Addio a Gori, l’uomo scudetto che fece esultare Cagliari

Addio a Gori, l’uomo scudetto che fece esultare Cagliari

Scomparso a 77 anni “Bobo”: due titoli con l’Inter, uno con la Juve e quello da protagonista in rossoblù

Paolo Colantoni

05.04.2023 ( Aggiornata il 05.04.2023 16:02 )

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Alzi la mano chi può vantare a fine carriera la vittoria di quattro scudetti. E con tre squadre diverse. Tra i pochi a poter fregiarsi di questo privilegio c’è sicuramente Sergio “Bobo” Gori. Attaccante dalla classe cristallina e dalla grande intelligenza tattica, è riuscito a vincere il titolo due volte con l’Inter, una con il Cagliari e con la Juventus. Tra tutti gli scudetti, quello vinto in Sardegna rappresenta certamente il suo fiore all’occhiello. Il gioiello di una carriera eccellente, che lo ha portato anche in Nazionale, nei mondiali messicani del 1970. Perché se i due titoli nell’Inter (squadra con la quale vince anche una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale) li ha vissuti quasi totalmente da spettatore (solo dieci presenze in due anni, con due reti realizzate) e quello con i bianconeri è il classico regalo di fine carriera (sette presenze e una rete), in Sardegna è stato protagonista assoluto.

 

Arrivo e gloria in rossoblù

 Arriva al Cagliari l’estate del 1969 dall’Inter. Fa parte del “pacchetto” che la società nerazzurra confeziona come contropartita per l’acquisto di Boninsegna. Insieme a lui raggiungono l’isola anche Domenghini e Poli. L’impatto con il mondo cagliaritano non è semplice: sostituire in campo e nel cuore della tifoseria un idolo come Bonimba non è affatto semplice. Rispetto al suo predecessore Gori segna meno, ma si mette a completa disposizione di Gigi Riva. Si sacrifica, snatura e non poco la sua vocazione realizzativa permeandosi appieno negli schemi di Scopigno. Nell’anno dello scudetto è una pedina fondamentale: gioca trenta partite su trenta e se non fosse per quattro miseri minuti che concede a Brugnera nella trasferta di Brescia, sarebbe stato sempre presente e attore protagonista di ogni singolo istante di una stagione indimenticabile. Per lui e per tutto il popolo sardo. Segna sei gol: contro Torino (andata e ritorno), Sampdoria, Brescia, Napoli e soprattutto Bari. È il 12 aprile del 1970. Il giorno in cui la Sardegna esplode di gioia per il primo e unico scudetto della storia rossoblù.

 

Gioia scudetto a Cagliari

Mentre allo Stadio Amsicora si gioca la sfida tra i padroni di casa e i pugliesi, la Juventus affronta all’Olimpico la Lazio. I biancocelesti spinti da Ghio e Chinaglia impongono ai bianconeri un sonoro 2-0, spalancando ai rossoblù le porte dello scudetto. Riva e Gori non si lasciano pregare: il bomber segna di testa il gol del vantaggio; Gori raddoppia nel finale con un tiro secco e preciso che si insacca sotto l’incrocio dei pali. È il momento più alto della sua carriera. La splendida stagione cagliaritana gli apre le porte della nazionale. Viene convocato per i mondiali messicani, nei quali gioca i quarti di finale contro i padroni di casa, subentrando a Domenghini e colleziona altre due presenze in azzurro (contro Austria e Svizzera). Gioca altri cinque campionati in Sardegna, sempre al fianco di Gigi Riva. Nella stagione 1974-75 sfrutta l’infortunio del bomber cagliaritano per ritagliarsi un ruolo da protagonista. Per una stagione si carica sulle spalle il peso dell’attacco e segna dieci gol. La stagione successiva passa alla Juventus, dove si toglie la soddisfazione di vincere un altro titolo.

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