Addio Gianni Minà

Addio Gianni Minà

L'annuncio sulle sue pagine social, aveva 84 anni. Storiche le sue interviste, ha seguito otto mondiali di calcio e sette Olimpiadi

Francesco Troncarelli / il Cuoio

28.03.2023 23:57

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C'è una frase che dice tutto di Gianni Minà, poche righe che fanno capire più di un articolo chi sia stato questo grande giornalista curioso del mondo e della vita che ci ha lasciato a 84 anni dopo una breve malattia cardiaca.
Una frase entrata nell'immaginario collettivo che neanche è sicuro sia stata detta da lui, tanto è diventata un tormentone nella bocca di imitatori e gente dello spettacolo, ma che a lui, uomo di raffinato umorismo, comunque piaceva:  "Eravamo io e Muhammed Alì che stavamo andando a cena, quando mi telefona Sergio Leone e mi chiede posso venire anch'io? Poi mi telefonano Robert De Niro e Gabriel Garcia Marquez che erano a Roma e si aggregano pure loro e così ci siamo ritrovati tutti da Checco er Carrettiere". 
Una cena tra numeri uno nel cuore di Trastevere con tanto di foto che li ritraeva insieme. Uno scoop, uno dei tanti che nella sua lunga carriera di cronista ha collezionato.
Nato a Torino, aveva iniziato la sua carriera giornalistica nel 1959 a Tuttosport, il quotidiano di cui poi è stato direttore dal 1996 al 1998. Il suo esordio in Rai è nel 1960, quando iniziò a collaboratore ai servizi sportivi per le Olimpiadi di Roma. Cinque anni dopo era nel mitico programma sportivo "Sprint" diretto da Maurizio Barendson. 

Da quel momento Minà comincia a realizzare i suoi indimenticabili reportage e documentari curando rubriche che hanno segnato per sempre il linguaggio giornalistico della Tv,  come i suoi servizi per Tv7, "Az, Un fatto come e perché" gli speciali del Tg, i servizi per programmi come "Dribbling", "Mixer","Odeon", "Gulliver", "Blitz". 

Minà conosceva tutti e a tutti dava del tu. Memorabili le sue interviste a Fidel Castro, la sua amicizia con Maradona, la sua passione per il Cinema e il Sud America. Era stato l'unico giornalista ad accompagnare i Beatles nella celebre tournèe italiana del '65. Viaggiava con loro nell'areo privato. Da Milano passando per Genova e arrivando a Roma, con tanto di giro in 500 con Paul e John nella Rome by night.
Era bravo Gianni, bravissimo, giornalista che sapeva cogliere subito la notizia raccotandola con dovizia di particolari e con quella prosa brillante da cronista di razza. Ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli storici dell'epoca di Muhammad Ali.

Nel 1981 aveva vinto il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell'anno. Nel 2015 ha prodotto "Papa Francesco, Cuba e Fidel", un reportage sulla storica visita del Pontefice argentino avvenuta nell'isola caraibica nel settembre del 2015 e con il quale ha vinto nel 2016, l'Award of Excellence all'ICFF di Toronto, in Canada. Nel 2020 ha pubblicato il libro autobiografico "Storia di un boxeur latino".
Ora la sua vicenda umana e professionale si è conclusa privandoci per sempre della sua professionalità. Come riporta la sua pagina su Facebook in questi giorni in cui si stava spegnendo «Non è stato mai lasciato solo ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari».

Con la sua scomparsa, il mondo della cultura perde un gigante del giornalismo e tutti quelli che lo hanno conosciuto perdono un uomo perbene, sempre sorridente e che amava la vita e le storie che raccontava. Un grande nel vero senso della parola a cui dobbiamo dire grazie. Che la terra ti sia lieve Gianni.

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