Jozef Mlynarczyk, l’annata perfetta

Jozef Mlynarczyk, l’annata perfetta

Nato il 20 settembre 1953, negli anni Ottanta l’estremo difensore polacco era considerato, insieme a Zoff e Dasaev, uno dei migliori interpreti del ruolo. Nel 1987 vinse tutto con il Porto

Massimiliano Lucchetti/Edipress

20.09.2023 ( Aggiornata il 20.09.2023 07:01 )

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Ci sono tante categorie di numeri uno; una di queste viene associata ad una particolare annata, in cui alcuni estremi difensori sono stati praticamente insuperabili: Jozef Mlynarczyk ne è un esponente perfetto. È stato un ottimo numero uno per tutta la carriera, ma si ricorda soprattutto per l’annata 1987 quando, a difesa della retroguardia del Porto, conquistò ogni trofeo disponibile.

 

Gli inizi nelle squadre polacche e il Bastia

Jozef ha iniziato il suo percorso nella città natale di Nowa Sol. Da giovane era un atleta versatile tanto che rappresentò la sua scuola in svariate discipline come il calcio, la pallamano, la pallavolo e persino il tennis tavolo. In un’intervista ha dichiarato: «Il mio insegnante di educazione fisica mi ha convinto a fare sport; secondo lui possedevo innato lo spirito dell’atleta. Grazie a lui ho creduto in me stesso e devo molto a quest’uomo».

Dopo aver fatto parte del BKS Stal Bielsko-Biala, entrò nell’Odra Opole nel 1977. In soli due anni impressionò sia lo staff tecnico dei "Vichinghi del Sud " che i selezionatori federali, a tal punto che gli fu offerta l'opportunità di rappresentare la Polonia nelle competizioni nazionali. Con i colori dell'Odra Opole, Mlynarczyk ha anche segnato il suo unico gol in carriera nella stagione 1977-78! In questa partita memorabile, l'Odra Opole perse contro il Widzew Lodz 1-2 che sarebbe poi diventata la sua squadra.

Tra il 1980 e il 1982 conquistò due campionati consecutivi, giocando con compagni del calibro di Boniek e Zmuda; nel 1983 poi venne eletto calciatore polacco dell’anno, primo portiere a ricevere questa onorificenza (negli anni seguenti il riconoscimento toccò solo ad altri due numeri uno: Dudek nel 2000 e Fabianski nel 2018).

Nel 1984 decise che era giunto il momento di confrontarsi con una realtà diversa da quella polacca e accettò la corte del Bastia, in Francia, dove rimase per due stagioni non troppo fortunate visto che la squadra retrocedette nel 1986.

 

Collezionista di coppe a Porto

Nonostante la retrocessione Mlynarczyk disputò comunque una buona annata tanto che il Porto lo ingaggiò; in quegli anni la compagine lusitana era una delle più forti e blasonate squadre del panorama europeo e mondiale.

Non essendo più certi delle prestazioni di Ze Beto, (che purtroppo morì prematuramente in un incidente d’auto qualche anno dopo, nel 1990) i Dragoes decisero di affiancargli un portiere esperto. Nel calcio come nella vita, tante volte l’occasione giusta tarda ad arrivare e quando arriva non tutti sono in grado di prenderla di petto; Jozef ci riuscì nella magica stagione del 1987 in cui arrivarono Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale e Supercoppa UEFA; in tutti e tre gli incontri decisivi il portiere polacco fu determinante, contribuendo al trionfo degli uomini guidati in panchina prima da Artur Jorge e successivamente da Tomislav Ivic.

Mlynarczyk fu costretto a porre fine alla carriera calcistica a causa di un infortunio alla spalla riportato durante un allenamento nel 1989. La sua avventura nella squadra portoghese si concluse così, totalizzando 67 partite disputate.

Polonia a due facce

Jan Tomaszewski, Jan Tomaszewski, Jan Tomaszewski! Chissà quante volte Jozef avrà ripetuto questo nome nella sua testa prima di scendere in campo con la maglia numero uno della nazionale polacca. Dover sostituire non solo uno dei più forti – se non il più forte – portiere della storia del suo paese, ma anche il personaggio Jan non deve essere stato per niente facile; nonostante ciò, Mlynarczyk si impose anche in Nazionale, risultando il portiere titolare delle spedizioni Mondiali del 1982 – chiusa al terzo posto, miglior risultato di sempre della Polonia – e del 1986.

Prima dei Mondiali in Spagna, la nazionale polacca aveva disputato una partita, ospite della squadra campione del mondo in carica, l’Argentina; il 28 ottobre 1981 a Buenos Aires all’Estadio Monumental, stesso luogo in cui tre anni prima l’Albiceleste si era laureata campione. Qualche giorno prima della partenza per l’Argentina il numero 1 si infortunò gravemente all’indice della mano sinistra e così partì per la prestigiosa amichevole con la convinzione di viverla da spettatore. Purtroppo, per varie vicissitudini, non si riuscì a trovare il sostituto e Jozef fu costretto a scendere in campo tra un’iniezione e l’altra, con un dolore ai limiti della sopportazione; tuttavia, insieme ai compagni riuscì nell’impresa di battere i campioni del mondo, anche se solo in un’amichevole.

Purtroppo, il ricordo di Mlynarczyk in Nazionale non si associa esclusivamente alle vicende del rettangolo verde ma anche a questioni extra campo ovvero i famosi eventi di fine novembre 1980, passati alla storia con lo slogan "Afery na Okecie".

Prima di partire per il ritiro in Italia in occasione della partita di qualificazione ai Mondiali contro Malta, il portiere di Widzew si presentò all'aeroporto ubriaco. A causa di questo comportamento l’estremo rischiò di finire fuori squadra; alcuni compagni, comunque, perorarono la sua causa: Zbigniew Boniek, Stanis?aw Terlecki e Wladyslaw Zmuda. A causa di questa vicenda contro Malta non tutti giocarono e alcuni furono addirittura squalificati; fortunatamente il caso rientrò e nel settembre 1981 Mlynarczyk tornò a difendere la porta della sua Nazionale e a condurre i suoi al terzo posto “spagnolo”.

In merito alla sua esperienza in Nazionale (42 presenze) Mlynarczyk ha dichiarato: «Ho vinto la Coppa dei Campioni, la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale, ma la soddisfazione più grande è sempre stata giocare con l'aquila sul petto».

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