Inter-Berlusconi, storia di un matrimonio che non s’aveva da fare

Inter-Berlusconi, storia di un matrimonio che non s’aveva da fare

Prima di acquistare il Milan, l’ex premier aveva avvicinato il presidente nerazzurro Ivanoe Fraizzoli per acquistare il club. Ecco il racconto di una storia mai iniziata

Paolo Valenti/Edipress

13.06.2023 ( Aggiornata il 13.06.2023 11:57 )

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Che Berlusconi sia stato un grandissimo tifoso milanista sono i fatti di una vita a documentarlo. Superfluo, se non ridondante, andare a rievocare gli infiniti successi raccolti durante gli anni della sua presidenza, che proiettarono i rossoneri a un livello di rispetto e notorietà planetaria mai raggiunti in passato, vissuti dal numero uno del club col trasporto e l’entusiasmo che caratterizzavano le grandi imprese nelle quali decideva di investire energie e denaro. Furono poi numerosi, durante la sua lunga esperienza rossonera, i ricordi legati al padre che lo aveva educato al tifo milanista, rievocati anche in una lettera commossa letta alla Domenica Sportiva nel giorno in cui la squadra di Sacchi vinse lo scudetto. Perché, allora, negli ambienti meneghini talvolta hanno trovato ascolto i pettegolezzi che vociferavano di una sua presunta passione per l’Inter?

Berlusconi e le proposte a Fraizzoli

Per rispondere bisogna tornare indietro di qualche decennio, quando un ancor giovane Silvio era un rampante imprenditore che sulla consecutio tifoso-consumatore-utente televisivo aveva cominciato a ragionare. In quella fase iniziale della sua ascesa ebbe il primo approccio col mondo del calcio: non con il Milan, però, ma con i nerazzurri del presidente Ivanoe Fraizzoli, imprenditore tessile che era a capo del club dal 1968. Correva l’anno 1972 e, grazie ai contatti preliminari avuto con Peppino Prisco, Berlusconi incontrò il presidente interista per parlargli del suo interesse all’acquisto e dei suoi progetti, che già da allora pare che vertessero sul binomio calcio-televisione. In quel frangente Fraizzoli respinse l’interesse, considerando quel possibile successore “tropp giuvin” per poter assumere un ruolo così rilevante.
Nel 1982 (in quel primo colloquio sembra che il presidente avesse dato appuntamento al non ancora Cavaliere proprio di lì a dieci anni) Berlusconi tornò alla carica ma questa volta, a non convincere Fraizzoli, fu proprio la fede calcistica: vendere l’Inter a un milanista non rientrava nei criteri sportivi e sentimentali di un uomo evidentemente legato a stilemi che il tempo stava andando inesorabilmente a cancellare. Un episodio dirimente ed emblematico nella storia del futuro Presidente del Consiglio, che da una parte ne metteva in evidenza la spregiudicatezza imprenditoriale e, dall’altra, testimoniava la sua fede milanista. Viene naturale domandarsi il perché di questa ostinazione nell’approcciare l’Inter da parte di un provato tifoso rossonero come Berlusconi. Per rispondere sembrerebbe necessario dar credito a coloro che raccontavano di un uomo preoccupato per la premonizione di un veggente di fiducia, che gli aveva confidato che acquistare il Milan avrebbe portato sfortuna.

Sulle tracce dell’Inter

Realisticamente, quindi, le tracce nerazzurre nella vita di Berlusconi vanno piuttosto trovate nella fede calcistica di alcuni dei suoi più stretti collaboratori: Michele Persechini, il suo cuoco, era interista proprio come l’autista personale e l’avvocato Dotti, legale della Finivest fino al 1996. Qualcuno ha riferito che in gioventù anche il fratello Paolo avesse simpatie per i cugini. E lo stesso Silvio non ha mai negato la sua benevolenza verso l’Inter in quanto squadra di Milano, città alla quale l’ex premier era profondamente legato. Ma la storia che Berlusconi fosse interista va relegata nell’ambito delle barzellette che a lui stesso piaceva raccontare. Sicuramente tra le meno spassose.    

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