Giordano: Ecco i più forti di Lazio e Napoli

Giordano: Ecco i più forti di Lazio e Napoli

Il doppio ex ci rivela le sue idee «D’Amico, Manfredonia e poi Laudrup: tre veri fuoriclasse Diego e Giorgio fuori corsa»

Paolo Colantoni/Edipress

02.09.2023 ( Aggiornata il 02.09.2023 16:31 )

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«Lazio e Napoli rappresentano le squadre che hanno segnato la mia storia calcistica. Con i biancocelesti ho coronato il sogno di esordire in Serie A nella squadra per la quale ho sempre fatto il tifo, mentre a Napoli ho vinto lo scudetto e ho giocato al fianco di campioni fortissimi».

Bruno Giordano ricorda con passione e affetto le sue avventure nella Capitale e in Campania. Con la Lazio ha giocato dal 1975 fino al 1985, prima di passare al Napoli e disputare tre campionati di livello, coincisi con la vittoria del titolo nel 1987.
«Ho avuto la fortuna di giocare con tantissimi campioni, che hanno lasciato il segno e con i quali in campo era facile riuscire a mettersi in evidenza».

Giordano, proviamo a fare una piccola classifica dei giocatori più forti con i quali ha giocato nelle sue esperienze alla Lazio e al Napoli?
«Mi chiedi un esercizio quasi impossibile. Sceglierne solo tre è riduttivo e sicuramente sarei costretto a rinunciare a qualcuno».

Una mano gliela posso dare io. Maradona è fuori concorso, quindi nel Napoli può sceglierne altri tre.
«E questo sarebbe un aiuto? (ride, ndr) Proviamoci, ma chiedo anticipatamente scusa a tutti quelli che non riuscirò a inserire».

Partiamo dalla Lazio?
«Concedimi allora un preambolo. Ho giocato con tanti componenti della Lazio di Maestrelli che vinse lo scudetto nel 1974. Chinaglia compreso, anche se purtroppo abbiamo giocato poco insieme. Quelli li considero fuori concorso, quindi non li inserisco, a parte uno».

Chinaglia-Giordano che coppia sarebbe stata?
«Fortissima, due trascinatori, due leader, due grandi attaccanti. Ho avuto la fortuna di giocare con Giorgio poche volte, ma insieme facemmo benissimo».

Chi inseriamo tra i tre giocatori più forti che ha conosciuto a Roma?
«Partiamo da Laudrup, un giocatore incredibile. Si capiva dai primi allenamenti che avrebbe fatto una carriera stupenda. Giocatore veloce, tecnicamente e tatticamente perfetto: sapeva fare tutto. Lo trovavi in ogni parte del campo. Oggi molti calciatori si lamentano quando vengono utilizzati dieci metri più a destra o a sinistra: Laudrup era in tutte le zone del campo e deliziava tutti con le sue giocate e i suoi dribbling. Un giocatore completo».

Insieme a Laudrup?
«Due giocatori fortissimi, che hanno fatto la storia della Lazio e del calcio italiano: Lionello Manfredonia e Vincenzo D’Amico».

Manfredonia meglio da difensore o da centrocampista?
«Già il fatto di porsi una domanda del genere, fa capire quanto fosse forte e completo. Lionello era un guerriero, che sapeva sdoppiarsi: faceva bene sia da difensore che da centrocampista: sapeva attaccarsi agli attaccanti e segnava pure tanti gol. Oggi sarebbe uno dei più ricercati sul mercato».

Chiudiamo con D’Amico.
«La classe pura al servizio della squadra. Anzi, soprattutto al mio servizio, perché spesso Vincenzo si è messo a lavorare per me, facendomi segnare tanti gol. C’era un feeling straordinario: ci cercavamo e sapevamo perfettamente i movimenti del compagno. Vincenzo ha vinto uno scudetto, ha riportato la Lazio in A, l’ha presa sulle spalle nei momenti difficili. Forse non tutti lo ricordano».

Passiamo al Napoli.
«Anche in questo caso metto subito le mani avanti. I tre nomi che ti faccio sono: Careca, Bagni e Bruscolotti. Ma solo perchè me ne hai chiesti tre, altrimenti potrei aggiungere Ciro Ferrara, Nando De Napoli, Renica. Come fai a lasciare fuori questi giocatori?».

Iniziamo da Careca: con lui e Maradona avete formato un tridente molto ben assortito.
«Careca era un fenomeno vero. Sapeva fare tutto: gol, giocate di livello, assist. Era forte con i piedi, bravissimo nel gioco aereo, un giocoliere in grado di dribblare ed essere feroce sotto porta. Un giocatore completo, forse tra i più forti che ho mai visto all’opera».

Bruscolotti cosa rappresentava per Napoli?
«Bruscolotti era l’anima della squadra. Oltre a essere un difensore implacabile era quello che univa tutto l’ambiente: tifosi, squadra e società. Era un collante per tutti. Per i giocatori che arrivavano a Napoli la sua casa era sempre aperta. Lui si faceva in quattro per tutti. Un tifoso in campo. Ma quando giocava era fortissimo. Un difensore vecchio stile, fortissimo in marcatura. Si attaccava al centravanti e non lo mollava. E giocava contro gli attaccanti più forti che in quel momento c’erano in Italia».

Chiudiamo con Bagni.
«Stesso discorso fatto per Manfredonia. Un guerriero che era in grado di abbinare tanta qualità alla grinta e alla tenacia. Ha segnato gol importanti, ha retto il centrocampo. Un giocatore che ha permesso di fare grande il Napoli».

È possibile secondo lei provare a paragonare questi giocatori con i campioni di oggi di Lazio e Napoli?
«Complicato. Oggi è un calcio diverso».

Azzardato provare a paragonare Vincenzo D’Amico con Luis Alberto?
«Potrebbero sembrare simili per alcune caratteristiche, ma sono due giocatori completamente diversi. Vincenzo giocava anche sugli esterni e non aveva difficoltà a ricoprire più ruoli. I giocatori di oggi se li sposti di dieci metri sembra che perdano il loro habitat naturale».

Osimhen potrebbe giocare con Careca?
«Se trovasse un allenatore che ama giocare con due punte centrali, sarebbe una coppia fantastica. Ma con il calcio di oggi due giocatori così rischierebbero di andare in concorrenza».

Bruno Giordano invece sarebbe stato più curioso di giocare in una squadra guidata da Maurizio Sarri o da Rudi Garcia?
«Io non ho mai amato troppo gli allenatori che adottano schemi troppo rigidi. Sono dell’idea che il talento ha bisogno anche di esprimere la sua fantasia. Dentro schemi troppo rigidi mi sentirei come un leone in gabbia. Preferirei un allenatore che lascia più spazio all’istinto e alla fantasia».

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