un lungo periodo. Dopo aver giocato a Messina, nel ‘rione Modena’ e alla ‘Lanterna Rossa’ nei pressi del porto, il primo ‘vero’ stadio amaranto viene inaugurato nel 1932 in un Reggina-Siracusa e intitolato ad un illustre medico reggino, Michele Bianchi. Proprio dove oggi sorge l’attuale Oreste Granillo, nella zona sud della città. Nei primi anni della società calabrese si ricordano giocatori come Misefari, Rattotti, Pannuti e Suraci ma fino al 1944 non arriva nessun tipo di soddisfazione sportiva. Anzi, i primi trent’anni sono davvero complicati, nei campionati interregionali, tra troppi cambi di denominazione e tanti problemi economici, aggravati anche dall'inizio della seconda guerra mondiale.

 

La svolta nel dopoguerra e l’era Granillo

 

La vera svolta arriva nell'immediato dopoguerra, quando, per meriti sportivi, la società amaranto viene ammessa al campionato di Serie C 1945/1946. Inizia qui la vera storia della Reggina nel calcio italiano. La retrocessione per tentato illecito nel 1952 è solo un piccolo errore di percorso prima della storica promozione in Serie B nella stagione 1964/65, sotto la guida del presidente Oreste Granillo e dell'allenatore Tommaso Maestrelli. Gli amaranto sfiorano addirittura l’immediato salto in A, arrivando quarti a un solo punto dal Mantova terzo, e restano in cadetteria per nove anni di fila. Per poi tornare nell’inferno della C (anche della C2) e vivere altri anni di buio totale.

 

La nuova Reggina, Scala e la prima volta in Serie A

 

Fino al 1986 e al cosiddetto ‘fallimento pilotato’, che porta alla costituzione della Reggina Calcio, a cui bastano appena due anni per tornare in Serie B, sotto la guida di Nevio Scala, vincendo 2-0 lo spareggio contro la Virescit Boccaleone allo Stadio Renato Curi di Perugia, grazie ai gol di Giuseppe Bagnato e Tarcisio Catanese davanti a oltre 20mila tifosi. Per poi sfiorare la promozione in Serie A l’anno successivo, ancora con Scala in panchina e grazie ai gol di Vincenzo Onorato, perdendo solo ai calci di rigore lo spareggio a Pescara contro la Cremonese per l’errore di Armenise dagli undici metri. Una delle delusioni più grandi per gli amaranto, che accarezzano il sogno di giocare per la prima volta nel massimo campionato italiano ma sono costretti ad aspettare ancora. Lillo Foti diventa presidente al posto di Benedetto e Alfredo Aglietti segna una valanga di gol tra Serie C e B. E finalmente, il 13 giugno 1999, arriva la prima storica promozione in Serie A, con il quarto posto conquistato nella serie cadetta grazie alla vittoria di 2-1 allo stadio Delle Alpi contro il Torino con i gol di Cozza e Martino e con Bruno Bolchi (subentrato a Elio Gustinetti) in panchina. Un traguardo incredibile, atteso tantissimo e onorato negli anni successivi con imprese storiche. Come al debutto in Serie A, proprio allo stadio Delle Alpi, con l’1-1 ottenuto contro la Juve di Zidane e Del Piero grazie al gol di Kallon dopo il momentaneo vantaggio bianconero di Pippo Inzaghi (proprio lui, che recentemente ha guidato gli amaranto). È la Reggina di Franco Colomba che grazie a giocatori come Pirlo, Baronio, Possanzini, Cirillo, Stovini, Giacchetta, riesce ad ottenere la permanenza in Serie A con una giornata di anticipo.

 

Lo spareggio con il Verona e il ritorno immediato in A

 

La salvezza, invece, non arriva nella stagione successiva, caratterizzata anche dall’incredibile gol del portiere Taibi nella sfida casalinga contro l’Udinese: gli amaranto infatti retrocedono perdendo lo spareggio contro l’Hellas. Dopo l’1-0 dei gialloblù a Verona, alla squadra di Colomba non basta la vittoria per 2-1 a Reggio, la rete di Cossato nel finale ammutolisce il Granillo e condanna, a causa della regola dei gol in trasferta, i calabresi alla retrocessione. La Reggina, però, riesce subito a risalire conquistando la terza posizione ai danni del Napoli grazie alle reti della coppia offensiva formata da Dionigi e Savoldi. E rimane in Serie A per sette stagioni di fila. Compiendo altre incredibili imprese. Nel 2002/03 è ancora costretta a giocarsi la salvezza in uno spareggio ma stavolta, contro l’Atalanta, vince il doppio confronto grazie alle reti di Cozza e Bonazzoli a Bergamo.

 

L’impresa del -11 con Mazzarri e il declino

 

L’impresa più incredibile, però, è quella realizzata nel campionato 2006/07, con gli amaranto che riescono a rimanere in A nonostante la penalizzazione di -15 (poi ridotta a -11). La banda amaranto guidata da Walter Mazzarri conquista 51 punti sul campo e scrive la pagina più bella della storia del club, trascinata da Nicola Amoruso e Rolando Bianchi (coppia d’attacco più prolifica del campionato). L’avventura dei calabresi nella massima serie si chiude un paio di anni più tardi, il 20 maggio 2009. Da quel giorno per i tifosi reggini arrivano solo tante illusioni e delusioni tra B, Lega Pro e addirittura Serie D. La Serie A sfiorata da Atzori (ko nella semifinale playoff nel 2011) e la promozione in Serie B nel 2020 rappresentano le uniche due ‘gioie’ sportive degli ultimi tempi in casa amaranto, sconvolta e stravolta troppo spesso da scossoni e problemi societari. Fino al recente declino. In 110 anni, però, la Reggina ha regalato tante emozioni e si è resa protagonista di imprese fantastiche. E come dimostrato in più di un secolo, ha sempre avuto la forza di rialzarsi e tornare a brillare. 

 

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